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Da William Shakespeare ai giorni nostri, riflessioni sul teatro in tempo di pandemia

Ci si prepara ad un'Italia rossa, poiché quasi tutte le regioni lo sono, i divieti aumentano, le chiusure anche e quella che si stava avvicinando come la nostra data di festa e di apertura, quella del 27 marzo, pare debba essere rimandata. La storia è stata piena di pandemie e di crisi teatrali. Come azionista e a volte attore della sua compagnia teatrale, nonché drammaturgo principale per esempio, Shakespeare ha dovuto affrontare per tutta la sua carriera queste ripetute ed economicamente devastanti chiusure. Particolarmente gravi furono le epidemie di peste del 1582, 1592-93, 1603-04, 1606 e 1608-09.

Nel blog Lampi di Riccardo De Palo de Il Messaggero, a proposito di pandemia e di teatro, apprendo che ai tempi di Shakespeare, non si conosceva il veicolo del bacillo yersinia pestis, ovvero le pulci dei topi; e si credeva che fossero i contatti umani a propagare il morbo; così, spesso e volentieri, i teatri erano i primi ad essere chiusi (e nessuno si preoccupava dei roditori). Non solo. Al tempo del Bardo, gli attori e le loro compagnie avevano una pessima fama e i predicatori usavano dire che «la causa della peste è il peccato, e la causa del peccato le commedie». Tra il 1603 e il 1613, il Globe di Shakespeare e gli altri spazi londinesi dedicati al teatro subirono chiusure durate 78 mesi, vale a dire il sessanta per cento del totale. In questi casi, succedeva che intere compagnie fossero obbligate a partire, alla ricerca di città risparmiate dal contagio: dei tour obbligati con il terrore che il morbo continuasse a perseguitare gli attori.

Dopo questo affascinante salto nel passato, mi piace tornare al presente e prima che tutto sia chiuso, vietato, mi piace riportare qualche altra considerazione dalla viva voce degli artisti che hanno gentilmente risposto alle mie domande sul teatro in tempo di pandemia.

"Il 27 avrebbero dovuto riaprire i teatri. Sono forse tra i più antichi luoghi di cultura che ci arrivano dal passato. Luoghi dove si pensa, si piange, si ride, si curano l'anima e il cervello, insomma il luogo dove si cresce e si diventa migliori. Questo virus li ha chiusi, complice anche una considerazione di essi sbagliata. Questo virus poteva essere, invece, l'occasione per cambiare in meglio le cose, Anzi, se il cinema con lo streaming credo subirà un ennesimo colpo, il teatro rischia di estinguersi. non è mai accaduto in 2000 anni,,, per questo la preoccupazione di chi ci lavora dovrebbe accompagnarsi a quella di tutta la comunità. Il teatro resta ancora il miglior specchio dei tempi, come diceva Shakespeare".

Massimo Wertmuller (attore di teatro e cinema di Roma)


"Il nostro lavoro vive di programmazione, devi convincere il pubblico che sarà giusto spendere dei soldi, che non ha. E poi non siamo statali, non avendo un bonifico accreditato a fine mese. Cosa penso del teatro in tempi di pandemia? E' tutto in ritardo: vaccini, ristori, pianificazioni. Ma sono certo che vinceremo perché la cultura, anche in Italia, rimarrà alla base di tutto".

Antonio Conte (attore di teatro e cinema vive a Roma)


"La riapertura dei teatri dovrebbe essere festa nazionale! Non credo sarà possibile tornare ad una "normalità " se si dovessero riaprire il 27 marzo, men che meno in questa terza ondata di pandemia. Ma quale "normalità poi? Da molti anni ormai fare teatro ha significato per la maggior parte di noi attori, registi, autori e non ultime le maestranze, una missione da portare avanti dentro una realtà sorda e ignorante che ha penalizzato soprattutto le produzioni minori, dove spesso nascono le situazioni più interessanti artisticamente. La cultura dal vivo serve a tenerci vivi, a capire, perché rappresentare tante realtà diverse fanno di noi una comunità che respira insieme, una realtà fisica che non può essere sostituita dalla tecnologia. Il teatro dovrebbe diventare materia scolastica, perché attraverso questa esperienza si entra dentro la vita come in una storia d'amore".  
Barbara Scoppa (attrice, autrice di Roma)

Manca il diritto al teatro... Valentina Chico e gli altri artisti ce lo raccontano al tempo della pandemia

Su Pennadoro si parla di teatro e spettacolo, di sogno e realtà.
Si avvicina una data amatissima da chi come me il teatro lo ha studiato e lo segue attraverso la scrittura e da chi lo vive in prima persona come lavoratore dello spettacolo, il 27 marzo 2021, la Festa del Teatro.
Proprio il 27 marzo prossimo è prevista una riapertura dei luoghi dove il teatro vive, il palcoscenico, il cinema e i luoghi dove si svolgono i concerti.
Ho incontrato in questo marzo diverso, pieno di colori delle regioni, bianche, gialle, arancioni oppure rosse in base al tasso di positività al Covid-19, artisti che hanno lasciato la loro opinione sul teatro al tempo della pandemia.
"Esiste un'idea forte di bene pubblico? Il teatro dovrebbe essere un bene pubblico. Il teatro e i suoi diritti erano già calpestati prima del Covid. Qui da noi manca il diritto al teatro. Certo che si spera in una riapertura... ma aprire un teatro non è come riaprire un bar. Adesso lo scenario è diverso. 
Servono i vaccini.
Da lì si riparte.
E i vaccini non ci sono per tutti.
Perché nemmeno la salute purtroppo è un bene pubblico.
E' il bancomat delle lobby farmaceutiche".  
Valentina Chico (attrice, insegnante, regista di Roma)

