Un’altra Emma dopo quella di Jane Austen, nacque dalla penna di un altro grande nome della letteratura mondiale, sto parlando di Gustave Flaubert e della sua Emma Bovary, meno virtuosa di quella inglese ma estremamente affascinante e vicina a noi.
Flaubert era un perfezionista alla ricerca costante della parola giusta (le mot juste).
Anche la sua Emma amava le parole e le emozioni travolgenti e da umile moglie di un medico condotto di provincia, si trasforma in un’adultera viziosa, inevitabilmente condannata a una malasorte.
Ebbene, il contenuto estremamente realistico del romanzo, ritenuto immorale e osceno, provocò una condanna dell’autore nel 1857. Solo dopo l’assoluzione di Flaubert, nell’aprile dello stesso anno il romanzo fu pubblicato.
Il successo fu immediato e tale vicenda continua ad esercitare un fascino sulle generazioni successive e ad ispirare registi come Sophie Barthes, la quale ha scelto Mia Wasikowska per il ruolo di Emma nel bellissimo film del 2014.
Mia sa essere estremamente credibile, con il suo volto pallido e lo sguardo smarrito e disperato come la descrisse il suo autore, immersa in una tale tristezza, che sarà la causa della sua perdizione.
“Non intendo rimanere inerte in questa febbre di disperazione” afferma la povera Emma il cui futuro sarà meno radioso di quello della Emma felicemente sposata e partorita dalla fervida immaginazione di Jane Austen.
Per Madame Bovary, il matrimonio sarà un’indicibile condanna.
Ho avuto il piacere di rivedere il film su Sky questa sera.
Lo consiglio
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