Candida sconfigge il bullismo in "Bene ma non benissimo" - L'intervista a Francesca Giordano
A teatro con Marco Rossi in veste di regista. L'intervista
Ciao carissima, rilasciarti un' intervista per me è sempre un onore. Tu mi segui dai tempi del Teatro Sette dove ho mosso i miei primi passi. Che dire, interpretare Franco Evangelisti sul film Esterno Notte di Marco Bellocchio è stato un onore anche se era un piccolo ruolo. Ma sai lavorare con un grande cast da Tony Servillo a Margherita Buy, per non dimenticare Fabrizio Gifuni alias Aldo Moro ecc. è stato emozionante! Con Bellocchio avevo già lavorato nel film Il Traditore dove interpretavo un poliziotto. Tornando a Esterno Notte, mi sono trovato benissimo nel personaggio, il Maestro mi ha dato indicazioni sul set, poi come hai detto tu, un grande come Flavio Bucci interpretò Franco Evangelisti... meglio di così.
Il sogno? Ma credimi io sono già felice così, mi diverto. Sai io sono un maestro decoratore da circa 35 anni è il mio primo lavoro. Quindi se oggi sono a dipingere a casa di una vecchietta e ci facciamo anche due spaghetti, domani sono di scena o al trucco e per me è tanto.
Quindi per me quello che viene è tutto un sogno!
Grazie per le tue bellissime parole Marco, alla prossima intervista e tanta merda per la tua prima regia teatrale a Tivoli!
A teatro con Carlo Cianfarini L' intervista
A teatro con Carlo Cianfarini
"In due” lo spettacolo di Carlangelo Scillamà Chiarandà con la regia di Carlo Cianfarini e con Antonio D'Onofrio, Paolo Polvanesi, Rosanna Savastano, Raluca Boca e la scenografia di Angelo Larocca che ha debuttato con successo e che torna nelle serate del 23 e 24 giugno prossimo nella Rassegna Libero Teatro a Tor Bella Monaca, affronta temi sempre attuali come lo sfratto, la crisi coniugale e il divario generazionale, per finire, il rapporto con il vicinato, limitato in una società individualista come la nostra.
Ce ne parla il regista nell'intervista gentilmente concessa per conoscere il suo punto di vista e invitarci a tornare a teatro.
L'intervista di Tania Croce
Questo testo mi ricorda lo spessore di una commedia di Aristofane in chiave contemporanea, di condanna ma con delle soluzioni e un deus ex machina giunto per salvare tutto e per salvarci.
Ci puoi svelare chi sarà il Salvatore o l’evento salvifico in questa pièce?
La prima impressione che si ha, vedendo la commedia, è che il deus ex machina, sia il personaggio che riveste i panni dello sceneggiatore, il quale, intento a scrivere la trama della sua fiction con fare indolente e maldestro, sembra risolvere i problemi degli altri tre. Ma come spesso avviene, la salvezza arriva da sé, inaspettatamente e in tutt’altro modo, poiché l’evento salvifico si nasconde nelle molteplici varianti della vita.
Come si sta adattando il teatro ai tempi del covid, essendo un’esperienza di condivisione collettiva limitata da dispositivi di protezione personale indispensabili come le mascherine sul volto ancora necessari nei luoghi al chiuso?
Il teatro ha superato periodi bui: inquisizioni, guerre, pestilenze ed ogni volta si è rigenerato, raccontando la nostra fragilità e la nostra forza.
Se potessi esprimere un desiderio come regista e come uomo di teatro quale vorresti vedere esaudito?
Se dovessi esprimere un desiderio, chiederei alle istituzioni di non aiutarci economicamente, ma di costruire teatri, liberarci dalla burocrazia e renderci più liberi nello svolgimento delle nostre attività. Il teatro è un’idea che rende l’uomo consapevole di vivere una magia.
Il teatro è un’ arte che ha subito secoli di crisi, ostilità, oggi l’uomo ha bisogno del teatro e perché?
Oggi vedo un gran fermento che spinge la gente verso il teatro, forse per amicizia o per conoscenza, ma vengono e riempiono la sala e poi ci ringraziano per avergli fatto passare una serata piacevole e diversa dalle altre e noi ci stupiamo come bambini
Se dovessi scrivere una frase per invitare il pubblico a vedere il vostro spettacolo, cosa scriveresti?