“Riaprire i teatri non ha senso, per motivi artistici/imprenditoriali, ormai ne hanno parlato in tanti. Ora direi teatri chiusi... ma vaccini aperti a tutti”.
Maurizio D'Agostino (attore, si sente un napoletano nato a Roma)
 
"Voglio essere ottimista. Sono contenta della riapertura dei teatri anche perché senza teatro non posso vivere. Evviva il teatro!"  
Elisabetta Arosio (attrice nata a Genova, vive a Roma)

"Il 27 marzo più che una certezza è una speranza, la speranza di tornare a sognare grazie alla magia del teatro, del cinema, di un concerto. In questi tempi così difficili siamo costretti a navigare a vista e, più realisticamente, mi sto occupando di progetti teatrali da proporre per la stagione estiva. Colgo l'occasione per riabbracciare virtualmente tutti i teatranti e tutto il pubblico, speriamo di ritrovarci presto". 
Eugenio Tassitano (compositore, autore di Reggio Calabria, vive a Roma)

27 marzo 2021, c'è aria di riapertura... la parola agli artisti

C'è aria di primavera, di rinascita e di riapertura proprio il giorno della festa più importante per noi, quella dedicata al Teatro, il 27 marzo 2021. Il Dpcm (articolo 15), prevede il ritorno degli spettacoli aperti al pubblico in sale teatrali, sale da concerto, sale cinematografiche, live-club e in altri locali o spazi anche all'aperto i quali saranno svolti esclusivamente con posti a sedere preassegnati e distanziati. Ho raccolto alcune riflessioni di amici attori, registi, autori, direttori di teatri che sono stati ospitati su Pennadoro attraverso interviste e recensioni di spettacoli indimenticabili e che vivono in diverse regioni contraddistinte da colori bianco, giallo, arancione, rosso.       

"Il teatro è sacro, cura e migliora. Fate servire messa anche a noi. Serviamo".  
Pino Quartullo (attore, regista, sceneggiatore, direttore artistico e insegnante di Civitavecchia - Lazio)

 

"Penso che la data del 27 marzo sia assolutamente irrealistica per la situazione epidemiologica che il Paese sta ancora vivendo. La Toscana sta lottando per restare in arancione e se il colore dovesse cambiare purtroppo è più facile passare al rosso che al giallo. Inoltre le condizioni per la riapertura (25% della capienza) risultano impraticabili da un punto di vista economico. Abbiamo già fatto barchette coi materiali stampati a ottobre. Non vorremmo ripetere". 
Giancarlo Mordini (direttore del teatro di Rifredi Pupi e Fresedde di Firenze - Toscana)


"Credo che la proposta di riaprire i teatri il 27 marzo sia semplicemente la volontà di far ripartire il settore. Perché nei fatti non è così semplice. Chi ha spettacoli pronti? a parte forse con grandi produzioni con i nomi da cartellone. I piccoli teatri poi non ce la farebbero comunque a sostenere spese a causa dei posti ridotti. Infine la stagione teatrale volge al suo termine. Mi auguro che ci possano essere tutte le garanzie e sicurezze per la stagione 2021/2022". 
Rita Pasqualoni (attrice e autrice di Orvieto, vive a Roma)



"Riaprire i teatri ora non ha senso, rischierebbe seriamente di distruggere molte piccole/medie realtà teatrali che sono l'humus della nostra cultura, agevolando ancora di più i teatri stabili e le grandi produzioni private che hanno già ricevuto notevoli sostegni pubblici in questo triste periodo. Forse bisognerebbe pensare ad una riapertura dopo l'estate e dopo una campagna vaccinale adeguata, solo allora si potrebbe tornare nei teatri in sicurezza per poterne godere appieno e portare bellezza al nostro spirito. Approfitterei di questo periodo per cominciare a pensare a delle serie riforme per lo spettacolo dal vivo. Mi auguro che la politica abbia questa visione lungimirante, del contentino non ce ne facciamo nulla". 
Romano Talevi (attore di teatro, cinema e tv di Roma)



"A fare le spese della cattiva gestione sono sempre i luoghi di cultura. Le metropolitane traboccano di gente. Se lì non c'è bisogno di tenere più di 20 cm di distanza, perché un teatro può essere riempito solo per un quarto? Ci si ammala solo al teatro, al cinema, nei musei e nelle università? Certo, meglio riaprire con le limitazioni che non riaprire, ma a che prezzo? I costi di gestione della maggior parte delle strutture non possono essere coperti da un'affluenza massima del 25% di pubblico, il che significa - come sempre - che a farne le spese sarà la nostra categoria aumentando la selezione ed abbassando i compensi di chi potrà lavorare". 
Roberta Russo (attrice, autrice di Salerno, vive a Roma)

La maturità nello stesso liceo di Indro Montanelli

Ero nell'attesa di scrivere alcune mie riflessioni e curiosità su Montanelli e Gervaso e ne approfitto oggi dopo la notizia triste della statua di Indro Montanelli imbrattata con della vernice rossa a Milano e la recente scomparsa di Roberto Gervaso di cui ho letto molte opere tra cui la meravigliosa biografia di Casanova e che mi ha sempre incantato.
Innanzitutto vorrei ricordare la splendida collana della Storia d'Italia di Montanelli nella quale tra gli anni sessanta e settanta Roberto Gervaso firmò, insieme a Montanelli, i sei volumi dal 3º all'8º e che fu  acquistata e letta da mio padre e utilizzata da me per introdurre storicamente la figura di Tommaso d'Amalfi (Masaniello) il cui dramma storico di Eduardo è oggetto della mia tesi di laurea in Storia del teatro e dello spettacolo alla Sapienza nel 2002. E' una collana che andrebbe letta attentamente per la sua fluidità, la ricchezza di particolari e il valore culturale contenuto in queste preziose pagine.
Ho scoperto con immenso piacere di essermi diplomata nello stesso liceo classico il Marco Terenzio Varrone di Rieti, dove Indro si trovava per motivi di lavoro paterni. Infatti il padre era preside al Marco Terenzio Varrone e capitò che Montanelli prese la maturità classica proprio in quel liceo.
Mi ha rattristato sia passata quasi inosservata la notizia della scomparsa di Roberto Gervaso, scrittore illuminato, ironico e aforista del Corriere della sera che ricordo con il suo papillon.
Le strade di questi due grandi giornalisti e scrittori, si sono incrociate e il loro incontro è stato costruttivo e andrebbero conosciuti, studiati e apprezzati per il contributo dato alla cultura italiana in Italia e nel mondo, dato che Gervaso è stato tradotto in tutto il mondo e Montanelli ha fondato e diretto quotidiani quali Il Corriere della sera, Il Giornale e la Voce.
Altro che influencer e follower.





