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Miss Fallaci 1, 2 episodio


Primo episodio

La scommessa

"Quando intervisto i potenti della terra vado oppressa da mille rabbie, mille interrogativi che prima di investire loro, investono me e con la speranza di comprendere in che modo, stando al potere, essi determinano il nostro destino, non esagero quando dico che su ogni esperienza lascio brandelli di anima"

Le date scandiscono il tempo degli esordi nel mondo della comunicazione di colei che possiamo considerare una voce fuori dal coro, una donna bramosa di scrivere, d'intervistare, di conoscere e di dare un volto nuovo, attraverso le sue parole e il suo stile, al concetto stesso di giornalismo: Oriana Fallaci.

1956 L'Europeo

Il direttore della rivista, confina la giovane e determinata Oriana in una redazione quasi esclusivamente maschile, inchiodandola dietro una macchina da scrivere per curare la rubrica di Cinema e Costume. Lei vuole il permesso per andare a New York, per uscire dalla gabbia e intervistare Marilyn Monroe, disponendo di sei giorni di tempo per svolgere il suo lavoro. Vuole che la sua scrittura sia utile.

Guido Romani è l'interprete del viaggio che sul volo per New York, la scambia per la segretaria del giornalista e che il primo giorno la abbandona.

Oriana ama la mentalità visionaria degli americani, lei ama l'America e non si scoraggia, trovando in Joe un'alleata, che la accompagnerà nei suoi primi giorni newyorkesi. Si chiama Giovanna, ma tutti la chiamano Joe, è divorziata e libera, negli anni '50, è sicuramente un'eccezione.

"Joe viveva nella girandola delle prime a teatro, dei cocktail, dei flirt destinati a morire nello spazio di ventiquattrore, io cercavo di sfruttare al meglio il mio tempo, dovevo trovare la venere bionda, smaltito il miraggio cambiammo locale, un uomo che quella sera al Village, c'era il concerto a sorpresa di Ella Fitzgerald".

La voce di Oriana scandisce il racconto dei giorni e delle notti americane, brevi ma intense.

La Fallaci cammina per le strade innevate della città con la gonna e i tacchi, costantemente concentrata sul suo unico obiettivo: intervistare Marilyn.

Ma a Firenze, ha fatto la Guerra e ne parla con Hoffman che incontra grazie all'aiuto di Joe per riuscire a fare la sua intervista nel tempo che le rimane.

Ed è parlando della Guerra che pronuncia una frase di grande impatto come questa: "La guerra non è solo dove cadono le bombe. Ognuno sta combattendo la sua battaglia, anche se gli altri non lo vedono".

Oriana o Miss Fallaci, come la chiamano a New York, non riesce a vincere la scommessa.

Però vuole scrivere lo stesso una bella storia sulla sua avventura americana e lo fa in prima persona.

Il suo cosiddetto 'fallimento' viene pubblicato e riscuote un enorme successo.

Riceve dal suo direttore il permesso d'intervistare chi desidera, anche se ciò non la esalta ma è comunque l'inizio della sua carriera rivoluzionaria.


Secondo episodio 

Statue di cera

Oriana è a Los Angeles per intervistare le star.

Si ritrova alla festa dei Cotten, ossia alla festa più esclusiva di Hollywood, durante la quale farà amicizia con Orson Welles.

Tutto ciò che osserva, sarà d'ispirazione per scrivere storie di grande interesse.

1957 Un anno e mezzo dopo

Ha cambiato taglio di capelli Miss Fallaci. E' determinata più che mai a raccontare storie utili.

Incontra l'amica italiana a Los Angeles. Joe è anche la sua collaboratrice.

"Nella nostra società tecnologica i rapporti, cioè gli incontri sono più numerosi e più brevi ed è più difficile oggi avere rapporti duraturi; in altre parole ci si incontra più di prima e ci si perde più di prima questo nelle amicizie, nelle conoscenze e negli affetti. Joe mi era mancata come amica più che come assistente"

Tre mesi, dodici articoli, solo star. Questo è l'accordo con il giornale.

Hollywood dal buco della serratura è il titolo del pezzo che esce e dedicato alla nascita di Hollywood. 

Oriana continua ad osservare e a scrivere, ma nessuna intervista.

Oriana si posiziona all'uscita della chiesa frequentata dai Cotten, per farsi invitare alla loro festa. Anche se i giornalisti non sono mai ospiti graditi alle loro feste.

"La comunità hollywoodiana è la meno democratica che esiste in America; divisa in categorie insormontabili a seconda della notorietà, dei guadagni e del prestigio professionale, uno può essere popolare e ricchissimo ma senza essere invitato a casa dei Cotten, la stessa cosa vale per i giornalisti..."

 L'incontro con Orson Welles alla festa dei Cotten è davvero inaspettato e sconvolgente.

Oriana e Orson sono destinati a diventare grandi amici, di confidenze e anche di bevute ed è proprio lui quello che la Fallaci desidera intervistare.

Ha promesso ai Cotten che non scriverà nessun articolo sulla festa a cui si è infiltrata senza ricevere alcun invito.

Chiede scusa nell'incipit del suo articolo ai Cotten, ma non può fare a meno di scrivere ciò che ha visto e l'atmosfera che ha respirato.

Oriana Fallaci ha trovato la sua voce, il suo stile, è quello che dovrebbe fare ogni giornalista, secondo il direttore de L'Europeo.


Lune de miel avec ma mère Luna di miele con mia madre


 In questa deliziosa commedia francese distribuita da Netflix, il regista Nicolas Cuche, approfondisce il tema del mancato matrimonio con tutti i pro e i contro. Come unica soluzione, Lucas il promesso sposo, parte in luna di miele con Lily, la bella e comprensiva mamma.

Lily, la splendida Michèle Laroque, è una mamma disponibile e dedita all'educazione di suo figlio che, in procinto di sposarsi e sul più bello, viene lasciato sull'altare dalla futura sposa Elodie (Margot Bancilhon) che scappa letteralmente per tornare dal suo ex che la attende sotto la scalinata della chiesa e la porta via da Lucas e dal suo sogno d'amore.

