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Leopardi il poeta dell’amore infinito


 Nella miniserie su Raiuno “Leopardi: il poeta dell’Infinito” diretta da Sergio Rubini, ciò che è messo in luce è lo sconfinato amore del poeta marchigiano per la vita oltre che per la cultura libresca, la bellezza e la ricerca della verità.
L’amore fraterno nella clausura famigliare, diventa ammirazione per le figure di riferimento che lo esorteranno a rompere le catene che lo costringono a una vita di ‘studio matto e disperatissimo’ nella maestosa libreria paterna di Recanati, per poter spiccare il volo. 
Oltre ai suoi amici libri, avrà amici in carne ed ossa, che lo ammireranno immensamente e lo ostacoleranno come accadrà con gli editori o con gli altri intellettuali al Viesseux.

Leonardo Maltese, il giovane e talentuoso attore che interpreta Giacomo Leopardi, ha un fisico esile e una voce flebile, un tono sommesso e lieve, uno sguardo acceso sul mondo, su quella natura matrigna di cui parla con l’amata Fanny.  

Sarà Antonio Ranieri (Cristiano Caccamo), l’amico caro con cui Giacomo trascorse i suoi ultimi e più begli anni tra Firenze e Napoli, a raccontare la storia del poeta marchigiano per il quale desidera trovare una degna sepoltura in un periodo buio come quello del colera. Così chiede aiuto a Don Carmine (Alessandro Preziosi) al quale narrerà  la straordinaria vita del Poeta dell’Infinito.

Il ritratto di Giacomo Leopardi, è davvero incantevole perché il regista fa emergere la grandezza del suo pensiero, la vastità del suo sapere che non è solo il proverbiale pessimismo cosmico a cui il poeta è costantemente associato. In realtà la sua visione pessimistica è fortemente legata al suo sconfinato amore per l’esistenza, la sua, minata nel fisico e per questo dolorosa.

Torna la voglia di rileggere le opere di Leopardi, per cercare, quell’amore infinito.

Un ottimo cast da Alessio Boni nei panni di Monaldo a quelli di Valentina Cervi, la madre Adelaide, a Fausto Russo Alesi (Pietro Giordani) a Giusy Buscemi, l’amata Fanny Tozzetti, a Dodo Gagliarde, il medico che si prende cura di Giacomo alla fine dei suoi giorni terreni.

Ne consiglio la visione su Raiplay 


Missing you

Il 2025 di Netflix si è aperto con una nuova miniserie thriller firmata Harlan Coben.

MISSINO YOU, LA TRAMA

I romanzi del prolifico scrittore Harlan Coben sono stati adattati per la televisione in serie tv come Shelter (su Prime Video), The Stranger (su Netflix) e - per l'appunto - Un inganno di troppo

 

Adattata per la televisione da Victoria Asare-Archer, Missing You è una miniserie in cinque episodi che tiene lo spettatore col fiato sospeso per tutta la sua durata: il web è stracolmo di commenti di persone che non sono riusciti a smettere di vederla, fino all'episodio finale.

 

Ambientata nel Regno Unito, Missing You segue la detective Kat Donovan (Rosalind Eleazar), alla guida del dipartimento delle persone scomparse. Tenace e volitiva, Kat è iper-concentrata sulla sua carriera. Tuttavia, la sua vita sentimentale non è altrettanto felice. Incoraggiata dalle sue migliori amiche Aqua (Mary Malone) e Stacey (Jessica Plummer), si iscrive a un'app di incontri per rimettersi in gioco. Le cose prendono una brusca piega quando si imbatte nel profilo dell'ex fidanzato Josh (Ashley Walters), che l'ha improvvisamente lasciata dieci anni prima. Nel frattempo, riceve un'altra notizia che la turba: l'assassino di suo padre sta morendo di cancro. Il papà di Kat, il detective sergente Clint Donovan (Lenny Henry), è stato ucciso sul lavoro diversi anni prima. Con Monte aggrappato alla vita, la donna è determinata a vederlo e a sapere il motivo dell'omicidio. Così come è determinata a sapere il perché dell'addio di Josh.

 

Con un ritmo incalzante, Missing Yousvela diversi misteri mentre Kat lavora tenacemente per rimettere insieme frammenti del suo passato. Ancora alle prese con la perdita del padre e lo shock di essere stata abbandonata dal fidanzato, dimostra come la perdita e l'angoscia si insinuano e si stabiliscono nelle nostre vite, senza mai andarsene del tutto. Inoltre, sebbene al centro del racconto vi sia la tumultuosa vita di Kat, Missing You svela anche come il contesto e le amicizie possano influenzare il modo in cui vengono percepiti gli eventi. La serie esplora come l'inganno può corrodere le relazioni, alterandole irrevocabilmente. 

IL CAST

Al centro di Missing You troviamo Rosalind Eleazar, attrice britannica classe 1982, già vista in Breedes Slow Horses. Eleazar veste i panni delle detective a capo dell'Unità Persone Scomparse del Regno Unito. Il padre è morto in servizio anni prima, vittima di un omicidio. E, qualche giorno dopo quel tragico evento, anche il fidanzato l'ha lasciata. Undici anni dopo, ritrova l'ex su una app di incontri. E il suo passato torna a galla. Richard Armitage, Thorin Scudodiquercia nella trilogia de Lo Hobbit, veste i panni del detective Ellis Stagger, capo di Kat Donovan, collega di suo padre e suo mentore. Ci sono poi Ashley Walters (Josh Buchanan, il fidanzato scomparso di Kat che riappare misteriosamente sull'app di dating),  Sir Lenworth George Henry nei panni del padre di Kat e Marc Warren in quelli del suo assassino, Monte Leburne.