Ironica, educativa e molto green Emanuela Grimalda al Golden. L'intervista

“Se Dio fosse una donna il mondo sarebbe più divertente o quantomeno con più buonsenso. Un Dio come noi, con qualche chilo di troppo, perché anche lei come l’universo tende ad espandersi, con le rughe, che inciampa nei Buchi neri nella corsa incessante a fare cento cose alla volta sul tacco 12 per giunta! Ubiqua, come solo una donna sa essere. Un Dio insicuro perché una donna anche se è Dio fa fatica a crederci”. Emanuela Grimalda.

L'attrice mi ha rilasciato un'intervista che pubblico prima della replica di domani lunedì 20 gennaio 2020 al Teatro Golden.

L'intervista di Tania Croce

Sarà in scena il 20 gennaio 2020, il tuo monologo intitolato Dio è una signora di mezza età, è uno spettacolo indubbiamente ironico anche sul ruolo della donna oggi? 

E' uno spettacolo dove mi diverto a mettere insieme l'alto e il basso immaginando questo dio donna che crea i pianeti ma che fa anche ottimi tiramisù. Mi diverto a immaginare un mondo spostando il punto di vista. Siamo abituati a pensare che la creazione sia maschile, io dico bé se lì sopra ci fosse una donna quali sarebbero i suoi miracoli, come funzionerebbe il mondo che tipo di dio sarebbe lontano della narrazione che ne abbiamo avuto. Mi servo di questa metafora per parlare degli essere umani non degli dei.

Per gli Indiani d'America, alla base della creazione c'è una dea madre. Il discorso cambia per i Cristiani. Dio padre creò il cielo e la terra, l'uomo e dalla sua costola, la donna. Nel tuo monologo ipotizzi simpaticamente che Dio sia una donna. Perché?

In moltissimi miti della creazione c'è la dea madre, facendo una naturale correlazione tra la procreazione e la grande creazione. Nel corso del tempo le cose sono cambiate. Immaginando un Dio donna dico che non avrebbe fatto l'essere umano dal fango con lo sputo ma l'avrebbe fatto con acqua e farina. 

Se fossi un uomo, quali cambiamenti apporteresti? Non so, sceglieresti una donna come presidente della Repubblica e come papessa?

Gli uomini il potere se lo tengono stretto. Mi diverto a fare il capo supremo in questo spettacolo, lancio il cuore più in alto attraverso la fantasia. E' un invito a vedere il mondo da un altro punto di vista, volgendo lo sguardo là dove non siamo abituati a guardare. L'artista ha il compito di fornire sorridendo (nel mio caso) una visuale diversa e alternativa delle cose.

Se fossi Dio come indurresti l'uomo a salvare il mondo?

Nello spettacolo mi diverto a minacciare l'uomo in questo grande giudizio universale utilizzando un grammelot veneto per rendere questo Dio divertente. Se non abbiamo la paura di un castigo non riusciamo ad avere una consapevolezza. Dico: "Non capite che se avvelenate questa terra ai vostri figli lascerete questa terra avvelenata?) Ci muoviamo senza pensare al domani. E' anche molto green questo spettacolo.

Cosa aggiungere a quanto detto dall'attrice e autrice Emanuela Grimalda.
Non ci resta che andare a immaginare se Dio fosse una signora di mezza età al Teatro Golden!

Gli spettacoli più belli del 2019

Il 2019 è stato un anno intenso, complesso, pieno di ostacoli e di teatro, che ha allietato le nostre ore.
E' difficile dare un voto agli spettacoli visti e amati ma vorrei elencare quelli che ho amato di più e perché.

1) Il miglior spettacolo omaggio all'omonimo film di Pupi Avati, è sicuramente REGALO DI NATALE con Giovanni Esposito, Filippo Dini, Valerio Santoro, Gigio Alberti e Gennaro Di Biase per la regia di Marcello Cotugno, visto al Quirino. 
Mi è piaciuto perché...
"Oltre all'impeccabile regia di Cotugno e alla maestria del cast, è degno di nota il lavoro magnifico sulle luci affidato a Pasquale Mari, le scenografie suggestive di Ferrigno e l'adattamento di Pierattini che ha proiettato una storia degli anni '80 ai giorni nostri, frenetici e telematici, dove forse valori come l'amicizia, hanno un peso inferiore nella nostra vita rispetto all'imperante individualismo.
Un ottimo lavoro teatrale da vedere ed applaudire".
La recensione:



2) Il musical più emozionante è sicuramente A CHRISTMAS CAROL dall'opera sul Natale forse più bella che sia stata mai scritta da Dickens, con uno Scrooge Ciufoli di rara bravura e Fabrizio Angelini nei panni di Mr. Fezziwig, danzando con un cast straordinario. Visto al Quirino.
Mi è piaciuto perché...
"In questo musical il viaggio è corale e spirituale, verso un distacco dalle cose materiali che rendono gli uomini meschini e orribili. Siamo tutti un po' Scrooge e il teatro rende possibile questa catarsi, ossia una purificazione che ci illumina, indicandoci la giusta strada da percorrere per diventare uomini migliori".


