Ascoltare Whitney Houston negli anni ‘80 e vederla danzare ed esibirsi nei suoi video e ai concerti era così inebriante per la leggerezza e la potenza trasmessa dalla sua voce sublime e in grado di spaziare attraverso tre ottave da mezzosoprano a soprano anche grazie alle lezioni apprese dalla mamma anch’essa cantante, furono il suo più grande regalo. Lei che tutto poteva, che aveva fatto innamorare chiunque del suo talento, cercava quell’amore unico e assoluto che forse non ricevette mai nella sua breve esistenza.
Rivedere questa sera in prima visione su Raiuno un film come questo diretto da Kasi Lemmons e con interpreti d’immensa bravura, a partire dalla giovane Naomi Ackie nei panni di Whitney, al produttore Clive Davis interpretato da Stanley Tucci, alla madre Cissy (Tamara Tunie), la sua amata Robyn (Nafessa Williams), suo padre John (Clarke Peters)e il marito, il cantante Bobby Brown (Ashton Sanders), fa riflettere su quanto sia stato difficile sostenere il peso del suo successo, senza crollare irrimediabilmente.
Non sapevo della relazione sentimentale di Whitney Houston con Robyn Crawford. A quel legame la cantante aveva dovuto rinunciare un po’ per necessità e un po’ per scelta. Tuttavia la volle come sua assistente.
Tutto ciò che Whitney interpretava, diventava seducente come il canto delle sirene.
È stupendo assistere al primo ascolto dei pezzi che avveniva nello studio del produttore attraverso delle musicassette. Che tempi indimenticabili!
Cosa resterà degli anni ‘80? Un’icona bellissima che è stata e resta la colonna sonora della nostra vita.
Grazie Whitney 🙏
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