Vorrei esortare la gente a uscire di casa e andare a teatro, prometto che farà, loro, molto bene.
Non ci resta che scoprire questa storia a teatro per condividere ed emozionarci!!
A teatro con Annabella Calabrese. L'intervista
Dopo la vittoria del “Premio Teatro de’ Servi” nell’ambito della rassegna “Roma Comic Off 2019”, torna in scena dal 20 gennaio al 6 febbraio 2022 al Teatro de’ Servi, la pièce CTRL Z-INDIETRO DI UNA MOSSA, una commedia innovativa e attualissima scritta e diretta da Annabella Calabrese e Daniele Esposito.
Clara è una giovane donna, forte e indipendente. Il suo desiderio più grande è diventare una fotografa di guerra, ma nessuna redazione vuole assumerla. Per questo è costretta a sbarcare il lunario fotografando matrimoni assieme al suo compagno Jacopo, un videomaker con uno strambo sogno nel cassetto: quello di realizzare un documentario sui sogni degli anziani.
Siamo curiosi di conoscere i particolari di questo spettacolo con l'attrice e autrice Annabella Calabrese nell'intervista che mi ha concesso.
Siete curiosi? Io moltissimo!!!
L'intervista di Tania Croce
Annabella è Clara, una fotografa di matrimoni, innamorata e ricambiata da Jacopo, regista ispirato e finito a fare filmini per battesimi e comunioni. Nella vita non capitano le cose esattamente come noi ci aspettavamo, ma la speranza può condurci a superare i limiti di quella realtà alla quale si finisce per rassegnarsi. Il tuo personaggio riesce a spiccare il volo e se sì in che modo, ce ne vuoi parlare?
A teatro con Andrea De Rosa. L'intervista
Torna in teatro un attore che ricordiamo non solo per il personaggio iconico di Massi nei due film cult diretti da Fausto Brizzi Notte prima degli esami e Notte prima degli esami oggi ma per aver descritto e rappresentato tanti personaggi simbolo della generazione Y o Millennial, ossia quella nata negli anni '80 e che ha intrapreso un viaggio nel cambiamento sia comunicativo che tecnologico.
Andrea ha scritto molto per il teatro, vorrei ricordare sia i monologhi Senza peli sulla lingua che Parzialmente stremato in scena al Teatro Petrolini che La mia generazione dalla A alla Z al Teatro dell'Angelo di Roma.
Ora scopriremo insieme il suo spettacolo in scena il 5 e 6 febbraio 2022 al Teatro Tor di Nona di Roma nell'intervista che mi ha gentilmente concesso.
L'intervista di Tania Croce
Il teatro è lo specchio dei tempi. Nel tuo nuovo spettacolo tra divari generazionali, contaminazioni virtuali e virali, cosa trasmetti attraverso il tuo personaggio? siamo curiosi di conoscere tutto su questa pièce teatrale.
Il luogo è un Coffeeshop di Amsterdam, dove si incontrano una ragazza di trent'anni che fa la prostituta nelle "red lights" e un avvocato italiano in fuga dalla moglie, in cerca di un po' di "stordimento" dato dalla marijuana. Dopo avergli insegnato a girare i primi spinelli, lo convince a provare dei "tartufi magici" (ovvero "funghetti allucinogeni). L'effetto di quei tartufi, sono io: un uomo con la faccia bianca che si presenta come "Il Jolly" e che cerca di essere un po' la voce della sua coscienza, sbattendogli in faccia la realtà. Per poi fare lo stesso con la ragazza. Ma chi è veramente questo Jolly?!
Che storia affascinante! Wow Amsterdam, che scenario stupendo e Jolly, una specie di Joker...
Quali reazioni ti aspetti dal pubblico in sala, mascherato e per certi versi impossibilitato ad esprimersi se non attraverso gli applausi?
Ovviamente la situazione è difficile... E il pubblico con le mascherine in faccia è molto limitante sia a livello visivo che sonoro, ma sono convinto che lo scambio di emozioni potrà avvenire comunque. Basta dare il massimo. E anche se ci riducessero la capienza della sala al 35% noi andremo comunque in scena. Perché "lo spettacolo deve andare avanti".