3) Tra gli omaggi alla letteratura straniera più toccanti del 2019 c'è senza alcun dubbio LE NOTTI BIANCHE di Dostoevskij con la regia di Francesco Giuffrè visto al Ghione.
Mi è piaciuto perché...
"Il regista Francesco Giuffrè ha saputo ricreare la Pietroburgo descritta dall'autore russo e la dimensione utopistica del sognatore attraverso i giochi di luci di Luca Palmieri, le suggestive musiche classiche, i costumi in scena come a suggerire presenze fisiche, l'ultima quella dell'amato di Nasten'ka con il quale scomparirà dalla scena lasciando solo il povero e innamorato sognatore.
Tra giochi di pioggia e un ombrello che s'illumina e dal quale cadono le gocce da cui l'eroe si ripara, luci fioche nelle quattro notti in cui i due sconosciuti s'incontrano, si consuma la meravigliosa storia che racchiude un'ideologia etica di protesta".
La recensione:


4) Come posso non elencare in questa mia appassionata classifica, l'altro omaggio letterario a Dostoevskij interpretato da Mauri e Sturno all'Eliseo I FRATELLI KARAMAZOV?
 La sofferta performance di Glauco Mauri, interrotta a causa di un malore, è stata ripresa con successo nella serata indimenticabile a cui ho assistito.
Mi è piaciuto perché... 
"Glauco Mauri e il regista Matteo Tarasco hanno scelto i capitoli più emblematici del romanzo, la cui summa è sicuramente rappresentata dal monologo di Roberto Sturno che è Ivàn, uno dei tre figli di Fëdor Karamazov e conduce il pubblico nel suo viaggio iniziatico attraverso Il racconto del Grande Inquisitore".
La recensione:


5) Tra gli spettacoli di autori teatrali contemporanei stranieri apprezzati nel 2019, cito con immenso piacere ed emozioni: IL PRINCIPIO DI ARCHIMEDE adattato dal regista Angelo Savelli vincitore del Premio Ubu Speciale 2019 e prodotto da Pupi e Fresedde. Ho visto la prima allo Spazio Diamante, seduta al fianco del suo autore: il catalano Josep Maria Miro.
Mi è piaciuto perché...
"Il teatro degli interrogativi dell'autore catalano originario di Vic (Barcellona), mette insieme le domande che si susseguono nel copione, nel tentativo di comprendere gli altri e noi stessi. Il dialogo è pieno di battute interrotte di colpo e di punti interrogativi, la scena è animata da déjà-vu e flashback come fosse la fotografia dei nostri pensieri più che delle azioni compiute, dei ricordi che si agitano nella nostra mente, nel tentativo di restare a galla come il corpo immerso in un liquido teorizzato da Archimede.
E' stata un'esperienza forte, assordante come il rumore dei vetri in frantumi che paralizza, inquieta, sconcerta".
La recensione:

6) Tra i tributi alla drammaturgia pirandelliana, mi ha emozionato immensamente I GIGANTI DELLA MONTAGNA con Gabriele Lavia ammirato al Teatro Eliseo.
 Mi è piaciuto perché...
"La vita e la morte s'incontrano tra mezzi teatrali e visioni, verità e finzione, in questo dramma testamento dell'autore di Girgenti, che conclude la trilogia pirandelliana di Gabriele Lavia, un attore e regista immenso ed eccezionale, che ha mostrato in questa pièce il talento prodigioso dei bambini, capaci d' inventare storie a cui credono, una magia che l'umanità ha smarrito".
7) LA GENTE DI CERAMI è un altro spettacolo omaggio tra i miei preferiti visti nel 2019 con una straordinaria Anna Ferruzzo e un impeccabile Massimo Wertmuller, visto al Vittoria. Mi è piaciuto perché...
"In questo splendido atto unico, cambiano tempi e costume, abitudini, cappelli e stati d'animo Massimo e Anna, incontrandosi, corteggiandosi, ridendo, piangendo, sussurrando, declamando e cantando come solo due grandi interpreti sanno fare e regalando agli spettatori, immagini splendide della Roma petroliniana e di quella del boom economico, e portando in scena belle anime, fragili oppure ridicole ma sempre e comunque straordinarie".
La recensione:
https://www.pennadoroteatro.com/2019/03/la-gente-di-cerami.html


8) Tra gli spettacoli pedagogici ispirati alla scienza, ho visto e adorato al Sala Umberto LA SCUOLA DELLE SCIMMIE.
Mi è piaciuto perché...
"E' una lezione di teatro e scienze, psicologia, pedagogia e religione. 
Come studenti maturi e consapevoli, entriamo nella scuola delle scimmie, tra professori illuminati e condannati, presidi severe, genitori atei e cattolici, allieve innamorate e zii eloquenti e smarriti.
Bruno Fornasari, l'autore e regista dello spettacolo sull'evoluzionismo e il creazionismo, ispirandosi a tre fatti realmente accaduti, ha scritto una pièce entusiasmante, che induce a pensare a ciò in cui crediamo o abbiamo creduto, influenzati dall'educazione ricevuta in famiglia, dagli studi compiuti e dal credo religioso".
La recensione: 
9) Merita un posto privilegiato il meraviglioso spettacolo WALKING ON THE MOON dedicato alla missione Apollo 11, la cui data ha coinciso con l'anniversario dell'allunaggio avvenuto 50 anni fa. Ha vestito splendidamente i panni dell'astronauta Michael Collins l'attore e regista Graziano Piazza al Teatro Romano di Ostia Antica.
Mi è piaciuto perché...
"Lo spettacolo scritto da Fabio Morgan e diretto da Leonardo Ferrari Carissimi è un atto unico di rara bellezza con scene di teatro nel teatro, citazioni letterarie, luci stroboscopiche e Moon River come colonna sonora perché l'amore (come nel film Colazione da Tiffany) è il dono che Collins consegna al giovane e inesperto Elia (Matteo Cirillo), come fosse un carburante speciale per poter mettere in moto il suo sogno. La gradinata del Teatro Romano immerso nell'area archeologica di Ostia Antica come palcoscenico per gli attori, ha consentito una visione suggestiva e coinvolgente".
La recensione:
https://www.pennadoroteatro.com/2019/07/viaggio-sulla-luna-con-mike-collins.html