Il viaggio consueto dopo le nozze alle Mauritius, non è rimborsabile e visto che lo ha pagato Lucas, gli conviene partire lo stesso. E' un trentenne che ricorda molto il ragazzo italiano con la lieve differenza che è andato a vivere da solo a 26 anni mentre qui a volte si sta a casa con mammà fino ai 35/40.

La recensione

Essere lasciati sull’altare nel momento del fatidico sì, equivale a un lutto. 
E se per Carrie Bradshaw di "Sex and the City", partire in luna di miele con le inseparabili amiche, diventa un modo per allontanarsi momentaneamente dall’idea del fallimento sentimentale, per Lucas partire con sua madre, sarà un viaggio alla scoperta di se stesso e di Lily, mamma e donna di cui sapeva poco o niente, avendola vissuta egoisticamente come figlio bisognoso e incapace di cogliere  i bisogni degli altri, genitori compresi. 
Il padre Michel di cui veste i panni l'adorato Kad Merad, è un uomo tranquillo e taciturno per cui il ménage familiare, è un porto sicuro. Accetta di buon grado che sua moglie parta mentre si dedica a sistemare la cucina di suo figlio, che ha bisogno di diversi ritocchi. Anche il suo matrimonio avrebbe bisogno di qualche ritocco e sarà proprio quest’imprevista luna di miele e la lontananza da sua moglie, a ispirare lavori di ristrutturazione coniugale.

Ho adorato Julien Frison nei panni di Lucas per la sua capacità di trasformarsi da monotono fidanzato che qualsiasi ragazza, non solo Elodie lascerebbe sull’altare, a un irresistibile e attraente trentenne alla ricerca di avventure e poi chissà del grande amore. Irresistibile anche Rossy de Palma nei panni di Gloria.

Il film apparentemente leggero e pieno di riflessioni, è una vacanza per tutti. Ognuno di noi potrà sentirsi Lucas, oppure Lily o Michel. 

Consigliato!


Kinda Pregnant





 Kinda Pregnant è una commedia americana del 2025 diretta da Tyler Spindel e scritta da Julie Paiva e Amy Schumer. Ha come protagonista Schumer al fianco di Jillian Bell, Brianne Howey e Will Forte. Il film è uscito su Netflix il 5 febbraio 2025. 

Ho scelto di vedere su Netflix una commedia così deliziosa, un po’  per curiosità e anche perché ancora sconvolta dal fatto di cronaca abbastanza recente sulla cinquantenne che ha inscenato una finta gravidanza per nove lunghi mesi, con tanto di pancione finto, mentendo spudoratamente a tutti, persino a suo marito. 

In questo caso la protagonista Lainy è un’insegnante di circa quarant’anni, che ha appena concluso un fidanzatamento durato quattro anni con Dave e si ritrova sola e disperata, mentre Kate, la sua migliore amica di una vita, è sposata e in attesa del suo primo bambino.

Una bugia tira l’altra irrimediabilmente e tutto precipita, tutto tranne la sconfinata simpatia e umanità di Lainy, in grado di rimettere ogni rapporto al proprio posto, anche quello con Josh (Will Forte) che potrebbe rivelarsi come l’amore che aspetta da una vita.

È una commedia sul delicato tema della maternità, sull’invidia e sul fatto che la donna oltre che con tutto il resto, deve fare i conti anche con l’orologio biologico, che può scadere nell’attesa dell’uomo giusto con cui mettere su famiglia. 

La commedia, prodotta da Adam Sandler, va vista perché induce a molteplici riflessioni su di un tema forte e controverso come l’essere madre, con l’etichetta sociale che ciò necessariamente comporta, accanto a quella di non esserlo affatto e non sempre e solo per scelta.

Amy Schumer è semplicemente perfetta! 


Consigliato!




Il Conte di Montecristo la miniserie di successo su Raiuno

 Sam Claflin ha sedotto milioni di spettatori attraverso il personaggio nato dalla penna di Alexandre Dumas: Edmond Dantès, il giovane marinaio di Marsiglia, che, sceso dalla nave Pharaon, capitanata da Leclère, disgraziatamente morto nel viaggio di ritorno, sta per prendere il suo posto per meriti e  riabbracciare l'amato e anziano padre Louis e l'amatissima ragazza catalana Mercedes; tutta la sua felicità svanisce quando diventa la vittima di un complotto che lo conduce nelle segrete del Castello d'If, lontano dal suo amore e dalla vita possibile.

La vicenda si svolge nella prima metà dell'800, ossia nel tempo in cui l'Imperatore Napoleone, esiliato all'Elba, sta progettando la sua fuga e il suo ritorno a Parigi e la monarchia decaduta, stenta a lasciare la corona e i seguaci della monarchia, lottano contro i bonapartisti, primo fra tutti Gerard de Villefort (Mikkel Boe Folsgaard) il sostituto Procuratore del Re che senza un regolare processo, imprigionerà Edmond.

A causa di un avverso destino, mosso dall'invidia di due loschi individui come Fernand Mondego (Harry Taurasi) il cugino e innamorato di Mercedes e Danglars (Blake Ritson), marinaio e collega poi divenuto barone,  trascorrerà ben 14 anni in isolamento e l'ingiusta condanna avviene nel giorno più bello di tutti, quello del suo fidanzamento con la bella Mercedes (Ana Girardot); con la complicità di Caderousse, il gestore di un'osteria, il catalano e il marinaio scrivano, complottano affinché Edmond sia separato dalla sua amata dalla muraglia di una prigione e tramando ciò, iniziano a scrivere una lettera da inviare al Procuratore del Re, nella quale dipingono il giovane e innocente marinaio come un usurpatore e messaggero di una lettera da consegnare al Comitato bonapartista di Parigi.

In effetti Edmond, possiede una lettera ma è ignaro del suo contenuto, ha solo fatto una promessa al suo capitano in punto di morte, dando la sua parola che consegnerà a Parigi tale epistola. Tuttavia non è bonapartista e cospiratore, è solo un giovane marinaio, futuro capitano,  spensierato, innamorato e felice.

