Dove osano le cicogne



 Ho atteso il 16 aprile per l’uscita su Netflix dell’ultimo film di Fausto Brizzi curiosa di vedere l’amatissimo Andrea Perroni che è stato bravissimo come sempre e divertentissimo.

A mezzanotte e uno, ho deciso di vederlo con entusiasmo dopo averne sentito parlare per la prima volta, nel programma cocondotto da Perroni alla stazione Tiburtina, Binario 2, ogni mattina su rai2 e ingiustamente chiuso.

Non in Italia ma a Barcellona si dirigono Angelo Pintus nel film maestro elementare e sua moglie Marta (Marta Zoboli) una psicoterapeuta davvero simpatica, invitati da Andrea a rivolgersi ad un medico che li aiuterà a concepire il desiderato figlio; viene loro suggerito dal medico di ricorrere alla maternità surrogata attraverso la ragazza catalana Luce (Beatrice Arnera) che lo farà senza alcuna forma di pagamento ma volontariamente. Questo è ciò che sembra essere la verità ma nel corso del film uscirà fuori il reale motivo per il quale Luce è andata in Italia e quello sulla sua presunta maternità surrogata.

Andrea s’innamora della giovane catalana, nonostante gli avvertimenti di Angelo e sarà un susseguirsi di equivoci fino al lieto fine, anch’esso imprevisto e originale.

Nel film c’è anche Tullio Solenghi nei panni del carabiniere integerrimo e impeccabile come sempre e Antonio Catania il preside della scuola di splendidi bambini dove insegna Angelo.

Il film ispirato all’omonimo spettacolo teatrale di Angelo Pintus, è autobiografico e davvero bellissimo, anche la fotografia incanta. Alle guglie del Duomo di Milano dove vivono i protagonisti di “Dove osano le cicogne” si alternano quelle delle Sagrada familia di Gaudi a Barcellona, maestosa Basilica incompiuta dell’architetto spagnolo devoto a un passo dall’essere proclamato santo. Mi piace pensare  che questa sia stata una precisa volontà del regista e sceneggiatori il riferimento  alla fede e alla provvidenza anche se chiaramente sia il Duomo che la Sagrada Familia sono i riferimenti di queste due città e offrono scenari suggestivi soprattutto l’ imponente basilica catalana. 

Il tema della maternità surrogata è affrontato con impegno e leggerezza, senza mai risultare banale perché quando si arriva a una simile scelta, il dolore è indescrivibile ma l’amore sostiene la coppia desiderosa di un figlio che dia un senso alla loro vita.

V’invito a vederlo su Netflix 

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