10) L'One man show di Enrico Montesano, il mio attore romano preferito, dotato di una vis comica fuori dal comune, apprezzato nella splendida cornice di Santa Severa, mi ha rincuorato, rallegrato e divertito immensamente.
Lo spettacolo mi è piaciuto perché:
"Nel meraviglioso viaggio teatrale di circa due ore, l'immenso attore, imitatore, barzellettiere, rumorista e cantante, con la leggiadria di un cavallo di razza ha attraversato epoche, ideologie, tradizioni popolari, lingue e dialetti italiani e stranieri per raccontarsi e mostrare l'uomo condizionato dalla politica e dalla comunicazione sui social, priva di pathos ed emozioni autentiche".
La recensione:
https://www.pennadoroteatro.com/2019/08/enrico-montesano-in-one-man-show.html


11) Il secondo omaggio al cinema che ho apprezzato quest'anno, è stato lo spettacolo pedagogico L'ATTIMO FUGGENTE, la prima versione teatrale dell'omonimo film cult del 1989, reso famoso dalla straordinaria e indimenticabile performance di Robin Williams visto al Ghione.
Mi è piaciuto perché: 
"E' stato un magnifico viaggio letterario e umano al fianco di Ettore Bassi e vorrei dire che questa pièce è necessaria perché sottolinea l'insostituibile valore dello studio e dell'educazione indispensabile all'orientamento degli adolescenti".
La recensione: 
https://www.pennadoroteatro.com/2019/10/ettore-bassi-insegna-lamore-per-la.html


12) Lo spettacolo musicale di Romano Talevi, una vera e propria opera rock dove la prosa s'insinua per raccontare storie di periferia drammatiche e vicine a ognuno di noi, è stato TANGENZIALE visto al teatro Lo Spazio.
Lo spettacolo mi è piaciuto perché:
"E' uno spettacolo rock, uno show teatrale originale e seducente, con citazioni letterarie: Shakespeare in primis e richiami cinematografici di grande impatto. Le meravigliose melodie eseguite dal vivo, catturano il pubblico animandolo di speranze e il canto si trasforma in una preghiera collettiva e salvifica, come il teatro, il luogo dove le emozioni sono condivise e tangibili.
Ogni attore in scena è un musicista pieno di fantasie, angosce, ricordi e sogni.
In fondo "... noi siamo fatti della stessa sostanza dei sogni e la nostra vita è circondata dal sogno" (William Shakespeare)".
La recensione:
https://www.pennadoroteatro.com/2019/11/tangenziale-invocando-gli-dei-speranza.html



13) L'OPERAZIONE al Piccolo Eliseo, è un ottimo esempio di drammaturgia contemporanea italiana, scritto, diretto e interpretato da Rosario Lisma.
Mi è piaciuto perché...
"Le figure dell'autore teatrale, dell'attore, del critico autorevole e dello scribacchino sul web, un furbetto incompetente che pubblica online per entrare gratis a teatro, sono analizzate dall'ispirata e brillante penna d'oro di Rosario Lisma che interpreta Saverio, un autore motivato ed erudito, ridotto dalla noncuranza della critica ad essere un precario come i colleghi attori".
La recensione:
https://www.pennadoroteatro.com/2019/12/loperazione-di-rosario-lisma-al-piccolo.html

A lezione di teatro dal Professor Gnomus. L'intervista

L’attore, autore e regista Claudio Gnomus, sarà in scena al Teatro Porta Portese di Roma con lo spettacolo Ass Mania, una sorta di excursus culturale sul lato B, a partire dall’antichità fino a giungere ai giorni nostri, alla società dell’immagine e alla pubblicità. Il Professor Gnomus ci spiega la storia della sua ultima pièce prima della prima.

Tania Croce) Dopo la meravigliosa pièce tratta dal libro di Gray Gli uomini vengono da Marte, le donne da Venere, dove ti ergevi a insegnante colto e burlone, torni a teatro con uno spettacolo sociologico e antropologico come Ass Mania. Ti va di parlarmene? 

Claudio Gnomus) Volentieri, quello spettacolo che menzionavi Gli uomini vengono da Marte, le donne da Venere, mi ha aperto una finestra sul mondo delle coppie che non ho più chiuso. Dopo quello scrissi Marte Venere dalla teoria alla pratica (Teatro dei Satiri), Tra moglie e marito non mettere il dito (Teatro dei Satiri e poi Ambra Garbatella), e Tre ex in affitto WiFi inclusa (Teatro dei Satiri e poi Tirso De Molina, tradotto anche in Croato al Teatro Nazionale di Zara). 
Ora mi sono trovato, anche per le esperienze di Producer nel Burlesque insieme ad Amalia Vox, a considerare l’importanza del lato B. Mi sono detto: nel famoso best seller, poi anche spettacolo teatrale di grande successo I monologhi della vagina, si è dato voce alla femminilità più vera e profonda, ma mai nessuno, che io sappia, ha dato voce e parlato del sedere. 
Il lato B è sempre stato importante fin dall’antichità, nella pubblicità, nell’arte e nella linguistica. Quindi vesto di nuovo i panni del Professor Gnomus per parlare, sempre con il massimo rispetto e tanti aneddoti culturali, ma anche con tanto spirito e divertimento (di nuovo colto e burlone vedi?) del sedere, posteriore, deretano, didietro, glutei, chiappe o puramente… culo. Durante la serata ci saranno due interventi di Burlesque di Amalia Vox e di un/a ospite a sorpresa ogni sera. 

