Quando si pensa ad un film amato, o meglio a un capolavoro, torna in mente quella musica celestiale e straordinaria al centro della scena che maggiormente amiamo. Il Valzer brillante di Nino Rota, su musica di Verdi, è quel che canticchiamo ripensando al magnifico salone da ballo, ai costumi e ai guanti bianchi indossati dagli attori e ballerini per l'occorrenza, in primis, gli irresistibili Tancredi e Angelica ossia Alain Delon e Claudia Cardinale che si guardavano mangiandosi con gli occhi e si muovevano leggiadri e bellissimi, oppure il principe di Salina, Burt Lancaster nel ballo finale con Angelica. E tutto è avvolto nella malinconia e nel ricordo dei tempi andati, degli attori che resero grande il cinema degli anni '60 e di un regista come Luchino Visconti che rese Il Gattopardo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, pubblicato postumo perché rifiutato da tutte le case editrici quando lo scrittore siciliano lo propose, un'opera immortale.
L'ho rivisto su Raiplay, ammirando indimenticabili attori come Paolo Stoppa nei panni del sindaco di Donnafugata, Don Calogero Sedara, padre della selvaggia e bellissima Angelica.
Donnafugata, è la residenza estiva della numerosa famiglia di Don Fabrizio Corbera, principe di Salina, nobile che assiste alla fine di un'epoca e accoglie con consapevolezza e fiducia nei confronti delle nuove generazioni e di Tancredi, l'inizio di quella nuova che vede l'Italia unita.
Ho atteso l'uscita su Netflix il 5 marzo, della serie in sei episodi de Il Gattopardo, con Kim Rossi Stuart nei panni del principe di Salina, la figlia prediletta Concetta che è Benedetta Porcaroli, Tancredi ed Angelica invece sono interpretati da Saul Nanni, nipote del principe e Deva Cassel, figlia di Calogero Sedara che è interpretato da Francesco Colella.
La serie diretta da Tom Shankland con Laura Luchetti e Giuseppe Capotondi è girata tra l'Italia e il Regno Unito, le musiche sono di Paolo Buonvino.
Cosa mi è piaciuto e cosa no nella serie tv rispetto al film di Visconti.
La fotografia è meravigliosa, così come i costumi nella serie. Ho amato la recitazione di Kim Rossi Stuart che ha saputo essere un impeccabile principe, severo e seducente, amante della tradizione e aperto all'innovazione. Abile nelle scene da ballo come Burt Lancaster, splendido attore e acrobata, il che lo aiutò molto nell'apparire così leggiadro nei movimenti e dal fisico asciutto e per questo da ammirare anche nelle scene nella vasca da bagno. Anche a cavallo Kim se l'è cavata molto bene e come padre, affezionatissimo ai figli, in particolar modo a Concetta, la bravissima Benedetta Porcaroli e al caro nipote rivoluzionario Tancredi.
Concetta è la figura chiave nella serie tv, è colei che unisce tradizione e innovazione, ereditando dall'amatissimo padre che teneva le redini di una famiglia ormai smarrita, qualità che le consentono di guardare al futuro, tenendo vivo il nostalgico passato, ma solo nel suo cuore.
La Concetta di Visconti è remissiva, passiva e rassegnata a ciò che il destino le riserva, perdente in partenza.
Concetta/Benedetta possiede uno spirito rivoluzionario come l'amato cugino Tancredi, quello interpretato da Alain Delon, non certo questo della serie tv, un figurino privo di carisma sia nelle scene di ballo che in quelle di lotta a sostegno dei garibaldini.
La Angelica di Visconti, selvaggia e irresistibile come ha saputo essere Claudia Cardinale a 26 anni, nella serie tv si mostra lasciva e traditrice, carina ma priva di quel fascino selvaggio a cui ci abituò la Cardinale, stregandoci e legandoci indissolubilmente a quel tipo di personaggio.
Altra figura che ho apprezzato molto nella serie, è quella interpretata da Francesco Colella nei panni di Don Calogero Sedara, ruvido e intrallazzino, greve e sfacciato, in una parola, meraviglioso.
Infine ho trovato straziante il finale, il funerale del principe di Salina che nel film scompare nel buio della notte, presagendo la sua imminente dipartita.
Invito a rivedere il film diretto da Luchino Visconti su Raiplay e la serie su Netflix per ammirare soprattutto Kim Rossi Stuart.
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