Il meraviglioso romanzo di Alexandre Dumas che ha ispirato numerosi registi dal 1922 con la versione muta e con Jhon Gilbert come protagonista, fino al recente adattamento con Gerard Depardieu e Ornella muti nel 1998 in un'altra miniserie di successo, ha il pregio di narrare fatti di un secolo affascinante come l'800, mostrando come sia immutata la natura dell'animo umano con le sue molteplici sfaccettature e come le gioie ma soprattutto i dolori dell'esistenza, possano mutare e compromettere il viaggio terreno dove ognuno s'impegna per occupare un posto dignitoso con il favore della Provvidenza, o giustizia divina in terra, che nella vicenda francese, guida Edmond e lo conduce a compiere l'avventura ardua e coraggiosa della vendetta finale, con il sostegno di amici fidati come il contrabbandiere Jacopo, che nella miniserie televisiva franco-italiana in 4 episodi, conclusa ieri sera e diretta da Bille August, è interpretato magnificamente da Michele Riondino, il bandito romano Luigi Vampa  (Lino Guanciale) che sosterrà fino alla fine Edmond  e  Gaspard Calderousse (Jason Barnett).

L'abate Faria interpretato magistralmente da Jeremy Irons, è l'incarnazione della Provvidenza, mentre nel tentativo di scavare un tunnel che lo conduca alla libertà, incontra Edmond nel momento più disperato della sua permanenza in prigione, quello in cui decide di smettere di mangiare e di mettere fine allo strazio di una simile esistenza. Faria attraverso i suoi sapienti ragionamenti, gli insegnamenti tratti dai 150 libri letti e imparati a memoria, riaccenderà nel giovane la luce della speranza e lo condurrà al tesoro sull'isola di Montecristo, una volta evaso, che darà un nuovo senso alla sua vita e gli permetterà di attuare la vendetta che sogna da 14 anni.

Vendetta che ha inizio con la conoscenza di Albert (Nicolas Maupas) il giovane figlio di Mercedes e Fernand, il quale gli presenterà la sua famiglia che ringrazierà il Conte di Montecristo, giunto a Parigi da poco, per aver salvato la vita dell'amato figlio.

Le figure femminili da Mercedes a Hermine Danglars (Gabriella Pession) ad Haydeé (Karla-Simone Spence) sono estremamente attuali, legate ai loro uomini siano essi padri, mariti o cugini, ma autonome e sprezzanti del pericolo.

Potrebbero essere eroine dei giorni nostri.

Ho amato molto questa serie perché induce a riflessioni profonde sul senso della vita e su come ci si senta prigionieri o imprigionati in ruoli e in situazioni che ci privano della libertà di agire e di essere autentici.

Invito chi non avesse seguito la miniserie a cercarla su Raiplay ed esorto chi ancora non l'avesse fatto, a leggere il romanzo di Alexandre Dumas "Il Conte di Montecristo".

La farfalla impazzita


Neanche un minuto di pubblicità questa sera durante il film “La farfalla impazzita” diretto da Kiko Rosati in prima visione su Raiuno, una storia di giustizia, verità e speranza, quella di Giulia Spizzichino sopravvissuta all’Olocausto  e di 26 componenti della sua famiglia, alcuni ingiustamente coinvolti nel rastrellamento nel Ghetto di Roma per l’eccidio delle Fosse Ardeatine ed altri portati a morire ad Auschwitz.


Giulia Spizzichino interpretata magnificamente da Elena Sofia Ricci, fu un’ebrea romana segnata dalla strage nazista che affrontò il passato lottando per l'estradizione e la condanna di Erich Priebke, ex ufficiale nazista pianificatore ed esecutore materiale dell’eccidio delle Fosse Ardeatine; Ritrovato negli anni ‘90 in Argentina, Priebke trascorreva serenamente e senza alcun rimorso, la sua vecchiaia con la moglie.
 
Giulia, soprannominata “la farfalla impazzita” da un caro amico, attraverso il suo viaggio in Argentina e la sua testimonianza , riaprì ferite dolorose ma necessarie per la memoria e per il processo all’ex ufficiale nazista. 
Dal libro  autobiografico “La farfalla impazzita” che Giulia Spizzichino scrisse con il generale e scrittore Roberto Riccardi (edito nel 2013 dalla casa editrice La Giuntina), nasce il film documentario, storico ed estremamente toccante trasmesso il 29 gennaio 2025 che omaggia il coraggio di una donna speciale ed emblematica la cui voce è bello e necessario ascoltare.


Nel film per la tv, accanto alla protagonista, spicca la splendida figura di Umberto, il marito di Giulia, interpretata da Massimo Wertmuller dotato di una dolcezza e un’umanità sconvolgente.
Altrettanto intenso è Josafat Vagni nei panni di Marco, il figlio di Giulia e Jurgen Heinrich in quelli  di Priebke. 
È stato un meraviglioso e dovuto omaggio alla signora Giulia, alla sua famiglia e a tutte le vittime della Guerra, di ogni Guerra. 

Back in action

 

 

Ed è così che torna in azione la super Cameron, al fianco di Jamie Foxx, l’amico e collega e in questo caso, innamorato e padre di due splendidi e talvolta ostili figli da educare, proteggere e amare coraggiosamente. 

“Back in action” è su Netflix dal 17 gennaio e mi è piaciuto moltissimo per tanti motivi, non ultimo la fotografia. Il primo è la presenza dopo dieci lunghi anni di assenza, della favolosa Cameron Diaz, ora mamma felice di due figli anche nella vita oltre che nel film e che a 52 anni è ancora stratosferica. 

Nel film diretto da Seth Gordon, ci sono molti anzi, troppi cattivi, qualche equivoco circa una chiave ben custodita in Inghilterra a casa di una mamma inglesissima ed eccezionale come Glenn Close, che non è a conoscenza di questo fatto ma saprà farsi valere.