Tania Croce) Quanto è urgente per un attore comunicare certe verità a teatro? 

Claudio Gnomus) Non so, ma arriva un momento in cui senti che è il momento giusto per uscire allo scoperto ed allora diventa impellente comunicare, confrontarsi, anche scontrarsi se occorre con il perbenismo, cercando di far capire che si può parlare di tutto, con la giusta misura e il rispetto per il pubblico. 

Tania Croce) Siamo ciò che mostriamo di essere ben oltre la maschera che indossiamo o come scrisse Luigi Pirandello ne I giganti della montagna Imparerai a tue spese che lungo il tuo cammino incontrerai ogni giorno milioni di maschere e pochissimi volti

Claudio Gnomus) Come non essere d’accordo col grande Pirandello che delle “maschere” fece una conoscenza approfondita e credo ineguagliabile. Però, senza nulla togliere alla serietà ed alla pragmaticità pirandelliana, credo ci sia un lato giocoso, burlone, ma non per questo meno colto, che a volte ci può far superare la maschera. D’altronde non si dice forse che il “culo non mente mai?” Io ho visto tanti volti camuffati da maschere più o meno importanti ma non ho mai visto un sedere mascherato. 

Ah ah, che dire, andiamo a vedere il volto che sta dietro a tante maschere che incontriamo nella nostra vita. Ci guiderà il Professor Gnomus!

Quando? 

domani Venerdì 15 novembre, a seguire fino all’8 dicembre (venerdì e sabati alle 21,00 e domeniche alle 18,00). 

12 repliche. Teatro Portaportese, Via Portuense 102. Trastevere, Roma. 

di Tania Croce

Rita Pasqualoni è Tangenziale. L'intervista

Torna al teatro Lo Spazio il 26 novembre 2019 "Tangenziale" lo spettacolo diretto e interpretato da Romano Talevi.
Diverse storie, raccontate in musica e prosa dal suo narratore Krapp, un chitarrista cieco con il dono della veggenza, che si esibisce con un trio di artisti di strada per le vie della città. 
Incontriamo l'attrice Rita Pasqualoni, nel cast dello spettacolo pieno d'attualità e riflessioni per raccontarci alcuni particolari del testo e del suo personaggio.

Tania Croce) In questo spettacolo il passato s'insinua nel presente. Tangenziale è un luogo di passaggio, una terra di mezzo dove s'incontrano un gruppo di musicisti illuminati da un personaggio cieco dotato della saggezza di Tiresia. Qual è il tuo ruolo in questa pièce?

Rita Pasqualoni) Il mio ruolo in “Tangenziale”? "Io sono Tangenziale, attraverso di me passano le vie del mondo. Vene scure di giorno, serpenti di arcobaleno la notte. Vite vanno e vengono incessantemente…”. Tangenziale rappresenta non solo un luogo ma tutta l’umanità, in tutte le sue forme e sfaccettature e nello stesso tempo è al di sopra di tutto e tutti. Tangenziale osserva, custodisce, consiglia, accoglie, offre speranza a tutte le genti che “…come piccole formiche cosmiche si perdono nel nulla delle loro esistenze”. Tangenziale è in continua trasformazione: è e non è allo stesso tempo. Subisce metamorfosi fisiche e psichiche. Ma è sempre presente, altrimenti non ci sarebbe vita “…ogni città che io contengo è il mio cuore, il suo battere frenetico. In me pulsa la vita dell’universo stesso.” Nella pièce, Tangenziale ingloba tutto ciò che accade realmente in scena e fuori dalla scena, ossia in un mondo parallelo realizzato attraverso dei video, un mondo il cui significato profondo, sarà visibile solo alle anime consapevoli. 

Tania Croce) Ti trovi in quest'ombelico del mondo a riflettere e far riflettere il pubblico su quali tematiche?

Rita Pasqualoni) Lo spettacolo “Tangenziale”, attraverso la musica dal vivo e la prosa, consta di due livelli di lettura: quello fisico, materiale e quello spirituale, onirico. Attraverso il mio ruolo vorrei far riflettere o quanto meno offrire una suggestione su come stiamo vivendo e dove stiamo andando. Perché Tangenziale esisterà sempre ma l’umanità no. Abbiamo tutti un tempo limitato per vivere su questo pianeta chiamato Terra “…siamo tutte anime di passaggio ma ci vuole tanto coraggio…” e quindi non possiamo sprecarlo. Vorrei che ci destassimo da tanti falsi miti che troppo spesso si sostituiscono ai veri valori della vita, alimentando conflitti e intolleranza fra le persone. Infine le guerre. Vorrei che prima di intraprendere una qualsiasi azione, ci chiedessimo se ne vale davvero la pena, analizzandone vantaggi, svantaggi e conseguenze.

Tania Croce) Il teatro può essere visto oggi come mostrò Aristofane ne Le Rane, la salvezza degli uomini?