Raccontaci i progetti relativi a questo spettacolo e quelli futuri anche se le difficoltà del momento rendono il futuro un tempo sempre più distante.
Per quanto riguarda me, porterò in scena Coffeeshop anche in altri posti nel Lazio. Ad aprile porterò in scena uno spettacolo nuovo, che sto finendo di scrivere in questi giorni. E a maggio un film per il cinema. Sul futuro in senso "pandemico" sono ottimista! Secondo me siamo abbastanza vicini ad una sorta di "normalizzazione".
Incrociando le dita 🤞
Siamo ottimisti anche noi come Andrea e ansiosi di applaudire sia lui che gli altri due protagonisti dello spettacolo attualissimo ed originale in scena al Teatro Tor di Nona.
Per info e prenotazioni 067004942 tordinonateatro1@gmail.com
Vanessa Marini, tra le stelle del nostro cinema italiano. L'intervista
Direttamente dal cast di "Ferie d'agosto" e di "Mangia prega ama", Vanessa Marini ci racconta le sue esperienze nel meraviglioso mondo del cinema.
Attrice per caso, Vanessa Marini interpreta un personaggio che lascia il segno nel meraviglioso film di Paolo Virzì "Ferie d'agosto". Sabrina è sognatrice, idealista, ama seguire il programma "Non è la Rai" come tutte noi, ama scoprire, provare nuove emozioni. Per caso ci siamo incontrate sul web e mi ha gentilmente concesso quest'intervista.
Intervista di Tania Croce
Il tuo grido appassionato alla fine del film "Ferie d'agosto", è il canto di una sirena ferita e delusa. Però accende sogni e speranze dello spettatore. Quanto c'è di tuo in quel personaggio e che ricordi hai di quell'esperienza che a distanza di anni continua a regalarci tanti batticuore?
Sei nel cast stellare di un altro film che ho amato più del libro. Sto parlando di "Mangia prega ama" di cui scrissi prima della sua uscita nel 2010. Ricordo molto bene la scena nel negozio dove hai recitato con Julia Roberts. Ti va di parlarmi delle emozioni legate a quel lavoro?
Quali sono i tuoi progetti attuali e futuri?
Ci farai ancora emozionare così?
Per il momento mi sto godendo un po' di relax in un paesino dell'Abruzzo, Rosciolo dove sono nati i miei genitori. Per i progetti futuri spero (visto che in tantissime persone mi lusingano per la mia interpretazione in Ferie D'agosto) di poter fare un ruolo in qualche film che vi emozioni ancora di più di quanto abbia fatto emozionare Sabrina Mazzalupi.
Ce lo auguriamo e ti ringraziamo per le emozioni provate finora augurandoti nuove e straordinarie esperienze nel seducente mondo del cinema e buone vacanze Vanessa, è stato un vero piacere intervistarti!
Rosario Terranova, tra cinema, motori, ricordi e un luminoso futuro. L'intervista a un siciliano D.O.C.
E' simpatico, solare, comunicativo, ma soprattutto siciliano Rosario Terranova, uno dei protagonisti del film "Bene ma non benissimo" nato da un'idea di Fabio Troiano e diretto da Francesco Mandelli, in programmazione su Sky Cinema dal 29 luglio 2021.
Appena l'ho visto, ho trovato una certa somiglianza con l'attore francese Christian Clavier, che è Claude Verneuil, l'irresistibile padre geloso nella commedia "Non sposate le mie figlie".
Vorrei sapere chi è Rosario Terranova, quali sono le sue passioni, i suoi sogni nel cassetto e spero me lo voglia raccontare nell'intervista che mi ha gentilmente concesso.
L'intervista di Tania Croce
Nel film di Mandelli sei Salvo, il papà di Candida, con cui tenti l'avventura torinese, come tanti siciliani emigrati nella bella città di Torino. Ti sei sentito a tuo agio nei panni di un padre vedovo siciliano che, oltre a integrarsi, deve assistere ad atteggiamenti poco gentili nei confronti della propria unica figlia?
Torna Cesira al Rifredi, ce ne parla Giancarlo Mordini a qualche ora dal debutto
A proposito di talento con la drammaturga e scrittrice Alma Daddario
Ho il piacere di avere un'amica drammaturga e scrittrice come Alma Daddario che ha dato luce al libro Uccise dal talento edito da Porto Seguro in collaborazione con la psicologa Paola Dei, con storie di donne famose la cui esistenza è stata condizionata inevitabilmente dal successo e dalla propria arte.