 

Non ho mai seguito serie tv, ho iniziato con Netflix, prima fra tutte Emily in Paris, restandone letteralmente rapita. 

Suggerisco Missing you perché nonostante la suspence che traversa i cinque episodi, ha come leit motiv l’amore che motiva le azioni di tutti i personaggi nati dalla penna di Coben a partire dalla detective Kat che nonostante sia stata tradita da tutti coloro che amava, li aiuta e sa perdonare. È rappresentato l’amore genitoriale, l’amore omosessuale. L’amore in tutte le sue forme. 

Consigliata 

Mica è colpa mia


 Iniziare l’anno con il film di Umberto Carteni “Mica è colpa mia”, su Netflix, è come ricevere una carezza inaspettata, di quelle che scaldano il cuore. 

La recensione

Napoli con i suoi meravigliosi scorci, è la città dove tirano a campare Vito (Antonio Folletto), un giovane padre single che rischia di perdere l’ affidamento del figlio Napoleone, vivendo senza lavorare se non sporadicamente in un ristorante, con suo fratello Antonello (Vincenzo Nemolato) nella casa paterna destinata alla demolizione perché di lì a poco sorgerà un hotel. 
Il progetto che prevede la demolizione del palazzo è curato dalla fondazione De Leonardi a cui sta lavorando Marina (Laura Adriani) con il fidanzato.
Vito e Antonello escogitano un piano nel tentativo di salvare la loro casa e così entrano in contatto con l’architetto che si sta occupando del progetto relativo all’hotel di lusso che si ergerà sulle macerie del palazzo dove vivono da quando sono nati. 
Vito si presta a questa truffa indossando i panni di un benefattore occhialuto che la pedina, facendosi trovare in  tutti i luoghi che lei frequenta e cercando di carpire, attraverso un attento studio del suo cellulare che Antonello ha trafugato,  tutte quelle che sono le sue abitudini, ciò che la fa stare bene e che la rilassa, come la cucina. 
Tra scambi d’identità e bugie di ogni tipo, Vito si ritrova innamorato dell’architetto che a sua insaputa, ha lavorato al progetto di un hotel che sorgerà senza avere i regolari permessi e questo grazie ai sotterfugi di un fidanzato di cui si fidava ciecamente.
La commedia romantica, attuale e per certi versi amara, gode dello sguardo fresco e attento del regista e appassiona e commuove grazie a degli attori incantevoli come Nemolato e Folletto, i due fratelli Vito e Antonello e la brava Adriani nel ruolo di Marina.  
Un film che è un vero piacere vedere e rivedere! 
Consigliatissimo! 


L’ombra di Caravaggio

 Ho appena visto un film meraviglioso: “L’ombra di Caravaggio”, un vero e proprio affresco vibrante e veritiero sul destino dell’uomo nel suo passaggio terreno, sia esso artista come il Caravaggio, oppure filosofo e pensatore come Giordano Bruno, o semplicemente malfattore, prostituta e nobile, papa e cardinale, ognuno imprigionato in quell’etichetta sociale di cui, nel ‘600 e non solo, era impossibile liberarsi.
Eppure le figure ai margini della società sono d’ispirazione per Michelangelo Merisi e vengono ritratte in tutta la loro autenticità proprio perché lui ama dipingere ciò che vede e una prostituita gli appare come una madonna e un giovane amante come un angelo o un santo. 

La pellicola diretta magnificamente dal visionario e geniale Michele Placido, è un lavoro corale dove il Caravaggio è il recluso, il condannato, l’amante, l’artista, il protetto e il perseguitato da quell’inquisizione che finirà per togliergli la libertà di esprimersi e di esistere. Come ha visto morire disperatamente e ingiustamente Giordano Bruno, arso vivo perché eretico secondo la Chiesa, Caravaggio si prepara per tutta l’ esistenza al suo momento conclusivo, nel mentre vive come desidera senza limiti o regole. Solo una in realtà: “amor vincit omnia” come l’omonimo dipinto dei primi del ‘600.

Da parte di Scamarcio allo stesso Michele Placido, al figlio Brenno fino allo struggente Giordano Bruno, interpretato dal magnifico Gianfranco Gallo, a Luis Garrel e alla divina Isabelle Huppert , è assordante il grido di verità che dal ‘600 come  un’eco giunge ai giorni nostri, portando con sé il peso di quell’ombra mai realmente svelata. 

Chapeau a Placido e a tutto il cast. Complimento fatto due anni dopo l’uscita del film che non ero riuscita a vedere!

Stasera in prima visione su rai3 ho ammirato il dipinto! 




 

Com’è umano Lui!


 Le scorribande con gli amici Faber e Polio, sullo sfondo della sua Genova e altri aneddoti nostalgici ed esaltanti come la composizione di alcuni tra i testi più belli di De Andrè, tratteggiano l’uomo dietro il personaggio che noi tutti conosciamo, perché in fondo siamo tutti Fantozzi.

Inizia e finisce così il film magistralmente diretto da Luca Manfredi, perfezionista e maniacale nella ricostruzione di quell’epoca: gli anni ‘50, con le automobili che circolavano allora, gli abiti e soprattutto l’ambiente in cui visse un genio innovatore come Paolo Villaggio.

Abituati a vederlo sempre accanto alla sua Pina nei panni del ragionier Fantozzi, qui è inseparabile dall’amatissima Maura (Camilla Semino Favro) che mette incinta e sposa senza avere un lavoro fisso che alla fine gli trova il padre.

