Italia, 1936. Giovanni Comini è appena stato promosso alla carica di Federale e viene trasferito a Roma per una missione delicata: vegliare sullo scrittore Gabriele D'Annunzio e fare in modo che non dia nessun tipo di problema. D'Annunzio, poeta riconosciuto a livello nazionale, è sempre più inquieto e Benito Mussolini teme che possa minare l'alleanza con la Germania nazista.
È intriso di storia e malinconia il film scritto e diretto da Gianluca Jodice che guida con sapienza e stile, un cast d’immensa bravura a partire da Sergio Castellitto nei panni del Vate, a Francesco Patanè in quelli di Giovanni Comini a Paolo Graziosi, suo padre.
Sono ricostruiti gli ultimi tre anni della vita di Gabriele D’Annunzio, uomo capace di amare e stregare le sue donne, d’incantare il suo interlocutore con intense riflessioni sulla vita, sulla politica e sul linguaggio che a suo dire “rende estraneo ciò che è intimo e così è per la politica, è un tradimento degli ideali, di una passione autentica”.
È estremamente poetica e al tempo stesso malinconica la scena in cui il Vate confessa a Giovanni il peso e la piacevolezza della sua vita da recluso nel Vittoriale.
L’amicizia con il duce è ormai un vago ricordo perché “il sangue comincia a sgorgare dal corpo dell’Italia”.
Il Vate ha 74 anni, è malato eppure ama ed è accudito dalle sue donne, la fedele musa e amante, la pianista di successo Luisa Baccarà (Elena Bucci), la quale ricorda e rimpiange l’amato passato felice trascorso con Gabriele ormai vacillante, ossessionato dalla visione dei topi che infestano la casa e amareggiato per le sorti dell’Italia e Amelie.
Il tempo del film è scandito dalle ultime stagioni vissute dal Vate, che vince il terrore dello specchio mattutino, essendo ormai vecchio e solo pur essendo circondato da una massa di uomini squallidi e approfittatori.
Morto Guglielmo Marconi, Mussolini lo nomina successore dell’Accademia d’Italia, ma questo non lusinga e inorgoglisce D’Annunzio.
Il Vate che per Achille Starace “è come un dente guasto. O lo si ricopre d’oro o lo si estirpa” si congeda dal mondo che sta cambiando perché sta entrando in guerra.
“I maestri insegnano sempre delle cose che non si possono imparare” dice Amelie (Clotilde Courau) rivolgendosi a Giovanni e questo film contiene un’immagine di D’Annunzio estremamente bella e coinvolgente.
Il cattivo poeta è in prima visione su Sky e ne consiglio la visione.
Bellissima recensione su un personaggio poliedrico dalle mille sfaccettature ma molto amato da uno stuolo di belle donne...e da chi ha avuto la fortuna di incontrarlo nel suo cammino!!
RispondiEliminaGrazie 🥰 hai ragione, il Vate fu immenso in tutti i suoi eccessi.
EliminaBellissima Ta. Mi hai fatto rivivere il film.
RispondiEliminaGrazie 🙏
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