Rita Pasqualoni) Credo che il teatro, da sempre, sia stato salvifico per gli uomini. Un mezzo per comunicare, per denunciare, per allietare e divertirsi, far riflettere e interrogarsi, per celebrare semplicemente la bellezza e l’estetica. Attraverso questa forma di espressione artistica (così come del resto attraverso la pittura, la musica, la danza, ecc.) si ha la possibilità di arrivare alla mente e al cuore delle persone e condividere il proprio pensiero e visione del mondo. L’attore interpreta la realtà che riconsegna allo spettatore arricchita di un significato soggettivo che la trascende. Ed è questo secondo me che fa del teatro un luogo magico, dove poter fare accadere l’inverosimile, ciò che è nascosto nelle pieghe della nostra coscienza. Operando questa sorta di magia, gli uomini possono essere salvati, sia gli attori che gli spettatori. Possono trovare, in modo inaspettato, una soluzione o semplicemente una giusta intuizione. Possono provare sensazioni sconosciute o ritrovate e riconciliarsi. Possono uscire da questo luogo di mistificazioni ma mai falso, con una nuova consapevolezza. Oggi con la moderna tecnologia applicata agli smartphone , si è perso un po’ il senso del mistero. Intendo il mistero della vita, di ciò che ci muove veramente e di come ogni giorno sia un piccolo grande miracolo svegliarsi, respirare, emozionarsi. Compiere tutte quelle azioni che ci accompagnano durante la giornata, essere consapevoli dei pensieri e sensazioni che ci animano. Siamo sempre più distaccati da noi stessi perché sempre più spesso ci relazioniamo e confrontiamo con una realtà virtuale dalla quale pretendiamo risposte, amicizie, conoscenza. Allora ecco che il teatro può salvarci ancora una volta, facendosi portatore di un’umanità che si sta perdendo, di quel fuoco sacro che riscalda le anime stanche e congelate, di vita e speranza.


Lo spettacolo sarà in scena dal 26 novembre al 1 dicembre 2019, sarà un'immersione nella bellezza. 


di Tania Croce



Shara Guandalini è Wondergiggi. L'intervista

Shara Guandalini, non è solo l’attrice comica ed estrosa che conosciamo, è anche una blogger. 
Wondergiggi nasce dal blog che ha lo stesso nome dello spettacolo in scena al Teatro Testaccio dall’8 al 10 novembre 2019. 
E' un viaggio semiserio nella vita di una quarantenne di oggi, una sorta di diario autoironico in cui la sua autrice annota pensieri, riflessioni su questo mondo storto.
Incontriamo Shara Guandalini sul web prima dello spettacolo diretto da Giorgia Giuntoli. 

Tania Croce) Nel tuo spettacolo, immagino tu sia la personificazione del blog che sfoglierai metaforicamente per raccontarti e raccontare le tue esperienze. Me ne vuoi parlare? Sarai sola in scena in un monologo/soliloquio oppure? 

Shara Guandalini) Sono sola. Sono Shara che, pian piano più entra nel racconto di se, più diventa Wonder. Ognuna di noi lo è.

Tania Croce) La vita di una donna e madre oggi, è ciò che le capita perché lo vuole fortemente o è ciò che accetta passivamente senza fare nulla per cambiare? 

Shara Guendalini) Culturalmente e fisiologicamente noi donne siamo destinate a fare più cose insieme: la madre, la moglie, la donna in carriera, l’amante, l’amica, la confidente. Ecco credo che ogni tanto, quando ci si accorge che tutti questi ruoli ci risultano un po' stretti, sia necessario fermarsi e dire: “io non ce la faccio, non riesco”. Credo sia molto più difficile, ma più salutare. Sennò il rischio è quello di implodere, di colpo.

Tania Croce) Se rinascessi preferiresti essere un uomo, oppure difendi ironicamente ed esalti il tuo essere ‘woman’? 

Shara Guendalini) Girl power forevah! Credo che l’ironia e la leggerezza siano il mezzo per navigare, la leggerezza come valore, da non confondere con la superficialità, è un’arma potentissima per sopravvivere e per attutire i colpi altrui.

Tania Croce) Come la leggerezza intesa da Italo Calvino. Pensi che arriverà il giorno in cui la parità tra i due sessi farà comprendere al mondo che è cosa buona e giusta la generosità, la giustizia, la pace, insomma il femminile? 

Shara Guendalini) Non siamo tutte rose e fiori, dovremmo ancora imparare molto dal mondo maschile. Per prima cosa la capacità di fare gruppo, il cameratismo non ci appartiene per nulla. Gli uomini si confrontano, le donne si paragonano. Questo purtroppo ci pregiudica molto in tema di parità, perché la storia insegna che l’”insieme è meglio delle singole parti”.

E' stato fantastico risentirti dopo tanto tempo e credo quest'intervista infonda tanta curiosità nel lettore che correrà a vedere Wordergiggi di e con Shara Guandalini e la regia di Giorgia Giuntoli

Quando? 

👉Dall'8 al 10 novembre al Teatro Testaccio in Via Romolo Gessi 8 h 21.00 (il 10 h.18) teatrotestaccio@gmail.com Tel: 06 5755482 

Vi consiglio di vedere questo spettacolo perché Shara ha un talento innato e sorprendente per cui quello in sua compagnia sarà un bellissimo viaggio nel quale si riderà tanto e si rifletterà.

di Tania Croce

Giada Prandi, in Dolce attesa per chi? L'intervista


L'attrice Giada Prandi che dal 5 al 10 novembre prossimo, andrà in scena al Teatro Trastevere di Roma con "DOLCE ATTESA PER CHI?", progetto sostenuto dallo studio Genetica: la banca etica del cordone ombelicale specializzata in Nutrigenica, Test DNA, Genetica prenatale non invasiva, Cellule staminali, ci racconta la storia dello spettacolo scritto da Betta Cianchini.

Tania Croce) Il dubbio amletico di essere o non essere madre in una società evoluta e in cui la donna al pari dell'uomo oggi fa carriera, anche se per ottenere tale parità professionale deve rinunciare alla maternità, sconcerta e inquieta l'universo femminile e il tuo personaggio, me ne vuoi parlare? 