In questo momento mi sembra molto inerente ai tempi che stiamo vivendo questa dichiarazione di Paolo Grassi: Il teatro per la sua intrinseca sostanza è fra le arti la più idonea a parlare direttamente al cuore e alla sensibilità della collettività. Noi vorremmo che autorità e giurie comunali si formassero questa precisa coscienza del teatro, considerandolo come una necessità collettiva, come un bisogno dei cittadini, come un pubblico servizio alla stregua della metropolitana e dei vigili del fuoco.
Alma compose un'opera straordinaria come Pancrazio, la libertà di avere paura un testo originale: una sorta di riscrittura contemporanea del mito di Pan, il semidio metà capra metà uomo, abbandonato dalla madre per la sua spaventosa bruttezza, inventore del flauto. Un testo “straordinario per originalità e impatto emotivo”, come è stato definito da alcuni critici. Pancrazio cresce con un’inevitabile e insaziabile fame d’affetto, che cerca soprattutto nelle donne. Maldestri tentativi di seduzione ai limiti della violenza, situazioni paradossali e anche comiche, si alternano ad alterchi con il genitore, a farneticazioni oniriche con figure femminili portanti, in quello che ci è apparso un vero e proprio viaggio nell’inconscio attraverso dubbi e paure che in fondo appartengono a tutti noi. Non si risparmia in questa non facile prova d’attore Simone Migliorini, che dando voce a tutti i personaggi, dimostra un virtuosismo e una sensibilità singolare. Ma altri virtuosi contribuiscono alla magia della messa in scena: il maestro David Dainelli, che ha firmato le musiche originali, al piano, la talentuosa violinista Angela Zapolla e l’ispirata danzatrice Carlotta Bruni, che evoca i fantasmi di un femminino onnipresente seppur sfuggente.
Uccise dal talento. La sinossi
Dodici donne. Dodici artiste. Dalla brillante Frances Farmer a Maria Callas e il suo carisma, da Edith Piaf, passerotto dalla voce potente che ne sovrastava il corpo, alle bambine prodigio Judy Garland e Natalie Wood per continuare con Veronica Lake, sfruttata dal marito. E ancora: la bellissima e fragile Vivien Leigh, l'appassionata e ingenua Annamaria Pierangeli, unico grande amore di James Dean, la candida e scandalosa Linda Lovelace, la sfortunata Laura Antonelli, l'irruenta e ribelle Lupe Velez, la venere nera Dorothy Dandridge, prima attrice afroamericana a ottenere una nomination agli Oscar. Dodici persone dotate di talento che hanno lottato per trovare il loro posto in un ambiente difficile, sfruttate dalla società, dalla famiglia, da chi sosteneva di amarle. Differenti le loro storie, differenti i periodi storici ma uguali nelle fragilità, nei desideri, nella costante ricerca dell'amore, nelle fini tragiche e violente. Dodici artiste che hanno lasciato il segno e fatto la differenza nel magico e spaventoso mondo dello spettacolo.
Da William Shakespeare ai giorni nostri, riflessioni sul teatro in tempo di pandemia
Ci si prepara ad un'Italia rossa, poiché quasi tutte le regioni lo sono, i divieti aumentano, le chiusure anche e quella che si stava avvicinando come la nostra data di festa e di apertura, quella del 27 marzo, pare debba essere rimandata. La storia è stata piena di pandemie e di crisi teatrali. Come azionista e a volte attore della sua compagnia teatrale, nonché drammaturgo principale per esempio, Shakespeare ha dovuto affrontare per tutta la sua carriera queste ripetute ed economicamente devastanti chiusure. Particolarmente gravi furono le epidemie di peste del 1582, 1592-93, 1603-04, 1606 e 1608-09.
