I film hanno il potere di far sognare e anche quello di far conoscere storie che sembrano inverosimili come quella raccontata da Paolo Taviani, in Leonora addio dov'è ricostruito il vero viaggio delle ceneri di Luigi Pirandello da Roma ad Agrigento e a guardare bene questa storia pare che sia stato il drammaturgo stesso a scrivere ciò che gli sarebbe accaduto dopo la sua vita terrena.
Le immagini in bianco e nero, tra i fumi del treno che conduce la cassa di legno con le ceneri di Pirandello dietro la custodia di uno scrupoloso e impeccabile Fabrizio Ferracane che perde di vista la sua cassa per un colpo di sonno imprevisto e che si trasforma in un tavolino da gioco su cui dei viaggiatori innocui, passano il tempo tra partite a carte, sono accese dalla narrazione di quella che fu l'ultima novella pirandelliana con la quale si congedò artisticamente e materialmente dall'esistenza terrena: Il chiodo.
Leonora addio è anche un viaggio a ritroso negli anni della seconda guerra mondiale e dell'immediato dopo guerra ed è pieno di addii, di disperazione e rassegnazione e di grande rispetto e ammirazione per il drammaturgo agrigentino che fu e sarà il più grande di tutti.
La filosofia del lanternino, espressa nel romanzo Il fu Mattia Pascal secondo la quale all'uomo non è dato di conoscere la realtà nella sua interezza perché dotato di una luce fioca generata da un lanternino per cui il mondo come gli appare è illusorio, emerge nelle scene di questo film che sa raccontare la morte dopo la vita dell'immenso scrittore e come fosse una sua novella, è un racconto intenso e visionario come l'intera drammaturgia pirandelliana.
Il film scoperto su Sky da un'amante come me di Luigi Pirandello, merita di essere visto e apprezzato.
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