Quel periodo di lavoro da impiegato, apparentemente devastante dal punto di vista sia umano che psicologico, in realtà sarà immensa fonte d’ispirazione per il giovane e tormentato Paolo che ha dalla sua parte una sola e preziosa alleata: sua moglie. I genitori sono esigenti e severissimi nei confronti del giovane e Manfredi lo sottolinea attraverso la figura della madre interpretata dalla bravissima Emanuela Grimalda che ispirerà Villaggio nella creazione del professor Kranz.

L’artista genovese è un attento osservatore del genere umano e sarà proprio questo suo spirito critico a portarlo al successo prima radiofonico poi televisivo, grazie a un talent scout come Maurizio Costanzo.

Dopo essere uscito dall’anonimato e in viaggio da Roma a Milano, Paolo viene persino chiamato dalla casa editrice Rizzoli per proporgli di scrivere un libro sul ragionier Ugo Fantozzi da cui nascerà la saga conosciuta e amata da tutti noi.

Il film è perfetto ed Enzo Paci è a suo agio nei panni di Paolo Villaggio, è stato bravo a rappresentarne l’animo, il suo estro creativo e quel talento incontenibile. Anche la voce e gli atteggiamenti sono stati indovinati.

Il film ci mostra un Villaggio come dire segreto, inedito, che continua a vivere attraverso la sua arte e sicuramente da lassù avrà riso oppure no, magari ammiccato soltanto, con maggiore benevolenza rispetto al direttore generale del suo ufficio. 

Consiglio la visione di questo bellissimo lavoro su Raiplay, con un cast davvero brillante dalla bella Camilla nei panni della moglie, ad Augusto Zucchi in quelli del padre al bravissimo Andrea Filippi che ha il volto e  la voce di De Andrè e Andrea Benfante, struggente nei panni dell’amico Polio.

Chapeau! 

Mancino naturale su Raiuno e su Raiplay


Devo dire la verità: ho visto il film per la presenza di Francesco Colella, l’attore che dopo “Due piccoli italiani” (2018) mi ha letteralmente conquistato e quando apprendo che è nel cast, mi siedo e attendo l’emozione che arriva autentica come la sua recitazione.

Ebbene, ho visto “Mancino naturale” questa sera, trovandolo un po’ lento all’inizio con la solita Gerini nella parte della coatta attraente, matura per avere un figlio di dieci anni anche se oggi è normale, perché capita che il primo figlio si ha a 40 anni.

La storia è attuale e dopo la lentezza iniziale c’è un crescendo di situazioni che lo rendono interessante ed estremamente attuale.

Il pallino del calcio dei genitori che i figli la maggior parte delle volte subiscono, è il tema portante del film.

Questa volta però è diverso. C’è Paolo, orfano di padre che ha un talento naturale: un sinistro eccezionale. Anche se il talento non basta.

Serve un procuratore giusto che dopo le false promesse, realizzi il sogno di sua madre Isabella, ossia di farlo entrare nella serie A.

Il procuratore giusto a quanto pare non è Marcello, interpretato da Massimo Ranieri.

Altro tema è l’incapacità dei genitori di comprendere i propri figli e Isabella dimostra di non aver capito nulla di suo figlio anche se si spende e sacrifica per consentirgli  di diventare un calciatore di serie A.

A comprendere Paolo riesce solo Fabrizio, il nuovo vicino di casa, uno sceneggiatore che gli trasmette l’amore per il sapere. È estremamente bella la figura di Fabrizio interpretata magnificamente da Francesco Colella, intenso anche attraverso il suo linguaggio non verbale fatto di sguardi che esprimono come e più delle parole.

I pomeriggi passati a studiare e in compagnia di Fabrizio, nutriranno la giovane mente di Paolo che inizia ad amare la lettura persino di un libro impegnativo come Il conte di Montecristo che il vicino di casa gli ha prestato e saranno illuminanti i suoi nuovi interessi e ispireranno il giovane animato da buoni proposti.

Nel film diretto da Salvatore Allocca, non mancano momenti drammatici e commoventi.

Ne consiglio la visione su Raiplay! 

Carosello Carosone e la meravigliosa vita di un artista

Dopo essere stato trasmesso su Raiuno il 26 maggio, il film "Carosello Carosone" è su Raiplay e si tratta di un fantastico affresco per conoscere particolari inediti sulla vita del grande artista napoletano Renato Carosone, ispirato al libro "Carosonissimo" del giornalista e musicologo Federico Vacalebre.
Partito da zero, Carosone diventa l'unico artista italiano in testa alle classifiche americane, non una ma ben tre volte.
Il film diretto da Lucio Pellegrini e del 2021, illumina la mia mente curiosa e amante delle storie e delle persone meravigliose, dopo l'altro splendido lavoro di Pellegrini, la miniserie su Guglielmo Marconi chiamata Marconi l'uomo che ha connesso il mondo.
 Siamo a Napoli nel 1937, la città di nascita e dove il giovanissimo Renato Carosone interpretato magnificamente dal solare Eduardo Scarpetta, si diploma al conservatorio. 
Suo padre Antonio (Tony Laudadio) lo ha cresciuto da solo, dopo la scomparsa di sua madre (Marianna Fontana) e lo incoraggerà a partire per dare inizio alla sua gavetta artistica, in Africa.
Nei vent'anni successivi il giovane pianista vive una rocambolesca e colorata ascesa ai vertici delle classifiche internazionali attraversando la Napoli degli anni Trenta, le colonie africane degli anni Quaranta e la Dolce Vita degli anni Cinquanta. Geniale, rivoluzionario e antidivo, l'uomo si ritira dalle scene non ancora quarantenne, al vertice del suo successo, dopo aver creato uno stile musicale innovativo, fatto di suggestioni africane, swing americano e profonde radici napoletane che, a cento anni dalla nascita, fa ancora ballare il mondo. Con le musiche di Stefano Bollani.
Accanto a Carosone, ci sono parolieri come Nicola Salerno (Tu vuò fa l'americano, Torero, Caravan petrol) e musicisti di grande talento con cui stringe una solida amicizia, primo fra tutti Gegè Di Giacomo (Vincenzo Nemolato) e Peter Van Wood (Nicolò Pasetti) che decise di lasciare il sestetto per percorrere la sua strada autonomamente.
Oltre all'amore per la musica, c'è l'amore per una donna, una ballerina veneziana che Carosone conosce in Africa e di cui s'innamora perdutamente e che amerà per tutta la vita.
Questa donna è Lita Levidi, interpretata da Ludovica Martino di cui amerà anche il figlio Pino, frutto di un'altra relazione, che il musicista considererà  da subito  suo figlio.
Questa storia d'amore che s'intreccia alla sua storia d'amore con la musica, è esaltante ed emozionante se pensiamo a tutti gli artisti contemporanei da Renzo Arbore a Vinicio Caposella, Pino Daniele e Stefano Bollani che a lui si sono ispirati e a cui devono dire grazie per la splendida lezione che Carosone ha lasciato.
La bellezza e la leggerezza della musica italiana in un film davvero meraviglioso, la cui visione è consigliatissima.

