Salvo Ficarra e Valentino Picone con Le Rane di Aristofane all'Eliseo

La recensione
Salvo Ficarra e Valentino Picone dopo il successo al Teatro Greco di Siracusa proseguono egregiamente la loro esperienza con la prosa, vestendo i panni rispettivamente di Dioniso il dio del teatro e dello schiavo Santia, che accompagna il padrone nell'Ade per riportare nel mondo dei vivi il tragediografo Euridipe morto nel 406 a. C e attraverso lui salvare la tragedia e la città di Atene dal declino.
All'inizio dell'atto unico, Dioniso e il suo servo Santia chiedono ad Eracle quale sia la strada più rapida per giungere all'Ade; quest'ultimo, dopo qualche presa in giro, risponde che è necessario attraversare una palude, l'Acheronte. Quando i due giungono laggiù, il traghettatore Caronte fa salire Dioniso sulla sua barca per portarlo sull'altra riva, mentre Santia è costretto a girare intorno alla palude a piedi. Durante la traversata, Dioniso e Caronte incontrano le rane (Caronte le chiama rane-cigni), col loro gracidare: brekekekex koax koax. Esse intonano un canto in onore di Dioniso, ma senza accorgersi che il dio è proprio lì con loro. Dioniso è presto infastidito dal loro canto e protesta, ma le rane continuano, non riconoscendolo nemmeno. Tuttavia, quando il dio imita il loro verso, esse si zittiscono. Alla fine Dioniso e Santia si rivedono alle soglie dell'Ade, dove incontrano un gruppo di anime, gli iniziati ai culti misterici, che cantano in onore di Iacco. Poco dopo i due incontrano Eaco, che scambia Dioniso per Eracle (il primo infatti si era vestito a imitazione del secondo) e comincia a insultarlo e minacciarlo. Eaco era infatti furioso nei confronti di Eracle, che aveva rubato il suo cane Cerbero. Spaventato, il dio scambia i suoi abiti con Santia, che è meno impaurito del suo padrone. I due vengono entrambi frustati, ma alla fine l'equivoco è chiarito. Euripide viene finalmente trovato, mentre è nel mezzo di un litigio con Eschilo a proposito di chi meriti di sedere sul trono di miglior tragediografo di tutti i tempi: ognuno dei due si ritiene il migliore. Comincia allora una gara, con Dioniso come giudice: i due autori citano a turno versi delle loro tragedie, e tentano di sminuire quelli del contendente. Alla fine viene portata in scena una bilancia e ognuno dei due autori viene invitato a recitare alcuni suoi versi; la citazione che "pesa" di più (ed è dunque migliore) farà pendere la bilancia in favore del proprio autore. Eschilo esce vincitore da questa gara, ma a quel punto Dioniso, che inizialmente intendeva riportare in vita Euripide, non sa più a chi sia meglio concedere questo onore. Decide che sceglierà l'autore che darà il miglior consiglio su come salvare Atene dal declino. Euripide dà una risposta generica e poco comprensibile ("Se adesso va tutto male, forse facendo tutto il contrario ce la caveremo"), mentre Eschilo dà un consiglio più pratico ("Le navi sono le vere risorse"). Infine Dioniso decide di riportare in vita Eschilo, che, prima di andare, affida a Plutone il compito di riservare il trono di miglior tragediografo a Sofocle, raccomandandogli di non lasciarlo mai ad Euripide.
La scenografia nella quale sono collocati i personaggi, immerge gli spettatori nell'atmosfera antica in cui l'opera è stata rappresentata. Ho amato particolarmente i costumi di Francesco Esposito, le meravigliose musiche originali composte ed eseguite dai Sei Ottavi e le marionette ispirate alle sculture di Gianni Dessì, animate da Marzia Gambardella.
E' stato un tuffo suggestivo nel passato, un tempo in cui veniva dato un immenso peso alla parola e alla cultura, capace di salvare gli uomini dalla rovina.
Sarebbe bello se la cultura salvasse il mondo e affidandomi a quest'illusione di Aristofane, invito a vedere questo straordinario spettacolo diretto da Giorgio Barbiero Corsetti, da un testo di 2500 anni fa (tradotto da Olimpia Imperio) e in scena al Teatro Eliseo dal 27 novembre 2018.

di Tania Croce



Info su Le Rane

Lo spettacolo è prodotto da  INDA - Istituto Nazionale del Dramma Antico
Riallestimento Teatro Biondo Palermo, Teatro Stabile di Napoli – teatro nazionale, Fattore K

I Personaggi

Santia               Valentino Picone
Dioniso              Salvatore Ficarra
Eracle               Roberto Rustioni
Un morto          Gabriele Portoghese
Caronte             Giovanni Prosperi
Corifeo              Gabriele Portoghese
Eaco                 Francesco Russo
Ostessa              Valeria Almerighi
Servo                Giovanni Prosperi
Plutone              Giovanni Prosperi
Euripide            Gabriele Benedetti
Eschilo             Roberto Rustioni
Coro di Rane della palude infernale: Kristian A. Cipolla, Germana Di Cara, Vincenzo Gannuscio, Alice Sparti, Massimo Sigillò Massara, Ernesto Marciante
Coro dei sacri iniziati ai Misteri Eleusini e Marionettisti: Danilo Carciolo, Chiara Cianciola, Roberta Giordano, Elvio La Pra, Mariachiara Pellitteri

Scene Massimo Troncanetti
Costumi Francesco Esposito
Musiche originali composte ed eseguite dai Sei Ottavi:
Massimo Sigillò Massara, Alice Sparti, Ernesto Marciante,
Germana Di Cara, Kristian A. Cipolla, Vincenzo Gannuscio

assistente alla regia Fabio Condemi
disegno luci Marco Giusti
riprese video Igor Renzetti, Lorenzo Bruno
marionette ispirate alle sculture di Gianni Dessì
realizzazione marionette Einat Landais
maestro di marionette Marzia Gambardella
costruzione marionette Carlo Gilè
preparazione musicale del coro degli iniziati Sei Ottavi


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2 commenti:

  1. Risposte
    1. Il mio voto per questo spettacolo è 10, per la performance di tutti gli attori, per la bellezza dei canti del coro, per la scenografia, per la regia, per i costumi, per l'idea di mettere in scena una commedia tanto antica eppure attuale come Le Rane di Aristofane!!! Ficarra e Picone sono perfetti!

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