 Emily (Diaz) e Matt (Foxx) mettono da parte la vita da agenti della CIA, per dedicarsi alla famiglia. 

Ciò che sembra far parte di un passato ormai lontano, torna nel presente di una coppia e di una famiglia tranquilla: l’azione. Così coloro che apparivano agli occhi dei figli come dei Boomers pur facendo parte della Generazione X, si trasformano nell’arco di poche ore in due fenomenali e prodigiosi genitori, abili conoscitori di tecniche di combattimento, disinvolti nell’uso delle armi e di ogni mezzo via terra e acqua, per salvarsi e soprattutto per salvare la vita degli amatissimi figli presi in ostaggio dal nemico.

C’è una linea sottile e inequivocabile tra il bene e il male e la forza di questo film è di averla mostrata usando come filtro proprio l’azione funzionale anzi indispensabile a svelare la potenza dei sentimenti che esplode gradualmente e che ispira e motiva le lacrime della Diaz e dello spettatore.

Consigliato! 


Unfrosted Storia di uno snack americano



Nel 1963, Kellogg's e Post, rivali giurati nel settore dei cereali, si affrettarono a creare un tortino che avrebbe cambiato per sempre la colazione. In questa competizione accesa, le due aziende cercarono di anticiparsi l'una all'altra.

E' il primo lungometraggio scritto, diretto e interpretato dall'attore comico Jerry Seinfeld, da maggio su Netflix.

La storia è affascinante perché ambientata negli anni '60, quelli in cui nacque il tortino che rivoluzionò la colazione dei bambini americani, il Pop Tarts.

Nell'eccezionale cast c'è un fascinoso e maturo Hugh Grant, nei panni di Thurl Ravenscroft un attore shakespeariano e occasionalmente  Tony the Tiger, la famosa mascotte di Frosted Flakes.


Si combattono tante battaglie, questa è a base di zucchero, pastafrolla e bontà, scovata da due geniali bambini dentro i cassonetti della casa rivale di dolciumi per la colazione.

Bob Cabana (Seinfeld), dirigente della Kellog's, ha radunato un cast strepitoso da Grant appunto all'irresistibile Melissa McCarthy, Ami Schumer, Max Greenfield e Christian Slater per raccontare una storia di sperimentazioni e scoperte.

Il film ambientato nel passato, ha la capacità di mostrare come i tempi siano mutati e stravolti dalla tecnologia e dal delirio di onnipotenza umano, che qui è manifestato dalla voglia di creare una merendina sensazionale e senza precedenti, da cui può dipendere, un po' come il viaggio dell'uomo sulla luna, il destino dell'umanità.

E' un film corale, divertente e bello, scoperto su Netflix.

Consigliato!
 

Leopardi il poeta dell’amore infinito


 Nella miniserie su Raiuno “Leopardi: il poeta dell’Infinito” diretta da Sergio Rubini, ciò che è messo in luce è lo sconfinato amore del poeta marchigiano per la vita oltre che per la cultura libresca, la bellezza e la ricerca della verità.
L’amore fraterno nella clausura famigliare, diventa ammirazione per le figure di riferimento che lo esorteranno a rompere le catene che lo costringono a una vita di ‘studio matto e disperatissimo’ nella maestosa libreria paterna di Recanati, per poter spiccare il volo. 
Oltre ai suoi amici libri, avrà amici in carne ed ossa, che lo ammireranno immensamente e lo ostacoleranno come accadrà con gli editori o con gli altri intellettuali al Viesseux.

Leonardo Maltese, il giovane e talentuoso attore che interpreta Giacomo Leopardi, ha un fisico esile e una voce flebile, un tono sommesso e lieve, uno sguardo acceso sul mondo, su quella natura matrigna di cui parla con l’amata Fanny.  

Sarà Antonio Ranieri (Cristiano Caccamo), l’amico caro con cui Giacomo trascorse i suoi ultimi e più begli anni tra Firenze e Napoli, a raccontare la storia del poeta marchigiano per il quale desidera trovare una degna sepoltura in un periodo buio come quello del colera. Così chiede aiuto a Don Carmine (Alessandro Preziosi) al quale narrerà  la straordinaria vita del Poeta dell’Infinito.

Il ritratto di Giacomo Leopardi, è davvero incantevole perché il regista fa emergere la grandezza del suo pensiero, la vastità del suo sapere che non è solo il proverbiale pessimismo cosmico a cui il poeta è costantemente associato. In realtà la sua visione pessimistica è fortemente legata al suo sconfinato amore per l’esistenza, la sua, minata nel fisico e per questo dolorosa.

Torna la voglia di rileggere le opere di Leopardi, per cercare, quell’amore infinito.

Un ottimo cast da Alessio Boni nei panni di Monaldo a quelli di Valentina Cervi, la madre Adelaide, a Fausto Russo Alesi (Pietro Giordani) a Giusy Buscemi, l’amata Fanny Tozzetti, a Dodo Gagliarde, il medico che si prende cura di Giacomo alla fine dei suoi giorni terreni.

Ne consiglio la visione su Raiplay 


Missing you

Il 2025 di Netflix si è aperto con una nuova miniserie thriller firmata Harlan Coben.

MISSINO YOU, LA TRAMA

I romanzi del prolifico scrittore Harlan Coben sono stati adattati per la televisione in serie tv come Shelter (su Prime Video), The Stranger (su Netflix) e - per l'appunto - Un inganno di troppo

 

Adattata per la televisione da Victoria Asare-Archer, Missing You è una miniserie in cinque episodi che tiene lo spettatore col fiato sospeso per tutta la sua durata: il web è stracolmo di commenti di persone che non sono riusciti a smettere di vederla, fino all'episodio finale.