Marconi l’uomo che ha connesso il mondo


 La miniserie dedicata all’inventore, scienziato, senatore e premio Nobel per la Fisica nel 1909, il bolognese Guglielmo Marconi, padre della radio e del telegrafo senza fili, a 150 anni dalla sua nascita, ha ripercorso  la luminosa luminosa esistenza del ricercatore, attraverso la splendida interpretazione di un altro bolognese come Stefano Accorsi, abile nel rappresentare lo spirito e l’ingegno dell’uomo anche nel privato, marito e padre affettuoso.

Anche Nicolas Maupas, il giovane Guglielmo, è estremamente emozionante nel raccontare i vent’anni dello scopritore.

Il senso delle invenzioni di Marconi è un immenso contributo al miglioramento e all’evoluzione dell’umanità e un tassello in grado di collegare  il presente all’imminente futuro.

Intorno all’inventore ruotano molti personaggi come Mussolini, interpretato molto bene da Fortunato Cerlino a Ludovica Martino, la giornalista italoamericana Isabella Gordon, legata ad Achille Martinucci (il bravissimo Alessandro Vassallo) membro dell’OVRA.

La vita familiare di Marconi rappresentato nel suo ultimo anno di vita il 1937, si svolge all’interno di un piroscafo dove si trova il laboratorio del fisico e un telefono perfettamente funzionante.

Cecilia Bertozzi è Maria Cristina Marconi la devota e bella moglie.

Accorsi si conferma impeccabile nei suoi  emblematici discorsi come accadde in “Radiofreccia” il fortunato film d’esordio di Luciano Ligabue.

 Stefano Accorsi ha omaggiato in modo sublime il nostro inventore! 

Fortunatamente è possibile recuperare su Raiplay la miniserie diretta da Lucio Pellegrini.

Ne consiglio la visione.




 


Come può uno scoglio su Prime video con Pio e Amedeo


 Dopo il fortunato esordio con “Belli ciao” (2022) diretti da Gennaro Nunziante, regista di film di successo come “Cado dalle nubi” (2009), “Sole a catinelle” (2013), “Quo vado?” (2016), Pio e Amedeo divertono e inteneriscono con questo film sulla fratellanza e sulle sorprese inaspettate della vita o scherzi del destino che dir si voglia. 

Pio, vive nell’ agiatezza al nord con la moglie e due figli dopo aver ereditato una fortuna dal padre. 
Sta per diventare sindaco in Veneto quando s’imbatte in Amedeo, un tipo coatto che sarà il suo nuovo autista.
 Amedeo è un ex detenuto assunto dal parroco del paese per condurre Pio in un viaggio alla scoperta di un’altra vita. 

Nel film ci sono attori che mi ha fatto molto piacere trovare come Nicola Rignanese apprezzato al fianco di Cetto La Qualunque (Antonio Albanese) e Francesca Valtorta amata in “Immaturi il viaggio”.
Pio e Amedeo mi sono piaciuti molto anche stavolta! La loro comicità e il loro stile è autentico.

Il film è in prima visione su Prime video.

Visione consigliata 


Palazzina Laf


Tre David di Donatello ha meritato questo stupendo film con il suo esordio  alla regia per Michele Riondino che omaggia Taranto, la sua città di origine.

Alla fine degli anni ‘90, furono 79 i lavoratori vittime di mobbing e confinati nella Palazzina Laf.

Presentato alla Festa del Cinema di Roma 2023 nella sezione Grand Public esce nelle sale cinematografiche a novembre dello scorso anno.

