I miei voli pindarici (da Pindaro, il poeta che ci conduce in un viaggio quasi onirico, dove le scene si susseguono secondo un ordine apparentemente irrazionale e la suggestione vale più di una costruzione logica dei contenuti), mi hanno portato nel mondo dell’arte condannata all’oblio e non all’eternità come accade ai cosiddetti falsari.
Sto parlando di Han Van Meegeren, il pittore olandese considerato il falsario d’arte più famoso di tutti i tempi a cui Ridley Scott dedica il biopic visto questa sera in prima visione su Sky Cinema Due.
Per emulare il suo amato Vermeer, un ispirato pittore come Han Van Meegeren, dotato di un innato talento, dipinge dei quadri scegliendo scrupolosamente le tele e facendo in modo che le pennellate diano gli stessi effetti di colore e luce di quelle barocche di Vermeer anche se i suoi sono dipinti nel XX secolo e l’uso di formaldeide e bachelite renderanno il quadro falso un autentico Vermeer. Un ex ufficiale ebreo indaga su di lui, scoprendo un pittore raffinato, tanto folle quanto geniale come Van Meegreen, accusato di aver collaborato con i nazisti, vendendo loro a cifre esorbitanti, falsi d’autore da lui stesso realizzati.
Il film attraversa diverse fasi, dalla prigionia del pittore, fino alla condanna in tribunale per Il Cristo e l’adultera. Dopo un processo a dir poco spettacolare, il falsario è riconosciuto come il vero autore di quelli attribuiti a Jan Vermeer così è finalmente libero.
Straordinario Guy Pearce che in questo film diretto da Dan Friedkin, è Meegeren, un pittore che non ha mai tentato di avere l’approvazione dei critici, con le sue movenze aggraziate e la sua irresistibile ironia, falsario perché l’inganno è un’arte raffinata.
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