 

Ambientata nel Regno Unito, Missing You segue la detective Kat Donovan (Rosalind Eleazar), alla guida del dipartimento delle persone scomparse. Tenace e volitiva, Kat è iper-concentrata sulla sua carriera. Tuttavia, la sua vita sentimentale non è altrettanto felice. Incoraggiata dalle sue migliori amiche Aqua (Mary Malone) e Stacey (Jessica Plummer), si iscrive a un'app di incontri per rimettersi in gioco. Le cose prendono una brusca piega quando si imbatte nel profilo dell'ex fidanzato Josh (Ashley Walters), che l'ha improvvisamente lasciata dieci anni prima. Nel frattempo, riceve un'altra notizia che la turba: l'assassino di suo padre sta morendo di cancro. Il papà di Kat, il detective sergente Clint Donovan (Lenny Henry), è stato ucciso sul lavoro diversi anni prima. Con Monte aggrappato alla vita, la donna è determinata a vederlo e a sapere il motivo dell'omicidio. Così come è determinata a sapere il perché dell'addio di Josh.

 

Con un ritmo incalzante, Missing Yousvela diversi misteri mentre Kat lavora tenacemente per rimettere insieme frammenti del suo passato. Ancora alle prese con la perdita del padre e lo shock di essere stata abbandonata dal fidanzato, dimostra come la perdita e l'angoscia si insinuano e si stabiliscono nelle nostre vite, senza mai andarsene del tutto. Inoltre, sebbene al centro del racconto vi sia la tumultuosa vita di Kat, Missing You svela anche come il contesto e le amicizie possano influenzare il modo in cui vengono percepiti gli eventi. La serie esplora come l'inganno può corrodere le relazioni, alterandole irrevocabilmente. 

IL CAST

Al centro di Missing You troviamo Rosalind Eleazar, attrice britannica classe 1982, già vista in Breedes Slow Horses. Eleazar veste i panni delle detective a capo dell'Unità Persone Scomparse del Regno Unito. Il padre è morto in servizio anni prima, vittima di un omicidio. E, qualche giorno dopo quel tragico evento, anche il fidanzato l'ha lasciata. Undici anni dopo, ritrova l'ex su una app di incontri. E il suo passato torna a galla. Richard Armitage, Thorin Scudodiquercia nella trilogia de Lo Hobbit, veste i panni del detective Ellis Stagger, capo di Kat Donovan, collega di suo padre e suo mentore. Ci sono poi Ashley Walters (Josh Buchanan, il fidanzato scomparso di Kat che riappare misteriosamente sull'app di dating),  Sir Lenworth George Henry nei panni del padre di Kat e Marc Warren in quelli del suo assassino, Monte Leburne.


 

Non ho mai seguito serie tv, ho iniziato con Netflix, prima fra tutte Emily in Paris, restandone letteralmente rapita. 

Suggerisco Missing you perché nonostante la suspence che traversa i cinque episodi, ha come leit motiv l’amore che motiva le azioni di tutti i personaggi nati dalla penna di Coben a partire dalla detective Kat che nonostante sia stata tradita da tutti coloro che amava, li aiuta e sa perdonare. È rappresentato l’amore genitoriale, l’amore omosessuale. L’amore in tutte le sue forme. 

Consigliata 

Mica è colpa mia


 Iniziare l’anno con il film di Umberto Carteni “Mica è colpa mia”, su Netflix, è come ricevere una carezza inaspettata, di quelle che scaldano il cuore. 

La recensione

Napoli con i suoi meravigliosi scorci, è la città dove tirano a campare Vito (Antonio Folletto), un giovane padre single che rischia di perdere l’ affidamento del figlio Napoleone, vivendo senza lavorare se non sporadicamente in un ristorante, con suo fratello Antonello (Vincenzo Nemolato) nella casa paterna destinata alla demolizione perché di lì a poco sorgerà un hotel. 
Il progetto che prevede la demolizione del palazzo è curato dalla fondazione De Leonardi a cui sta lavorando Marina (Laura Adriani) con il fidanzato.
Vito e Antonello escogitano un piano nel tentativo di salvare la loro casa e così entrano in contatto con l’architetto che si sta occupando del progetto relativo all’hotel di lusso che si ergerà sulle macerie del palazzo dove vivono da quando sono nati. 
Vito si presta a questa truffa indossando i panni di un benefattore occhialuto che la pedina, facendosi trovare in  tutti i luoghi che lei frequenta e cercando di carpire, attraverso un attento studio del suo cellulare che Antonello ha trafugato,  tutte quelle che sono le sue abitudini, ciò che la fa stare bene e che la rilassa, come la cucina. 
Tra scambi d’identità e bugie di ogni tipo, Vito si ritrova innamorato dell’architetto che a sua insaputa, ha lavorato al progetto di un hotel che sorgerà senza avere i regolari permessi e questo grazie ai sotterfugi di un fidanzato di cui si fidava ciecamente.
La commedia romantica, attuale e per certi versi amara, gode dello sguardo fresco e attento del regista e appassiona e commuove grazie a degli attori incantevoli come Nemolato e Folletto, i due fratelli Vito e Antonello e la brava Adriani nel ruolo di Marina.  
Un film che è un vero piacere vedere e rivedere! 
Consigliatissimo! 


L’ombra di Caravaggio

 Ho appena visto un film meraviglioso: “L’ombra di Caravaggio”, un vero e proprio affresco vibrante e veritiero sul destino dell’uomo nel suo passaggio terreno, sia esso artista come il Caravaggio, oppure filosofo e pensatore come Giordano Bruno, o semplicemente malfattore, prostituta e nobile, papa e cardinale, ognuno imprigionato in quell’etichetta sociale di cui, nel ‘600 e non solo, era impossibile liberarsi.
Eppure le figure ai margini della società sono d’ispirazione per Michelangelo Merisi e vengono ritratte in tutta la loro autenticità proprio perché lui ama dipingere ciò che vede e una prostituita gli appare come una madonna e un giovane amante come un angelo o un santo. 

La pellicola diretta magnificamente dal visionario e geniale Michele Placido, è un lavoro corale dove il Caravaggio è il recluso, il condannato, l’amante, l’artista, il protetto e il perseguitato da quell’inquisizione che finirà per togliergli la libertà di esprimersi e di esistere. Come ha visto morire disperatamente e ingiustamente Giordano Bruno, arso vivo perché eretico secondo la Chiesa, Caravaggio si prepara per tutta l’ esistenza al suo momento conclusivo, nel mentre vive come desidera senza limiti o regole. Solo una in realtà: “amor vincit omnia” come l’omonimo dipinto dei primi del ‘600.