Per la sua opera prima da regista Michele Riondino sceglie un tema - quello dell'ILVA di Taranto - che gli è vicino e gli sta a cuore e cerca di farlo nel miglior modo possibile, collaborando con Maurizio Braucci per la sceneggiatura e un cast d’immensa bravura da Elio Germano ad Anna Ferruzzo e per “La mia terra” il pezzo che chiude il film, sceglie un altro Tarantino: Antonio Diodato.
Riondino è Caterino Lamanna, operaio siderurgico reclutato da Giancarlo Basile un dirigente senza scrupoli interpretato da Elio Germano, per fare la spia, trasferendolo in un luogo che appare privilegiato come la Palazzina Laf, dove un gruppo d’impiegati competenti vengono privati della loro dignità.
È forte l’esigenza di raccontare il primo caso di mobbing collettivo della storia industriale italiana, finito nelle aule di giustizia. 
Riondino racconta la storia di un uomo che è l’eco di una collettività, il  mondo operaio tarantino che ruota intorno all’acciaieria siderurgica più grande d’Europa, di cui abbiamo tanto sentito parlare al tg ma della quale sappiamo poco e niente.
Attraverso questo esempio di cinema civile, il giovane regista e attore, conquista un posto d’onore accanto ai grandi del passato da Rosi a Petri e Volontè.
E di lavori come questo il cinema Italiano ha davvero bisogno.
Il film è da vedere e rivedere.
Cercatelo nelle varie piattaforme.
Io l’ho visto su Amazon Prime.



Sei nell'anima la storia di Gianna Nannini, dei suoi esordi su Netflix


 Quando la volontà e il talento sovrastano i fischi di un pubblico disabituato alla bellezza e anestetizzato dai tormentoni, sboccia un fiore chiamato Gianna Nannini.

Il film biografico che nasce da "Cazzi miei", il libro della Nannini, è diretto con maestria da Cinzia Th Torrini, sceneggiatrice al fianco della stessa Gianna.

E' una storia che trasuda dolore e che commuove come accade per le cose della vita.

E' narrato l'esordio della cantante, una ragazza con le idee chiare e la voglia di spaccare il mondo attraverso la sua inconfondibile voce resa magnificamente dalla straordinaria Letizia Toni, un vero portento.

Il  distacco di Gianna da una famiglia e da un padre (Maurizio Lombardi) che nella fase iniziale stenta a comprenderla, a riconoscere il suo talento dirompente, la sua trasferta milanese, le prime e viscerali amicizie, l'impatto devastante e illuminante al tempo stesso con le case discografiche e con Mara Maionchi di cui veste i panni la bravissima Andrea Delogu, che si commuoverà di fronte al suo incredibile brio, motivano la giovane e talentuosa senese, mettendola a dura prova.

"Il dolore è obbligatorio, la sofferenza è facoltativa" è una delle tante frasi emblematiche del film che ho visto con interesse su Netflix e di cui consiglio la visione.

Cento domeniche su Prime video



 Antonio Albanese, sceneggia, dirige e interpreta "Cento Domeniche", un film drammatico, uscito nel novembre del 2023 e in prima visione su Prime Video.

La storia si consuma veloce come l'ingiustizia e la malasorte e ruota intorno ad Antonio, ex operaio di un cantiere nautico, separato serenamente dalla moglie e custode dell'anziana mamma con cui vive; L'abile operaio, ormai divenuto un peso nella fabbrica, è animato dal desiderio di organizzare una bella festa di matrimonio per Emilia, l'unica e amata figlia che sta per sposarsi.

Antonio è un uomo quieto, che ha conquistato una serenità interiore basata sul rispetto per il prossimo.

Gli equilibri iniziano a vacillare quando un giovane impiegato di banca, lo avverte confidenzialmente sulla crisi finanziaria di quel che per tutti gli abitanti del piccolo paesino di montagna in Brianza era un porto sicuro, anzi, un confessionale, come amavano chiamarla tutti quella banca.

Neanche il deus ex machina rappresentato dall'ultimo direttore di banca, e interpretato magistralmente come sempre da Nicola Rignanese, riuscirà a impedire che si compia il tragico destino di Antonio.

Albanese è impeccabile anche stavolta.

Apprezzato in diverse pellicole, l'ultima è Grazie ragazzi, remake del film francese "Un Triomphe", in "Cento domeniche" diviene la voce di tutti i truffati dalle banche, un gruppo di persone modeste che hanno sacrificato la loro vita per il duro lavoro, mettendo da parte i risparmi in banca, per realizzare qualche piccolo sogno e per concludere la propria esistenza degnamente.

La visione è consigliatissima su Amazon Prime.



Califfo a Roma

 Il 30 marzo del 2013 ci lasciava Franco Califano, sensibile paroliere e cantautore che racconta la vita, la sua, quella degli altri e le emozioni autentiche che costellano le sue esperienze umane, siano esse negative come il carcere o la droga e le dipendenze, che positive come le amicizie sincere, l'amore per le donne, per la vita e per la poesia che gli ispirò di notte, tutto ciò che ha scritto per gli altri e per se stesso.

Per rivivere la sua arte, Raiplay ci regala "Califfo a Roma", diretto da Ezio Zefferi, un racconto inedito degli anni '80 in cui Franco si racconta alle telecamere Rai.

Oltre alle toccanti parole di Califano, si possono ascoltare alcune delle meravigliose canzoni che scrisse per Ornella Vanoni e Peppino Di Capri, estremamente poetiche e attualissime.

Questo documentario della durata di 23 minuti circa, ha contribuito a mostrarmi il talento dell'artista a cui sono stati dedicati bellissimi film come Califano con il bravissimo Leo Gassmann.

Santocielo


 Questo film è come un dono di pace e speranza, una pausa dai pensieri che appartengono al quotidiano, alle cose terrene per perdersi tra le preghiere di fede che incoraggiano e rasserenano. 

Ficarra e Picone non solo non deludono, ma incantano immensamente in "Santocielo" il film uscito a Natale 2023 e diretto da Francesco Amato, in prima visione su Prime Video, dove s'incontrano cielo e terra, ossia due ambiti come dire inconciliabili, essendo il cielo una location  privilegiata e popolata dagli 'eletti' e dal Dio Padre, in versione Giovanni Storti poi, davvero irresistibile,  

C'è un ufficio dove vengono recapitate le preghiere degli uomini e smistate dagli angeli appunto.

