Ieri sera, ai Giardini della Filarmonica di Roma, avrei dovuto assistere al Dialogo dell'Ancella con Viola Graziosi ma non ho potuto, così il teatro mi ha atteso davanti alla tv con Le rane di Aristofane, direttamente dal teatro greco di Siracusa, con Ficarra e Picone (in foto) negli inediti panni di Dioniso, il dio del teatro insieme al servo Xantia, in viaggio verso l'Ade per salvare la tragedia e attraverso essa, la città di Atene dal declino.
Studiai Aristofane al liceo ma pensare ai due comici siciliani come interpreti di una commedia classica, non mi era mai capitato e la scommessa è stata vinta da chi ha creduto in loro sia per l'11,1% di share, sia perché gli abbonati Rai, sono stati eruditi e chi è riuscito a seguire la commedia fino all'epilogo, ha scoperto l'attualità di questo lavoro del 405. a.C.
Il coro, gli attori che hanno interpretato Caronte, Euripide ed Eschilo, sono stati davvero straordinari. Non vedo l'ora di vedere l'adattamento al teatro Eliseo a novembre.
Sarebbe bello se la cultura salvasse il mondo.
Info per chi non conosce la commedia di Aristofane:
Il coro, gli attori che hanno interpretato Caronte, Euripide ed Eschilo, sono stati davvero straordinari. Non vedo l'ora di vedere l'adattamento al teatro Eliseo a novembre.
Sarebbe bello se la cultura salvasse il mondo.
Info per chi non conosce la commedia di Aristofane:
Le rane (in greco antico: Βάτραχοι, Bátrachoi) è una commedia teatrale di Aristofane, messa in scena per la prima volta ad Atene, alle Lenee del 405 a.C., dove risultò vincitrice. Fu in seguito replicata (forse l'anno successivo, fatto alquanto atipico per quei tempi) per il suo valore artistico e sociale. Dioniso, dio del teatro, decide di raggiungere l'Ade per riportare in vita Euripide. Tanto Sofocle quanto Euripide, infatti, sono ormai morti (entrambi erano deceduti nel 406 a.C., pochi mesi prima che la commedia di Aristofane fosse rappresentata), e i tragediografi più giovani non hanno la stessa creatività e lo stesso genio. Di conseguenza, riportare Euripide in vita è l'unico modo per salvare la tragedia dal declino. All'inizio della commedia, Dioniso e il suo servo Xantia chiedono ad Eracle quale sia la strada più rapida per giungere all'Ade; quest'ultimo, dopo qualche presa in giro, risponde che è necessario attraversare una palude, l'Acheronte. Quando i due giungono laggiù, il traghettatore Caronte fa salire Dioniso sulla sua barca per portarlo sull'altra riva, mentre Xantia è costretto a girare intorno alla palude a piedi. Durante la traversata, Dioniso e Caronte incontrano le rane (Caronte le chiama rane-cigni), col loro gracidare: brekekekex koax koax. Esse intonano un canto in onore di Dioniso, ma senza accorgersi che il dio è proprio lì con loro. Dioniso è presto infastidito dal loro canto e protesta, ma le rane continuano, non riconoscendolo nemmeno. Tuttavia, quando il dio imita il loro verso, esse si zittiscono. Alla fine Dioniso e Xantia si rivedono alle soglie dell'Ade, dove incontrano un gruppo di anime, gli iniziati ai culti misterici, che cantano in onore di Iacco. Poco dopo i due incontrano Eaco, che scambia Dioniso per Eracle (il primo infatti si era vestito a imitazione del secondo) e comincia a insultarlo e minacciarlo. Eaco era infatti furioso nei confronti di Eracle, che aveva rubato il suo cane Cerbero. Spaventato, il dio scambia i suoi abiti con Xantia, che è meno impaurito del suo padrone. I due vengono entrambi frustati, ma alla fine l'equivoco è chiarito. Euripide viene finalmente trovato, mentre è nel mezzo di un litigio con Eschilo a proposito di chi meriti di sedere sul trono di miglior tragediografo di tutti i tempi: ognuno dei due si ritiene il migliore. Comincia allora una gara, con Dioniso come giudice: i due autori citano a turno versi delle loro tragedie, e tentano di sminuire quelli del contendente. Alla fine viene portata in scena una bilancia e ognuno dei due autori viene invitato a recitare alcuni suoi versi; la citazione che "pesa" di più (ed è dunque migliore) farà pendere la bilancia in favore del proprio autore. Eschilo esce vincitore da questa gara, ma a quel punto Dioniso, che inizialmente intendeva riportare in vita Euripide, non sa più a chi sia meglio concedere questo onore. Decide che sceglierà l'autore che darà il miglior consiglio su come salvare Atene dal declino. Euripide dà una risposta generica e poco comprensibile ("Se adesso va tutto male, forse facendo tutto il contrario ce la caveremo"), mentre Eschilo dà un consiglio più pratico ("Le navi sono le vere risorse"). Infine Dioniso decide di riportare in vita Eschilo, che, prima di andare, affida a Plutone il compito di riservare il trono di miglior tragediografo a Sofocle, raccomandandogli di non lasciarlo mai ad Euripide.
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