Gennaro Strummolo e la sorella Addolorata, sono due napoletani trapiantanti al nord, i quali non essendo riusciti a rimpatriare dopo la secessione, sono confinati come gli indiani nelle riserve, nei Centri Raccolta e Identità Culturale e costretti a vivere in una casa al confine col territorio padano. La messa in scena è curata dal suo autore Gianfelice Imparato ricordando la regia della prima edizione affidata a Gigi Proietti. L'addetta alle riserve, Olga, la seducente Claudia G. Moretti è un'assistente sociale biondissima e severa che tenta di educare i due meridionali 'lombardizzati' e impartisce loro lezioni per sradicarli dalle proprie origini.
Una successione di battute ed equivoci, mostra quanto sia veritiero e utile il monito di Paul Valery: "arricchiamoci delle nostre reciproche differenze".
Francesco Procopio è perfetto nel ruolo che interpreta, imprigionato in una casa, con indosso un abito, un linguaggio e una vita che non gli appartiene fino alla consolante visione del suo bel presepe illuminato.
Splendida Alessandra D'Ambrosio, la sorella che non riesce a perdere la cadenza dialettale e che ama senza speranza Ciro (Giovanni Allocca), una specie di deus ex machina che giunge per distruggere o forse per ricostruire un valore dimenticato come l'appartenenza a una tradizione incorruttibile e indispensabile come quella napoletana.
Lo spettacolo ha un profondo risvolto multiculturale e la sua valenza risiede nell'attualità e nell'autenticità delle tematiche trattate.
Un applauso al cast e all' autore di una pièce estremamente coinvolgente e divertente, che sarà in scena fino al 1 marzo 2020 al Teatro Ghione.
di Tania Croce
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