Tra questi ce n'è uno bello, biondo, canterino: chi se non Valentino Picone!

Ebbene proprio a lui toccherà l'arduo compito di scendere sulla terra, dopo regolari votazioni, perché serve che torni nuovamente il Messia tra gli uomini.

Il biondo Aristide dovrà ingravidare la prescelta. Un po' come è accaduto in passato per opera dello spirito santo.

Tra timori e perplessità ma sperando di cantare nel coro del Signore, come promesso, Aristide scende giù e s'imbatte nel primo uomo, un certo Nicola, ubriaco e disperato per la fine della sua storia d'amore con la moglie Giovanna (Barbara Ronchi).

Per colpa di un'ubriacatura imprevista, i due finiscono in mezzo alla strada e per salvare il primo uomo da un incidente, l'angelo lo tocca con la sua mano piena di grazia, mettendolo incinto mentre lui va in coma.

Nicola è ignaro di tutto, si ritrova tra i piedi questo biondo che si spaccia per qualunque cosa pur di non dire la verità e pian piano viene a sapere di aspettare un bambino.

Anche Giovanna è rimasta incinta ma non di lui.

I due si ritrovano incinti e smarriti ma per fortuna c'è Aristide ad aiutarli da umano qual è diventato avendo perso tutti i suoi poteri celesti.

Il biondo che si finge olandese, incontra e si affeziona a suor Luisa (Maria Chiara Giannetta) con la quale prova i canti per una recita parrocchiale.

Come finirà la storia, i due partoriranno? si rimetteranno insieme? e l'angelo tornerà in cielo oppure resterà sulla terra?

V'invito a vederlo, perché è sia divertente che commovente!

Su Prime Video!

Mostruosamente Villaggio


 Un viaggio travolgente questa sera su Rai3 è stato “Mostruosamente Villaggio”, un documentario inedito, intimo, garbato e poetico, con la voce narrante di Luca Birrazzi, nella vita, tra i film e il suo personaggio più emblematico “Fantozzi”, nato dall’omonimo libro pubblicato nel 1971.  Malinconico, geniale e amante degli scrittori russi come Dostoevskij e della sua Genova, Paolo Villaggio si racconta attraverso le interviste concesse a sua figlia Elisabetta. Sono toccanti anche le parole della moglie e di suo figlio, dei suoi colleghi e amici del cuore come Adriano Panatta, Diego Abatantuono, Cochi, Milena Vukotic e Dori Ghezzi, o quelle dei figli dei suoi cari amici come Emanuele Salce, Ricky Tognazzi e Alessandro Gassmann, lasciando che le immagini dei suoi esordi televisivi, raccontino bene quegli anni emblematici e indimenticabili, quelli dove le relazioni umane erano senza filtri e  tecnologie, quelli dove prese forma  una maschera da cui noi tutti ci sentiamo rappresentati e che trae ispirazione dalla sua reale esperienza frustrante da impiegato. Dai primi lavori in tv con Cochi e Renato, alle proposte di lavoro di Costanzo, per poi arrivare al successo nazionale e oltre i confini nazionali, la carriera di Paolo Villaggio, dello scrittore di libri e canzoni con l’amico De Andrè e dell’attore apprezzato, è accompagnata da una fame continua che lo divora, un appetito oltre che di cibo, di letture, sperimentazioni per essere oltre all’attore comico, quello impegnato sia al cinema che a teatro. Un piccolo gioiello è stato proprio “Io speriamo che me la cavo” diretto da Lina Wertmuller da me personalmente amatissimo. 

Per chi non avesse visto questa sera in prima visione “Mostruosamente Villaggio”, diretto da Valeria Parisi e co-sceneggiato da Elisabetta Villaggio, suggerisco di recuperarlo su Raiplay. 

Un altro ferragosto

 Sarà l'ultima estate per Sandro Molino (uno splendido Silvio Orlando), il capostipite di una famiglia appartenente a quel proletariato sopravvissuto al nazionalismo risorto dalle ceneri di un passato non troppo lontano e che si esprime in modo plateale e spudorato attraverso gli eredi dell'altra famiglia quella dei Mazzalupi, che ha trasformato di nuovo  l'isola di Ventotene in una terra di confine, di esuli, di guerre mai veramente concluse. Anche loro sono tornati sull'isola ad agosto per celebrare le nozze di Sabrina (Anna Ferraioli Ravel), la figlia del compianto Ruggero Mazzalupi (Ennio Fantastichini) che è divenuta un'influencer di spicco e che sta per sposarsi con Cesare (Vinicio Marchioni), un uomo senza scrupoli e valori, che invita alle nozze anche l'ex moglie (Emanuela Fanelli) e il figlio. L’isola è messa a soqquadro dai Mazzalupi che se ne impossessano letteralmente per montare altari e allestire una enorme sala da cocktail a cielo aperto che contenga la stampa e la marea degli invitati all’evento.

E' tutto pronto per il matrimonio da favola di Sabrina che da ragazzina scoprì l'amore attraverso Ivan (Emiliano Bianchi) proprio su quest'isola 27 anni fa e che fu interpretata da Vanessa Marini, che rivediamo in qualche momento quando si torna al passato, inevitabilmente.

Altiero Molino (Andrea Carpenzano), un ricco imprenditore digitale sposato con un modello americano, ha voluto fortemente regalare quest'ultima vacanza a suo padre, nei luoghi dove intellettuali di sinistra costantemente citati dal padre come Altiero Spinelli, Eugenio Colorni, Ursula Hirschmann e Sandro Pertini, vissero come confinati politici, tentando di ristabilire un rapporto di fiducia e d' affetto con il padre ormai smarrito a causa di problemi di tipo cognitivo che lo allontanano dalla realtà.