Da parte di Scamarcio allo stesso Michele Placido, al figlio Brenno fino allo struggente Giordano Bruno, interpretato dal magnifico Gianfranco Gallo, a Luis Garrel e alla divina Isabelle Huppert , è assordante il grido di verità che dal ‘600 come  un’eco giunge ai giorni nostri, portando con sé il peso di quell’ombra mai realmente svelata. 

Chapeau a Placido e a tutto il cast. Complimento fatto due anni dopo l’uscita del film che non ero riuscita a vedere!

Stasera in prima visione su rai3 ho ammirato il dipinto! 




 

Com’è umano Lui!


 Le scorribande con gli amici Faber e Polio, sullo sfondo della sua Genova e altri aneddoti nostalgici ed esaltanti come la composizione di alcuni tra i testi più belli di De Andrè, tratteggiano l’uomo dietro il personaggio che noi tutti conosciamo, perché in fondo siamo tutti Fantozzi.

Inizia e finisce così il film magistralmente diretto da Luca Manfredi, perfezionista e maniacale nella ricostruzione di quell’epoca: gli anni ‘50, con le automobili che circolavano allora, gli abiti e soprattutto l’ambiente in cui visse un genio innovatore come Paolo Villaggio.

Abituati a vederlo sempre accanto alla sua Pina nei panni del ragionier Fantozzi, qui è inseparabile dall’amatissima Maura (Camilla Semino Favro) che mette incinta e sposa senza avere un lavoro fisso che alla fine gli trova il padre.

Quel periodo di lavoro da impiegato, apparentemente devastante dal punto di vista sia umano che psicologico, in realtà sarà immensa fonte d’ispirazione per il giovane e tormentato Paolo che ha dalla sua parte una sola e preziosa alleata: sua moglie. I genitori sono esigenti e severissimi nei confronti del giovane e Manfredi lo sottolinea attraverso la figura della madre interpretata dalla bravissima Emanuela Grimalda che ispirerà Villaggio nella creazione del professor Kranz.

L’artista genovese è un attento osservatore del genere umano e sarà proprio questo suo spirito critico a portarlo al successo prima radiofonico poi televisivo, grazie a un talent scout come Maurizio Costanzo.

Dopo essere uscito dall’anonimato e in viaggio da Roma a Milano, Paolo viene persino chiamato dalla casa editrice Rizzoli per proporgli di scrivere un libro sul ragionier Ugo Fantozzi da cui nascerà la saga conosciuta e amata da tutti noi.

Il film è perfetto ed Enzo Paci è a suo agio nei panni di Paolo Villaggio, è stato bravo a rappresentarne l’animo, il suo estro creativo e quel talento incontenibile. Anche la voce e gli atteggiamenti sono stati indovinati.

Il film ci mostra un Villaggio come dire segreto, inedito, che continua a vivere attraverso la sua arte e sicuramente da lassù avrà riso oppure no, magari ammiccato soltanto, con maggiore benevolenza rispetto al direttore generale del suo ufficio. 

Consiglio la visione di questo bellissimo lavoro su Raiplay, con un cast davvero brillante dalla bella Camilla nei panni della moglie, ad Augusto Zucchi in quelli del padre al bravissimo Andrea Filippi che ha il volto e  la voce di De Andrè e Andrea Benfante, struggente nei panni dell’amico Polio.

Chapeau! 

Mancino naturale su Raiuno e su Raiplay


Devo dire la verità: ho visto il film per la presenza di Francesco Colella, l’attore che dopo “Due piccoli italiani” (2018) mi ha letteralmente conquistato e quando apprendo che è nel cast, mi siedo e attendo l’emozione che arriva autentica come la sua recitazione.

Ebbene, ho visto “Mancino naturale” questa sera, trovandolo un po’ lento all’inizio con la solita Gerini nella parte della coatta attraente, matura per avere un figlio di dieci anni anche se oggi è normale, perché capita che il primo figlio si ha a 40 anni.

La storia è attuale e dopo la lentezza iniziale c’è un crescendo di situazioni che lo rendono interessante ed estremamente attuale.

Il pallino del calcio dei genitori che i figli la maggior parte delle volte subiscono, è il tema portante del film.

Questa volta però è diverso. C’è Paolo, orfano di padre che ha un talento naturale: un sinistro eccezionale. Anche se il talento non basta.

Serve un procuratore giusto che dopo le false promesse, realizzi il sogno di sua madre Isabella, ossia di farlo entrare nella serie A.

Il procuratore giusto a quanto pare non è Marcello, interpretato da Massimo Ranieri.

Altro tema è l’incapacità dei genitori di comprendere i propri figli e Isabella dimostra di non aver capito nulla di suo figlio anche se si spende e sacrifica per consentirgli  di diventare un calciatore di serie A.

A comprendere Paolo riesce solo Fabrizio, il nuovo vicino di casa, uno sceneggiatore che gli trasmette l’amore per il sapere. È estremamente bella la figura di Fabrizio interpretata magnificamente da Francesco Colella, intenso anche attraverso il suo linguaggio non verbale fatto di sguardi che esprimono come e più delle parole.

I pomeriggi passati a studiare e in compagnia di Fabrizio, nutriranno la giovane mente di Paolo che inizia ad amare la lettura persino di un libro impegnativo come Il conte di Montecristo che il vicino di casa gli ha prestato e saranno illuminanti i suoi nuovi interessi e ispireranno il giovane animato da buoni proposti.

Nel film diretto da Salvatore Allocca, non mancano momenti drammatici e commoventi.

Ne consiglio la visione su Raiplay! 

