All'inizio ho pensato: è un film leggero, invece non lo è affatto il lungometraggio di Marco Castoldi Nel bagno delle donne, tratto dal romanzo Se son rose di Massimo Vitali, dove Giacomo Roversi, sposato, licenziato, depresso e insoddisfatto della vita là fuori, scopre una nuova dimensione dentro il bagno delle donne nel quale resta chiuso e il suo caso diventa virale.
Quella di Giacomo in realtà, non è una protesta ma una boccata d'aria nuova, dentro il bagno del cinema Orione sull'Appio Claudio, in compagnia del cagnolino di Daphne Scoccia, la ragazza che gestisce il cinema dove vengono prodotti film indipendenti che non hanno avuto una distribuzione.
Il bagno squallido del cinema, si trasforma in un salottino, con continue donazioni da parte degli ammiratori ispirati dalla scelta insolita e coraggiosa del ragazzo che, obiettivamente, non ne può più di essere il figlio incompreso, il marito in crisi, il disoccupato, l'uomo con amici che lo sono solo apparentemente. Nella reclusione Giacomo ritrova il suo io e il fuori resta fuori, senza intaccare la ritrovata libertà.
Da fallito a famoso sul web, Giacomo è ormai citato, taggato, intervistato, osannato, soprannominato il Ghandi di Portonaccio.
I genitori di Giacomo, interpretato da Luca Vecchi, sono la premurosa Francesca Reggiani e il ruvido Paolo Triestino, che a modo loro lo amano immensamente.
La moglie, la bella Stella Egitto, per aiutarlo a cercare lavoro, lo informa sull'apertura di una nuova sede Amazon a Passo Corese.
C'è persino chi gli propone di riprenderlo h24 tipo Grande Fratello o Truman Show, ma lui non ci sta e quella fessura della porta del bagno dalla quale comunica con il mondo, gli basta, ormai riesce a vivere anche senza cell. da quando è finito nel cesso.
Nel bagno pulisce, si lava, fa la barba, legge, fa sport, mangia, prima il cibo che il cane si rifiuta di consumare, poi le lasagne della mamma e ciò che la ragazza del cagnolino gli porta, dividendo con lui i guadagni dovuti alla sua presenza dentro il bagno dell'Orione. Il cinema vuoto che si riempie è consolatorio effettivamente.
Eppure la fama crescente, il cui senso tenta di spiegare Nino Frassica, finisce per soffocare il ragazzo, il quale scappa dalla sua stanza da bagno, uscendo dalla finestra con l'aiuto della proprietaria del cagnolino, che forse s'innamora di lui.
Il finale fa riflettere sul fatto che anche se siamo nati per relazionarci, stare fuori e vivere rapporti destinati a diventare routine, non è tutta questa fortuna e nonostante il lockdown forzato che abbiamo vissuto e la pandemia che stiamo vivendo, crearsi uno spazio isolato, non è poi così male.
Mi è piaciuto vedere nel film anche Romano Talevi.
Ma che film simpatico mi hai fatto conoscere dopo aver visto il tuo post su Instagram e quante coincidenze incontrate nel film che in qualche maniera mi appartengono, come le zone dell’Appio Claudio e Portonaccio, l’amore per un cagnolino e qualche vicissitudine avuta dal protagonista simile a quelle accadute a me nella vita. Complimenti ai protagonisti e a te per la precisa recensione !!!
RispondiEliminaChe bel commento!!! Grazie! In effetti il film è uno spaccato sociale e umano davvero eccezionale!! ❤️ Ci sentiamo un po’ tutti protagonisti... ⭐️
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