Ruggero Mazzalupi (Ennio Fantastichini) e Marcello (Piero Natoli) sono assenti eppure costantemente presenti attraverso i ricordi del passato, le loro foto conservate gelosamente dalla vedova Luciana Mazzalupi, la straordinaria Paola Tiziana Cruciani e attraverso alcune scene di "Ferie d'agosto", che commuovono.

Anche Marisa (Sabrina Ferilli), la sorella di Luciana, ricorda il marito che non c'è più, anche se tenta di rifarsi una vita visto che è ancora bella e vitale con l'ingegnere Pierluigi Nardi Masciulli (Christian De Sica).

Cecilia (Laura Morante), osserva il decadimento del marito verso cui si è sempre sentita inferiore anche adesso ma lo ama sempre e comunque e non è pronta a separarsi dall'uomo malato e pronto per l'ultimo e definitivo viaggio.

Si affollano ricordi, memoria e il fragore di un presente avvilente dove sprofondano speranze, certezze e annega l'amore perduto di Luciana per il suo Ruggero, l'amore sognato di Sabrina, sposata infelicemente come previsto dall'amorevole zia Marisa e che rivede solo per qualche minuto Ivan, colui che fu il suo primo e disperato ragazzo.

Tra idealisti e adorabili romantici come Roberto, lo splendido Gigio Alberti, donne schifate dalla vita che mostrano come sa fare molto bene Emanuela Fanelli il disprezzo verso il genere umano che si è autodistrutto, la rassegnazione delle guardie dell'isola interpretate ancora una volta da Rocco Papaleo e Raffaele Vannoli, le hit estive e i canti di un passato che non potrà più tornare, si assiste ad un ultimo più che ad un altro ferragosto. attraverso il definitivo saluto alla vita terrena di Sandro Molino, pronto a consegnarsi a quegli ideali e ai personaggi che hanno affollato la sua mente e motivato il suo impegno giornalistico prima sull'Unità e poi sul web.

E' un film meraviglioso, non solo un sequel di "Ferie d'agosto", è lo specchio dei nostri tempi e attraverso queste due famiglie ritroviamo i nostri pregi, i limiti, la disperazione, la rassegnazione, la faccia più autentica di un'umanità alla deriva.

Paolo Virzì ha fatto centro, un’altra volta, ha fatto anche meglio stavolta con l’aiuto di Francesco Bruni per la sceneggiatura. 

Il film è da vedere con tutto il cuore al cinema!

Supersex 1 stagione

 Cosa mi ha spinto a vedere questa serie sulla vita pubblica e privata di Rocco Tano, conosciuto da tutti come Rocco Siffredi? 

Non certo le migliaia di film che ha interpretato, diretto e prodotto e che non ho mai visto, ma la tenerezza e quel turbamento nel suo sguardo, per cui ho sempre pensato ci fosse un mondo nascosto e inesplorato dietro quell'icona del porno. E in questa serie oltre al culto del corpo, ho trovato quel che cercavo di cogliere: l'anima di Rocco.

Chi è Rocco Tano? è un bambino di provincia, precisamente di Ortona, che vive nelle case popolari con i fratelli e i genitori, inutile dire nella miseria più totale eppure sognando ad occhi aperti come tutti i bambini.

La mamma Carmela lo vuole prete, il piccolo Rocco interpretato da un angelico bambino a cui capita di sfogliare la rivista per adulti Supersex, che darà il nome alla serie, segue in tutto e per tutto il fratello Tommaso che sarà la sua luce guida e con cui andrà a Parigi a 18 anni per fare il cameriere nel suo ristorante.

La voce fuori campo dell'adulto Rocco, concorre a creare un affresco dalle tinte drammatiche e così realistiche della vita di colui che diventerà il pornoattore italiano più famoso al mondo, che parte dall'Abruzzo alla scoperta del mondo, di se stesso e del suo superpotere.

Alessandro Borghi nei panni di Siffredi, in omaggio al Roch Siffredi interpretato dal bellissimo Alain Delon nel film Borsalino, è intenso e molto abile nel mantenere la cadenza abruzzese in tutti i sette episodi. Una cadenza che è difficile perdere, anche se si vive per tanti anni a Parigi, città dove è ambientata quasi tutta la serie oppure in America e a Budapest.

Magistrale l'interpretazione di Adriano Giannini nella parte di Tommaso, e anche bravissima Jasmine Trinca in quella di Lucia, la bellissima ragazzina abruzzese che diventerà donna tra le strade di Pigalle e l'amore senza fine verso il suo Tommaso.

Sono evocati personaggi che attraverso il porno divennero famosi come Riccardo Schicchi interpretato dal bravissimo Riccardo Nemolato e Moana Pozzi.

Tra sesso e amore c'è un abisso che in questa serie è raccontato molto bene rendendo i sette episodi toccanti fino alle lacrime.

Bisogna vedere Supersex su Netflix, assolutamente.

Io l'ho fatto e ne sono rimasta entusiasta.

In attesa della seconda stagione, ringrazio Matteo Garrone, Francesco Carrozzini e Francesca Mazzoleni per averlo diretto e Francesca Manieri per la splendida sceneggiatura.

E grazie anche agli eccezionali Borghi e Giannini!


Califano


  “Califano” è il film dedicato al ventennio (‘63/‘84) in cui scoprì il suo talento e divenne prima autore poi cantautore, l’artista romano che alla sua libertà dedicò la vita intera e tutta la sua arte, il Poeta Franco Califano.