Nel blog Lampi di Riccardo De Palo de Il Messaggero, a proposito di pandemia e di teatro, apprendo che ai tempi di Shakespeare, non si conosceva il veicolo del bacillo yersinia pestis, ovvero le pulci dei topi; e si credeva che fossero i contatti umani a propagare il morbo; così, spesso e volentieri, i teatri erano i primi ad essere chiusi (e nessuno si preoccupava dei roditori). Non solo. Al tempo del Bardo, gli attori e le loro compagnie avevano una pessima fama e i predicatori usavano dire che «la causa della peste è il peccato, e la causa del peccato le commedie». Tra il 1603 e il 1613, il Globe di Shakespeare e gli altri spazi londinesi dedicati al teatro subirono chiusure durate 78 mesi, vale a dire il sessanta per cento del totale. In questi casi, succedeva che intere compagnie fossero obbligate a partire, alla ricerca di città risparmiate dal contagio: dei tour obbligati con il terrore che il morbo continuasse a perseguitare gli attori.
Dopo questo affascinante salto nel passato, mi piace tornare al presente e prima che tutto sia chiuso, vietato, mi piace riportare qualche altra considerazione dalla viva voce degli artisti che hanno gentilmente risposto alle mie domande sul teatro in tempo di pandemia.
"Il 27 avrebbero dovuto riaprire i teatri. Sono forse tra i più antichi luoghi di cultura che ci arrivano dal passato. Luoghi dove si pensa, si piange, si ride, si curano l'anima e il cervello, insomma il luogo dove si cresce e si diventa migliori. Questo virus li ha chiusi, complice anche una considerazione di essi sbagliata. Questo virus poteva essere, invece, l'occasione per cambiare in meglio le cose, Anzi, se il cinema con lo streaming credo subirà un ennesimo colpo, il teatro rischia di estinguersi. non è mai accaduto in 2000 anni,,, per questo la preoccupazione di chi ci lavora dovrebbe accompagnarsi a quella di tutta la comunità. Il teatro resta ancora il miglior specchio dei tempi, come diceva Shakespeare".
Massimo Wertmuller (attore di teatro e cinema di Roma)
"Il nostro lavoro vive di programmazione, devi convincere il pubblico che sarà giusto spendere dei soldi, che non ha. E poi non siamo statali, non avendo un bonifico accreditato a fine mese. Cosa penso del teatro in tempi di pandemia? E' tutto in ritardo: vaccini, ristori, pianificazioni. Ma sono certo che vinceremo perché la cultura, anche in Italia, rimarrà alla base di tutto".
Antonio Conte (attore di teatro e cinema vive a Roma)
"La riapertura dei teatri dovrebbe essere festa nazionale! Non credo sarà possibile tornare ad una "normalità " se si dovessero riaprire il 27 marzo, men che meno in questa terza ondata di pandemia. Ma quale "normalità poi? Da molti anni ormai fare teatro ha significato per la maggior parte di noi attori, registi, autori e non ultime le maestranze, una missione da portare avanti dentro una realtà sorda e ignorante che ha penalizzato soprattutto le produzioni minori, dove spesso nascono le situazioni più interessanti artisticamente. La cultura dal vivo serve a tenerci vivi, a capire, perché rappresentare tante realtà diverse fanno di noi una comunità che respira insieme, una realtà fisica che non può essere sostituita dalla tecnologia. Il teatro dovrebbe diventare materia scolastica, perché attraverso questa esperienza si entra dentro la vita come in una storia d'amore".
Barbara Scoppa (attrice, autrice di Roma)
Manca il diritto al teatro... Valentina Chico e gli altri artisti ce lo raccontano al tempo della pandemia
"Esiste un'idea forte di bene pubblico? Il teatro dovrebbe essere un bene pubblico. Il teatro e i suoi diritti erano già calpestati prima del Covid. Qui da noi manca il diritto al teatro. Certo che si spera in una riapertura... ma aprire un teatro non è come riaprire un bar. Adesso lo scenario è diverso.Servono i vaccini.Da lì si riparte.E i vaccini non ci sono per tutti.Perché nemmeno la salute purtroppo è un bene pubblico.E' il bancomat delle lobby farmaceutiche".
Valentina Chico (attrice, insegnante, regista di Roma)
“Riaprire i teatri non ha senso, per motivi artistici/imprenditoriali, ormai ne hanno parlato in tanti. Ora direi teatri chiusi... ma vaccini aperti a tutti”.
Maurizio D'Agostino (attore, si sente un napoletano nato a Roma)
"Voglio essere ottimista. Sono contenta della riapertura dei teatri anche perché senza teatro non posso vivere. Evviva il teatro!"
