Visitando il Globe theatre di Londra guidata dall'attore dello Shakespeare's Globe, il quale ha messo in dubbio che William Shakespeare fosse l'unico autore delle opere attribuite all'artista inglese che fa dell'equivoco il leit motiv dell'intera produzione, sono tornate vive nella mia mente le immagini di Shakespeare in love, un film del 1998 diretto da John Madden che racconta l'amore dello scrittore William Shakespeare (Joseph Fiennes) per una nobildonna, Lady Viola (Gwineth Paltrow), durante la preparazione di Romeo e Giulietta. I due s'innamorano alle prove dell'opera che sarà poi un trionfo, coronato dalle lodi della regina Elisabetta I (Judi Dench).
Ho rivisto il film infinite volte, amando innanzitutto il teatro dell'epoca elisabettiana, dove alle donne non era concesso di recitare e in cui Viola rompe gli schemi e travestendosi da uomo, riesce a realizzare il suo sogno.
Avrei voluto assistere all’originale andato in scena nel West End a Londra e che, si intuisce dal trailer (che potete vedere qui) dev'essere stato meraviglioso ma sono stata presente alla conferenza stampa al Brancaccio di Roma dove il regista Giampiero Solari ha illustrato la trasposizione da sceneggiatura (scritta da Tom Stoppard e Marc Norman) a commedia (adattamento di Lee Hall) con la traduzione di Edoardo Erba.
Ho trovato geniale l'idea di mostrare il pubblico in sala rendendolo protagonista dello spettacolo nel momento in cui la troupe simula il dietro le quinte del Globe e gli spettatori si trovano a vedere le spalle degli attori e un palco su cui recitano di fronte ad un pubblico immaginario. Mi colpì nel film l'umanità con cui fu rappresentato Shakespeare, spogliato della sua aura di mostro sacro e mostrato nella sua umanità, uno Shakespeare col blocco dello scrittore sostenuto e ispirato da un Marlowe (Rupert Everett) che suggerisce e da un impresario come Philip Henslowe (Geoffrey Rush) che ha fiducia nella penna di Will.
Will e Viola, innamorati del teatro e dell'amore, rapiscono chi ha perso la voglia di sognare e chi è sostenuto da essa.
La moltitudine di attori in scena, i balletti, i duelli, persino la presenza di un cagnolino, rendono lo spettacolo vivo e il pubblico non può che vivere all'interno del Globe, sentendosi spettatore privilegiato della magia del teatro.
E' stata un'impresa quella di portare un'opera simile in Italia. Alessandro Longobardi, il direttore artistico del Brancaccio, ha espresso la sua soddisfazione per questo lavoro, ritenendo che tale pièce consacrerà il suo teatro a livello internazionale.
Pur avendo apprezzato l'impegno di tutti per compiere un' impresa simile, non mi sono emozionata con Lucia Lavia nei panni di Viola De Lesseps/Thomas Kent e con Marco De Gaudio in quelli di Will Shakespeare.
E' stata un'impresa quella di portare un'opera simile in Italia. Alessandro Longobardi, il direttore artistico del Brancaccio, ha espresso la sua soddisfazione per questo lavoro, ritenendo che tale pièce consacrerà il suo teatro a livello internazionale.
Pur avendo apprezzato l'impegno di tutti per compiere un' impresa simile, non mi sono emozionata con Lucia Lavia nei panni di Viola De Lesseps/Thomas Kent e con Marco De Gaudio in quelli di Will Shakespeare.
(La locandina dello spettacolo al Brancaccio)
(Conferenza stampa)
Quando si conosce la storia delle opere e degli autori ...il teatro diventa parte integrante della tua vita ,perchè lo vivi all'unisono con gli autori e gli interpreti,come ha fatto Tania Croce innamorata di Shakespeare andando a trovare i luoghi dove rappresentò le sue opere!!emozionante recensione ...Chapeau !
RispondiEliminaOltre a dirti grazie per le tue bellissime parole, ribadisco la necessità di leggere e conoscere le opere descritte, per poterle amare e recensire. Chi non ha mai letto Shakespeare, non può comprendere la vastità della sua opera e il messaggio contenuto nei suoi drammi e commedie. La visita al Globe è stata per me indispensabile.
EliminaW la cultura, la letteratura teatrale e la conoscenza.