A ricostruirne le gesta è il regista Alessandro Angelini attraverso Leo Gassmann, cantante ed emozionante in questa sua prima prova d’attore. 

È sorprendente l’abilità del talentuoso Leo nel mostrare l’anima di Califano, la sua sensibilità che gli ispirò i versi delle sue poesie che poi saranno splendide canzoni che scriverà per artisti come Ornella Vanoni, Mia Martini e Mina e poi per se stesso. 

L’amore per la libertà che lo allontanò dalla moglie e dalla figlia frutto del suo primo e importante amore, poi da Mita Medici, il suo secondo grande amore, non lo separò mai dai suoi grandi e inseparabili amici.

Il racconto del Franco uomo senza catene, nemmeno in carcere, è intenso e accurato con bellissime immagini di repertorio, una fra tutte quella dei primi Ricchi e Poveri di cui fu il primo a credere e che produsse.

Da notare anche la scrupolosa attenzione nella scelta delle montature degli occhiali da sole che il Califfo era solito indossare  e la perdita di peso che Leo ha ottenuto per somigliare al Poeta negli anni della sua gioventù.

È un film toccante che sarà possibile rivedere, per chi lo avesse perso stasera in prima visione, su Raiplay!

La visione è consigliatissima!

Bravo Leo, tuo nonno sarebbe stato anzi sarà orgoglioso di te! 

Christmas & Co

 Si avvicina il Natale e il nostro desiderio più grande è quello di conoscere Santa Claus.

Qualche volta i desideri si avverano ed è questo il caso in cui facciamo l'incontro più atteso, quello con Santa Claus in persona, giunto sulla Terra con le sue renne, solo per estrema necessità.

Il caso ha voluto che un elfo si sia ammalato, contagiando tutti gli altri impegnati nella preparazione dei regali di Natale.

Santa si affretta insieme alla sua Wanda, a trovare una soluzione: serve la vitamina C che Claus cerca nel mondo degli umani.

Ed è così che Santa entra in contatto con il nostro mondo da vicino, un mondo estraneo al suo concetto del donare, qui è tutto in vendita e per avere qualsiasi oggetto, vitamine comprese, occorre comprarle.

Nella fase iniziale della sua discesa sulla Terra, precisamente a Parigi, Santa viene arrestato, frainteso, deriso e incompreso.

Poi però s'imbatte in due giovani genitori che lo aiuteranno coi loro bambini a ritrovare la strada della guarigione per gli elfi da un malanno che li ha coinvolti in massa.

Alain Chabat dirige questo bellissimo film nel quale si ritaglia la parte di Santa Claus, al suo fianco Audrey Tautou la bella moglie Wanda Claus.

I giovani sposi che lo ospitano a casa, aiutandolo a procurarsi le vitamine per le migliaia di elfi malati, sono Amelie (Golshifteh Farahani) e Thomas (Pio Marmai).

I meravigliosi figli sono Maelle (Tara Lugassy) e Mathis (Simon Aouizerate).

E' suggestivo il viaggio sulla slitta di Santa Claus che sfreccia lungo i Campi Elisi illuminati per Natale, passando dentro l'Arco di Trionfo.

Un film natalizio di qualche anno fa ma che scopro su Prime video con piacere.

Visione consigliata!

Barbie

Ogni donna amerebbe vivere a Barbieland, immersa in un mondo rosa, pieno di donne autonome e professioniste nei vari campi, con una casa di proprietà, un'automobile e un buongiorno felice al mattino. 



In questa galassia di Barbie, spicca Barbie prototipo, la classica bionda, alta, magra che saluta ogni giorno il suo miglior amico: Ken, che in realtà vorrebbe essere molto più che un amico anche se sono entrambi asessuati.

Questa coppia biondissima però, un giorno perde l'equilibrio, da quando Barbie prototipo inizia ad avere pensieri di morte e le preoccupazioni simili a quelle degli umani e si sente inspiegabilmente cambiata e priva di certezze.

Cosi decide di fare un viaggio nel Real Word, il mondo reale, per ritrovare la perfezione perduta.

Nel mondo reale, Barbie, si sente ulteriormente smarrita e confusa, perché comprende che la vita è un continuo cambiamento, e tutto ciò è ingestibile e terrificante per una bambola.

Il viaggio nel mondo perfetto di Barbie e in quello reale, è sorprendente e favoloso, in questo film ispirato alla bambola della Mattel più amata dalle bambine di tutto il mondo, dove Margot Robbie ride e piange ed emoziona immensamente nei panni di Barbie prototipo mentre il suo Ken (perché ce ne sono tanti) è interpretato da Ryan Gosling.

La regista Greta Gerwing in questo film meraviglioso racconta il dramma delle donne con leggerezza, attraverso la bambola bellissima della Mattel di cui ricostruisce la casa, il suo modo di muoversi senza alcuno sforzo, l'esigenza di libertà in un mondo rosa dove non c'è posto per la prevaricazione maschile e in cui le donne sono libere di essere se stesse e persino felici.

Eppure a contatto con il mondo reale, Ken trasforma quell'idilliaco Paese rosa, in un posto dominato dagli uomini.

Toccherà a Barbie prototipo l'arduo compito di liberare Barbie Land dal patriarcato, scoprendo la bellezza della vita reale.

Non potevo salutare il 2023 senza vedere questo film uscito a luglio al cinema.

Ne consiglio la visione perché è pieno di significati profondi, di vita vera oltre quella sognante delle bambole create dalla Mattel.



PennadorodiTania CroceDesign byIole