Eterno visionario



 Stoccolma 10 dicembre 1934

Premio Nobel per la letteratura all'illustre scrittore italiano Luigi Pirandello

"... Per riuscire nelle mie fatiche letterarie ho dovuto frequentare la scuola della vita. Questa scuola è l'unica che può aiutare una mente come la mia simile a quella di un bambino; ho sempre sentito il bisogno di credere alle apparenze della vita senza alcuna riserva, la sincerità con cui ho imparato questa lezione ha palesato un'umiltà, un amore e un rispetto della vita indispensabili per assorbire delusioni amare, esperienze dolorose, ferite terribili e tutti gli errori dell'innocenza che danno profondità e valore all'esistenza mi ha permesso di crescere e nel contempo di rimanere me stesso evolvendosi il talento mi ha reso incapace di vivere come si conviene a un vero artista capace soltanto di pensieri, di sentimenti. E così nell'illusione di creare me stesso ho creato solo quello che sentivo, in cui riuscivo a credere, provo gratitudine e orgoglio al pensiero che questa mia creazione sia stata ritenuta degna del prestigioso premio con il quale mi onorate, mi piacerebbe credere che esso sia stato conferito non tanto alla perizia dello scrittore che è sempre irrilevante quanto alla sincerità umana del mio lavoro". Luigi Pirandello

E' con queste parole che lo scrittore e drammaturgo di Girgenti, Luigi Pirandello, ringrazia l'Accademia reale di Svezia per l'ambito Premio che gli è stato conferito.

E' un viaggio inedito, appassionante e umanissimo quello dentro la vita e l'arte dello scrittore siciliano, l'eterno visionario a cui presta lo sguardo, la voce e le sembianze l'ineguagliabile Fabrizio Bentivoglio, con la magistrale regia di Michele Placido, anch'esso siciliano e che si riserva nel film un cameo,  quello del suo agente letterario, ossia di colui che lo accompagnerà nella carriera artistica.

Eppure Pirandello è artefice del proprio destino, non di quello che gli è stato riservato, ossia minatore nelle cave di zolfo paterne. Fugge in Germania a diciotto anni, imparando la lingua tedesca e dedicandosi a quelle parole destinate a illuminare il mondo.

Le tappe del viaggio in treno dello scrittore sono i momenti in famiglia con i figli, le prove teatrali, ma ce n'è uno che lo segnerà: l'incontro con i sei personaggi in cerca d'autore che lo perseguiteranno per sempre.

 Forse la tappa più emblematica del suo affascinante eppure tortuoso viaggio è quella in Svezia per il Nobel che Pirandello vuole compiere da solo, senza famiglia al seguito, solo col suo fedele agente Saul Colin e con Marta Abba, ossia colei che fu la sua ispiratrice e che rifiutò l'invito a partecipare alla consegna del premio.

L'incontro con la bellissima e talentuosa attrice Marta Abba (Federica Luna Vincenti), avviene a Roma nel 1925. Pirandello è in platea con Massimo Bontempelli.

"Voi donne avete un corpo certo ma come si fa a mettere in scena la vostra anima? Ecco io mi sono sempre chiesto come si fa a rappresentare il fascino oscuro della femminilità e ho scritto decine di figure femminili ma questo aspetto m'è sempre sfuggito ed ora invece arriva lei Marta ed è come se io la stessi aspettando da sempre; ma dov'è stata nascosta tutto questo tempo?"

Così Pirandello scopre la sua musa ed è un incontro destinato a cambiare il suo modo di scrivere, di descrivere le cose.

Ma non è stata sempre così luminosa la sua carriera, ci sono state incomprensioni e momenti difficili, bui, meno noti e sottolineati in questo straordinario film biografico, didascalico, letterario e acuto che mi ha emozionato e sorpreso. Vidi la casa di Pirandello a Girgenti, ho letto e studiato i suoi romanzi e la sua drammaturgia, ho visto diversi suoi lavori teatrali interpretati nel tempo ma questo road movie ha dato nuova luce a quelle che erano le mie conoscenze sulla carriera e la vicenda pirandelliana.

Roma, 1938

Luigi Pirandello ha una moglie e tre figli: Stefano (1895/1972), Rosalia "Lietta" Caterina (1897/1971) e Fausto Calogero (1899/1975) furono anch'essi spettatori del teatro paterno e solo Stefano ereditò la passione per il teatro mentre Fausto realizzò il suo sogno di diventare pittore.

Mentre si trova a cena con i colleghi scrittori a discutere sul duro attacco ricevuto da Benedetto Croce per "Il fu Mattia Pascal e sulla guerra, la moglie interpretata magnificamente dalla bravissima Valeria Bruni Tedeschi, ha un attacco isterico e caccia tutti da casa, alimentando la disperazione dei figli che assistono passivamente al peggioramento della precaria salute mentale della madre.

Il figlio Stefano è al fronte ma la prima guerra mondiale è finita e può finalmente tornare a casa.

Stefano assiste alle prove teatrali del padre e il collega Bontempelli teme che il pubblico non sia pronto per un tipo di teatro rivoluzionario come quello pirandelliano e infatti anche se ciò oggi potrebbe sembrare assurdo, non è effettivamente pronto a cogliere l'essenza della drammaturgia di Luigi Pirandello e al Teatro Valle di Roma viene fischiato nel bel mezzo dello spettacolo senza dare al drammaturgo modo di spiegare agli spettatori irati, il senso della pièce.

Pirandello, conduce nel meraviglioso Palazzo Braschi la sua compagnia per scegliere gli abiti di scena realizzati da un abile sarto e con stoffe pregiatissime.

Lavora alle sue opere curando tutti i dettagli, senza trascurarne nessuno.

E' per i suoi attori come un padre in quella che considera una famiglia ideale, come non è riuscito a crearla nella vita reale, ci prova e sicuramente riesce, sulla scena.

Con la famiglia riunita, annuncia la sua grande impresa. "Ho deciso di chiedere a Mussolini di sostenere la nostra idea di un teatro nazionale finanziato dallo stato e dopo il successo di Marta nostra dea non ho motivo di dubitare che otterremo la sua approvazione".

Lietta, la figlia con la quale ha più empatia, è interpretata da Aurora Giovinazzo. Stefano è interpretato da Giancarlo Comare e Fausto è Michelangelo Placido.

Tra le scene più intense del film c'è quella in cui Pirandello guardandosi allo specchio mostra a Marta Abba il dramma della vecchiaia che si legge sul suo volto mentre brucia nel suo cuore l'ardore della giovinezza.

Ci sono progetti mai realizzati come il film sui Sei personaggi in Germania, sogni infranti e grandi soddisfazioni per Pirandello, prima fra tutte essere tutti i suoi personaggi o forse solo Mattia Pascal.

La cura dei dialoghi e la fotografia stupefacente, oltre all'impeccabile regia di Placido e alla superba interpretazione di Fabrizio Bentivoglio, rendono questo film un capolavoro.

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3 commenti:

  1. Stupenda interpretazione del gigante Bentivoglio...ed eccezionale regia del magico Placido... meravigliosa opera teatrale... chapeau!! 👏👏👏👏👏

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  2. Grazieeee alla Grande Tania per il suggerimento sulla splendida visione dell'opera Pirandelliana!!

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PennadorodiTania CroceDesign byIole