Carosello Carosone e la meravigliosa vita di un artista

Dopo essere stato trasmesso su Raiuno il 26 maggio, il film "Carosello Carosone" è su Raiplay e si tratta di un fantastico affresco per conoscere particolari inediti sulla vita del grande artista napoletano Renato Carosone, ispirato al libro "Carosonissimo" del giornalista e musicologo Federico Vacalebre.
Partito da zero, Carosone diventa l'unico artista italiano in testa alle classifiche americane, non una ma ben tre volte.
Il film diretto da Lucio Pellegrini e del 2021, illumina la mia mente curiosa e amante delle storie e delle persone meravigliose, dopo l'altro splendido lavoro di Pellegrini, la miniserie su Guglielmo Marconi chiamata Marconi l'uomo che ha connesso il mondo.
 Siamo a Napoli nel 1937, la città di nascita e dove il giovanissimo Renato Carosone interpretato magnificamente dal solare Eduardo Scarpetta, si diploma al conservatorio. 
Suo padre Antonio (Tony Laudadio) lo ha cresciuto da solo, dopo la scomparsa di sua madre (Marianna Fontana) e lo incoraggerà a partire per dare inizio alla sua gavetta artistica, in Africa.
Nei vent'anni successivi il giovane pianista vive una rocambolesca e colorata ascesa ai vertici delle classifiche internazionali attraversando la Napoli degli anni Trenta, le colonie africane degli anni Quaranta e la Dolce Vita degli anni Cinquanta. Geniale, rivoluzionario e antidivo, l'uomo si ritira dalle scene non ancora quarantenne, al vertice del suo successo, dopo aver creato uno stile musicale innovativo, fatto di suggestioni africane, swing americano e profonde radici napoletane che, a cento anni dalla nascita, fa ancora ballare il mondo. Con le musiche di Stefano Bollani.
Accanto a Carosone, ci sono parolieri come Nicola Salerno (Tu vuò fa l'americano, Torero, Caravan petrol) e musicisti di grande talento con cui stringe una solida amicizia, primo fra tutti Gegè Di Giacomo (Vincenzo Nemolato) e Peter Van Wood (Nicolò Pasetti) che decise di lasciare il sestetto per percorrere la sua strada autonomamente.
Oltre all'amore per la musica, c'è l'amore per una donna, una ballerina veneziana che Carosone conosce in Africa e di cui s'innamora perdutamente e che amerà per tutta la vita.
Questa donna è Lita Levidi, interpretata da Ludovica Martino di cui amerà anche il figlio Pino, frutto di un'altra relazione, che il musicista considererà  da subito  suo figlio.
Questa storia d'amore che s'intreccia alla sua storia d'amore con la musica, è esaltante ed emozionante se pensiamo a tutti gli artisti contemporanei da Renzo Arbore a Vinicio Caposella, Pino Daniele e Stefano Bollani che a lui si sono ispirati e a cui devono dire grazie per la splendida lezione che Carosone ha lasciato.
La bellezza e la leggerezza della musica italiana in un film davvero meraviglioso, la cui visione è consigliatissima.

Marconi l’uomo che ha connesso il mondo


 La miniserie dedicata all’inventore, scienziato, senatore e premio Nobel per la Fisica nel 1909, il bolognese Guglielmo Marconi, padre della radio e del telegrafo senza fili, a 150 anni dalla sua nascita, ha ripercorso  la luminosa luminosa esistenza del ricercatore, attraverso la splendida interpretazione di un altro bolognese come Stefano Accorsi, abile nel rappresentare lo spirito e l’ingegno dell’uomo anche nel privato, marito e padre affettuoso.

Anche Nicolas Maupas, il giovane Guglielmo, è estremamente emozionante nel raccontare i vent’anni dello scopritore.

Il senso delle invenzioni di Marconi è un immenso contributo al miglioramento e all’evoluzione dell’umanità e un tassello in grado di collegare  il presente all’imminente futuro.

Intorno all’inventore ruotano molti personaggi come Mussolini, interpretato molto bene da Fortunato Cerlino a Ludovica Martino, la giornalista italoamericana Isabella Gordon, legata ad Achille Martinucci (il bravissimo Alessandro Vassallo) membro dell’OVRA.

La vita familiare di Marconi rappresentato nel suo ultimo anno di vita il 1937, si svolge all’interno di un piroscafo dove si trova il laboratorio del fisico e un telefono perfettamente funzionante.

Cecilia Bertozzi è Maria Cristina Marconi la devota e bella moglie.

Accorsi si conferma impeccabile nei suoi  emblematici discorsi come accadde in “Radiofreccia” il fortunato film d’esordio di Luciano Ligabue.

 Stefano Accorsi ha omaggiato in modo sublime il nostro inventore! 

Fortunatamente è possibile recuperare su Raiplay la miniserie diretta da Lucio Pellegrini.

Ne consiglio la visione.




 


Come può uno scoglio su Prime video con Pio e Amedeo


 Dopo il fortunato esordio con “Belli ciao” (2022) diretti da Gennaro Nunziante, regista di film di successo come “Cado dalle nubi” (2009), “Sole a catinelle” (2013), “Quo vado?” (2016), Pio e Amedeo divertono e inteneriscono con questo film sulla fratellanza e sulle sorprese inaspettate della vita o scherzi del destino che dir si voglia. 

Pio, vive nell’ agiatezza al nord con la moglie e due figli dopo aver ereditato una fortuna dal padre. 
Sta per diventare sindaco in Veneto quando s’imbatte in Amedeo, un tipo coatto che sarà il suo nuovo autista.
 Amedeo è un ex detenuto assunto dal parroco del paese per condurre Pio in un viaggio alla scoperta di un’altra vita. 

Nel film ci sono attori che mi ha fatto molto piacere trovare come Nicola Rignanese apprezzato al fianco di Cetto La Qualunque (Antonio Albanese) e Francesca Valtorta amata in “Immaturi il viaggio”.
Pio e Amedeo mi sono piaciuti molto anche stavolta! La loro comicità e il loro stile è autentico.

Il film è in prima visione su Prime video.

Visione consigliata 


Palazzina Laf


Tre David di Donatello ha meritato questo stupendo film con il suo esordio  alla regia per Michele Riondino che omaggia Taranto, la sua città di origine.