Elisabetta Arosio (attrice nata a Genova, vive a Roma)
"Il 27 marzo più che una certezza è una speranza, la speranza di tornare a sognare grazie alla magia del teatro, del cinema, di un concerto. In questi tempi così difficili siamo costretti a navigare a vista e, più realisticamente, mi sto occupando di progetti teatrali da proporre per la stagione estiva. Colgo l'occasione per riabbracciare virtualmente tutti i teatranti e tutto il pubblico, speriamo di ritrovarci presto".
27 marzo 2021, c'è aria di riapertura... la parola agli artisti
C'è aria di primavera, di rinascita e di riapertura proprio il giorno della festa più importante per noi, quella dedicata al Teatro, il 27 marzo 2021. Il Dpcm (articolo 15), prevede il ritorno degli spettacoli aperti al pubblico in sale teatrali, sale da concerto, sale cinematografiche, live-club e in altri locali o spazi anche all'aperto i quali saranno svolti esclusivamente con posti a sedere preassegnati e distanziati. Ho raccolto alcune riflessioni di amici attori, registi, autori, direttori di teatri che sono stati ospitati su Pennadoro attraverso interviste e recensioni di spettacoli indimenticabili e che vivono in diverse regioni contraddistinte da colori bianco, giallo, arancione, rosso.
"Il teatro è sacro, cura e migliora. Fate servire messa anche a noi. Serviamo".
Pino Quartullo (attore, regista, sceneggiatore, direttore artistico e insegnante di Civitavecchia - Lazio)
"Penso che la data del 27 marzo sia assolutamente irrealistica per la situazione epidemiologica che il Paese sta ancora vivendo. La Toscana sta lottando per restare in arancione e se il colore dovesse cambiare purtroppo è più facile passare al rosso che al giallo. Inoltre le condizioni per la riapertura (25% della capienza) risultano impraticabili da un punto di vista economico. Abbiamo già fatto barchette coi materiali stampati a ottobre. Non vorremmo ripetere".Giancarlo Mordini (direttore del teatro di Rifredi Pupi e Fresedde di Firenze - Toscana)
"Credo che la proposta di riaprire i teatri il 27 marzo sia semplicemente la volontà di far ripartire il settore. Perché nei fatti non è così semplice. Chi ha spettacoli pronti? a parte forse con grandi produzioni con i nomi da cartellone. I piccoli teatri poi non ce la farebbero comunque a sostenere spese a causa dei posti ridotti. Infine la stagione teatrale volge al suo termine. Mi auguro che ci possano essere tutte le garanzie e sicurezze per la stagione 2021/2022".Rita Pasqualoni (attrice e autrice di Orvieto, vive a Roma)
"Riaprire i teatri ora non ha senso, rischierebbe seriamente di distruggere molte piccole/medie realtà teatrali che sono l'humus della nostra cultura, agevolando ancora di più i teatri stabili e le grandi produzioni private che hanno già ricevuto notevoli sostegni pubblici in questo triste periodo. Forse bisognerebbe pensare ad una riapertura dopo l'estate e dopo una campagna vaccinale adeguata, solo allora si potrebbe tornare nei teatri in sicurezza per poterne godere appieno e portare bellezza al nostro spirito. Approfitterei di questo periodo per cominciare a pensare a delle serie riforme per lo spettacolo dal vivo. Mi auguro che la politica abbia questa visione lungimirante, del contentino non ce ne facciamo nulla".Romano Talevi (attore di teatro, cinema e tv di Roma)
"A fare le spese della cattiva gestione sono sempre i luoghi di cultura. Le metropolitane traboccano di gente. Se lì non c'è bisogno di tenere più di 20 cm di distanza, perché un teatro può essere riempito solo per un quarto? Ci si ammala solo al teatro, al cinema, nei musei e nelle università? Certo, meglio riaprire con le limitazioni che non riaprire, ma a che prezzo? I costi di gestione della maggior parte delle strutture non possono essere coperti da un'affluenza massima del 25% di pubblico, il che significa - come sempre - che a farne le spese sarà la nostra categoria aumentando la selezione ed abbassando i compensi di chi potrà lavorare".Roberta Russo (attrice, autrice di Salerno, vive a Roma)
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