Giada Prandi) Bianca (il mio personaggio) è una trentenne precaria nel lavoro e in amore. Come dice il testo: ha un contratto “a progetto” ma progetta di avere un contratto. Ha una relazione con un ricercatore anch’esso precario, uno dei tanti cervelli prossimi alla fuga, costretto a prendere in considerazione l’espatrio per sperare in una carriera dignitosa. Lo spettacolo racconta dunque cosa accade dal momento in cui (sulla base di questi presupposti) Bianca inizia a desiderare un figlio e una famiglia. Nasce quindi una guerra fra la testa e la pancia (non a caso lei e il suo alter ego in scena interpretato da Veronica Milaneschi sono vestite da soldati). Un confronto spietato e surreale fra la sua parte più razionale e positiva e quella più istintiva e cinica. Si può fare un bambino con un compagno ricercatore precario che medita l'espatrio? Meglio rimanere o partire? Cosa fare se non si hanno dei nonni a disposizione per aiutarti? Come conciliare il desiderio di maternità con il lavoro? Il fatto che in una società evoluta molte donne debbano rinunciare non per scelta personale ma perché scoraggiate da un determinato contesto culturale, sociale ed economico è sconcertante. Scegliere di non fare figli è una scelta legittima e sacrosanta quanto lo scegliere di farli, detto ciò è profondamente ingiusto che tante donne che i figli vorrebbero tanto averli, debbano vedersi costrette a reprimere un desiderio così importante perché abbandonate e non tutelate abbastanza dalla società e dalla politica. 

Tania Croce) Le trentenni e le quarantenni spesso non sostenute da compagni precari o inesistenti, scelgono di mettere al mondo un figlio autonomamente. Pensi ciò sia innaturale oppure legittimo?

Giada Prandi) La questione è complessa e non si può generalizzare. Il contesto lavorativo è difficile e instabile anche per gli uomini. I motivi che possono portare una donna a mettere al mondo un figlio anche senza l’aiuto del partner possono essere molteplici e non mi sento di esprime giudizi generici. Quello che è vero però, è che da un punto di vista culturale c’è ancora l’idea che chi debba sacrificarsi di più da un punto di vista lavorativo sia sempre e comunque la madre. Quindi troppo spesso accade che nella coppia, chi deve rinunciare di più è la donna e questo deve cambiare. 
La coppia è un progetto a due altrimenti non è una coppia, quindi parità di oneri e onori. 

Tania Croce) Preparando lo spettacolo, hai sentito il peso della responsabilità di lanciare un messaggio forte su questo argomento delicato e sottovalutato? 

Giada Prandi) Questo testo sapientemente scritto da Betta Cianchini non si propone di lanciare un messaggio ma piuttosto di accendere un faro su una tematica non abbastanza trattata e di porre delle domande specifiche osservando la questione da varie angolazioni, contestualizzandola il più possibile alla situazione economica e sociale del nostro paese. Tutto quello che viene raccontato nel testo è frutto del vissuto personale dell’autrice. La sua esperienza di madre precaria senza nonni a disposizione e con un compagno costretto a lavorare H24 per portare a casa la cosiddetta pagnotta. Per esempio lo spettacolo inizia con la registrazione di una vera telefonata fatta a un CUP della regione Lazio in cui tentiamo di prenotare un’amniocentesi per la quale scopriremo che sarà impossibile trovare posto. Si tratta di un’esame fondamentale per le gravidanze dopo i 30 anni finalizzato a diagnosticare eventuali malformazioni del feto, Un esame che presso le strutture private può costare dagli 800 ai 1200 euro. Si parla poi della questione asili nido, di depressione post-partum e molto altro. Tutto in chiave grottesca, ironica e surreale ma con una forte attenzione alle tematiche più concrete. 

Tania Croce) Credi che la donna oggi sia considerata al pari dell'uomo? 

Giada Prandi) Ancora no. Si sta finalmente cominciando a prendere veramente coscienza del fatto che c’è una questione “parità” soprattutto nell’ambito lavorativo. Si comincia a parlarne più apertamente ma penso che in Italia siamo ancora lontani dall' aver risolto il problema. Abbiamo fatto dei passi avanti, questo è buono e lascia ben sperare ma ancora non ci siamo. Il problema è culturale, la società è purtroppo ancora molto impregnata di un sessismo vecchio e stantio ma sono fiduciosa del fatto che per le prossime generazioni la parità sarà un valore assodato e fondante. 

Tania Croce) Esiste l'orologio biologico che impone figli entro i 40 anni. Una donna senza figli può sentirsi completa ugualmente? 

Giada Prandi) L’orologio biologico è un po’ uno di quei mostri creati da una certa cultura che affonda le sue radici nel senso di colpa: “Sbrigati altrimenti poi non sei più buona”. Le donne non sono un vasetto di yogurt con la una scadenza sopra! 
E' ovvio che biologicamente c’è una fascia di età in cui il corpo è maggiormente predisposto alla gravidanza ma la società muta e come è sempre stato nell’evoluzione della specie il nostro corpo farà di tutto per adattarsi. Il fatto poi che una donna per essere completa debba avere un figlio è un concetto aberrante e pericoloso. Anzi semmai è proprio il contrario, direi che solo una donna completa e realizzata nella sfera personale può svolgere al meglio il suo ruolo di madre. Una donna frustrata difficilmente potrà essere una madre equilibrata e felice. E’ fondamentale dunque che la politica si impegni seriamente affinché le donne possano emanciparsi ed affermarsi professionalmente in età molto più giovane. 

Giada Prandi che sarà al fianco di Alessandro Gassman e Maya Samsa in "Io ti cercherò" nuova fiction di prossima messa in onda su RAI 1, vi attende al Teatro Trastevere di Roma dal 5 al 10 novembre 2019. 

di Tania Croce




ORARIO SPETTACOLO

Da martedì a sabato inizio spettacolo ore 21:00

Domenica inizio spettacolo ore 17:30

PREZZI BIGLIETTI

Intero: € 12,00 + € 2,00 di tessera associativa del teatro
Ridotto: € 10,00 + € 2,00 di tessera associativa del teatro

INFO E PRENOTAZIONI

Tel: 065814004 / 3283546847

E-mail: info@teatrotrastevere.it

Teatro Trastevere

Via Iacopa De’Sette Soli, 3

00153 Roma

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