Alla fine degli anni ‘90, furono 79 i lavoratori vittime di mobbing e confinati nella Palazzina Laf.

Presentato alla Festa del Cinema di Roma 2023 nella sezione Grand Public esce nelle sale cinematografiche a novembre dello scorso anno.

Per la sua opera prima da regista Michele Riondino sceglie un tema - quello dell'ILVA di Taranto - che gli è vicino e gli sta a cuore e cerca di farlo nel miglior modo possibile, collaborando con Maurizio Braucci per la sceneggiatura e un cast d’immensa bravura da Elio Germano ad Anna Ferruzzo e per “La mia terra” il pezzo che chiude il film, sceglie un altro Tarantino: Antonio Diodato.
Riondino è Caterino Lamanna, operaio siderurgico reclutato da Giancarlo Basile un dirigente senza scrupoli interpretato da Elio Germano, per fare la spia, trasferendolo in un luogo che appare privilegiato come la Palazzina Laf, dove un gruppo d’impiegati competenti vengono privati della loro dignità.
È forte l’esigenza di raccontare il primo caso di mobbing collettivo della storia industriale italiana, finito nelle aule di giustizia. 
Riondino racconta la storia di un uomo che è l’eco di una collettività, il  mondo operaio tarantino che ruota intorno all’acciaieria siderurgica più grande d’Europa, di cui abbiamo tanto sentito parlare al tg ma della quale sappiamo poco e niente.
Attraverso questo esempio di cinema civile, il giovane regista e attore, conquista un posto d’onore accanto ai grandi del passato da Rosi a Petri e Volontè.
E di lavori come questo il cinema Italiano ha davvero bisogno.
Il film è da vedere e rivedere.
Cercatelo nelle varie piattaforme.
Io l’ho visto su Amazon Prime.



Sei nell'anima la storia di Gianna Nannini, dei suoi esordi su Netflix


 Quando la volontà e il talento sovrastano i fischi di un pubblico disabituato alla bellezza e anestetizzato dai tormentoni, sboccia un fiore chiamato Gianna Nannini.

Il film biografico che nasce da "Cazzi miei", il libro della Nannini, è diretto con maestria da Cinzia Th Torrini, sceneggiatrice al fianco della stessa Gianna.

E' una storia che trasuda dolore e che commuove come accade per le cose della vita.

E' narrato l'esordio della cantante, una ragazza con le idee chiare e la voglia di spaccare il mondo attraverso la sua inconfondibile voce resa magnificamente dalla straordinaria Letizia Toni, un vero portento.

Il  distacco di Gianna da una famiglia e da un padre (Maurizio Lombardi) che nella fase iniziale stenta a comprenderla, a riconoscere il suo talento dirompente, la sua trasferta milanese, le prime e viscerali amicizie, l'impatto devastante e illuminante al tempo stesso con le case discografiche e con Mara Maionchi di cui veste i panni la bravissima Andrea Delogu, che si commuoverà di fronte al suo incredibile brio, motivano la giovane e talentuosa senese, mettendola a dura prova.

"Il dolore è obbligatorio, la sofferenza è facoltativa" è una delle tante frasi emblematiche del film che ho visto con interesse su Netflix e di cui consiglio la visione.

Cento domeniche su Prime video



 Antonio Albanese, sceneggia, dirige e interpreta "Cento Domeniche", un film drammatico, uscito nel novembre del 2023 e in prima visione su Prime Video.

La storia si consuma veloce come l'ingiustizia e la malasorte e ruota intorno ad Antonio, ex operaio di un cantiere nautico, separato serenamente dalla moglie e custode dell'anziana mamma con cui vive; L'abile operaio, ormai divenuto un peso nella fabbrica, è animato dal desiderio di organizzare una bella festa di matrimonio per Emilia, l'unica e amata figlia che sta per sposarsi.

Antonio è un uomo quieto, che ha conquistato una serenità interiore basata sul rispetto per il prossimo.

Gli equilibri iniziano a vacillare quando un giovane impiegato di banca, lo avverte confidenzialmente sulla crisi finanziaria di quel che per tutti gli abitanti del piccolo paesino di montagna in Brianza era un porto sicuro, anzi, un confessionale, come amavano chiamarla tutti quella banca.

Neanche il deus ex machina rappresentato dall'ultimo direttore di banca, e interpretato magistralmente come sempre da Nicola Rignanese, riuscirà a impedire che si compia il tragico destino di Antonio.

Albanese è impeccabile anche stavolta.

Apprezzato in diverse pellicole, l'ultima è Grazie ragazzi, remake del film francese "Un Triomphe", in "Cento domeniche" diviene la voce di tutti i truffati dalle banche, un gruppo di persone modeste che hanno sacrificato la loro vita per il duro lavoro, mettendo da parte i risparmi in banca, per realizzare qualche piccolo sogno e per concludere la propria esistenza degnamente.

La visione è consigliatissima su Amazon Prime.



Califfo a Roma

 Il 30 marzo del 2013 ci lasciava Franco Califano, sensibile paroliere e cantautore che racconta la vita, la sua, quella degli altri e le emozioni autentiche che costellano le sue esperienze umane, siano esse negative come il carcere o la droga e le dipendenze, che positive come le amicizie sincere, l'amore per le donne, per la vita e per la poesia che gli ispirò di notte, tutto ciò che ha scritto per gli altri e per se stesso.

Per rivivere la sua arte, Raiplay ci regala "Califfo a Roma", diretto da Ezio Zefferi, un racconto inedito degli anni '80 in cui Franco si racconta alle telecamere Rai.

Oltre alle toccanti parole di Califano, si possono ascoltare alcune delle meravigliose canzoni che scrisse per Ornella Vanoni e Peppino Di Capri, estremamente poetiche e attualissime.

Questo documentario della durata di 23 minuti circa, ha contribuito a mostrarmi il talento dell'artista a cui sono stati dedicati bellissimi film come Califano con il bravissimo Leo Gassmann.

PennadorodiTania CroceDesign byIole