Jean Jacques Annaud ha diretto un capolavoro che incendia gli animi e li placa come la preghiera collettiva che unì i cuori di tutto il mondo nella speranza che le fiamme fossero domate e spente.
È così accade dopo 24 lunghe ore a partire dalle 18:17 di quell’indimenticabile aprile di tre anni fa dove forse a causa di un corto circuito la cattedrale di Notre Dame, uno dei simboli della capitale francese, s’incendiò.
Al vociare delle guide turistiche e dei fedeli che pregano all’interno della cattedrale, si alternano i primi allarmi sottovalutati a causa di un sistema probabilmente difettoso.
Il fumo che proviene dal sottotetto della Navata della sagrestia, e che è visibile all’esterno dal tetto di Notre Dame, si trasforma in fiamme che la prima squadra dei pompieri dall’interno non riesce a spegnere.
Lava incandescente cade dall’alto.
I fedeli in preghiera vengono fatti evacuare dalla cattedrale, dove si cerca di salvare reliquie preziose tra cui la corona di spine di Gesù, un pezzo della vera croce su cui morì e un chiodo della croce.
Molto suggestive le scene in cui si cerca tra le centinaia di chiavi quella giusta che aprirà con un codice segreto la cassaforte che conserva la preziosa reliquia.
È emblematica la candela accesa da una bambina che resta accesa come a rappresentare la preghiera di un’anima pura che ha salvato la cattedrale dei fedeli, la più visitata al mondo.
È stato un bel modo di pregare questo venerdì santo attraverso un film documentario d’immensa bellezza, in prima visione e in programmazione su Sky dove sono stati usati circa 20.000 video che i francesi hanno girato quel giorno.
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