Il palcoscenico del Golden si è trasformato nell’aula del tribunale milanese, per accogliere “Tangentopoli”, la realistica ricostruzione di un’immaginaria ultima udienza del processo a Craxi.
Sono passati esattamente 25 anni da quel febbraio del 1992 quando con l’arresto di Mario Chiesa, ebbe inizio l’inchiesta Mani pulite, che poi sfociò in Tangentopoli, condotta da un pool di magistrati della procura milanese che portò alla luce la corruzione del sistema politico italiano, dei partiti di maggioranza DC e PSI e ai processi che ne seguirono e che vide tra gli imputati tanti uomini di spicco dell’economia e della politica italiana.
Una vicenda che ha influenzato e che ancora influenza la cronaca politica e giudiziaria dei nostri giorni e che vede ancora in auge molti dei protagonisti tra politici, imputati e magistrati.
Due sono sicuramente gli uomini simbolo di quell’inchiesta e di quel periodo storico. Bettino Craxi, segretario del PSI dal 1976 al 1993 e Presidente del Consiglio italiano dal 1983 al 1987. Antonio Di Pietro che ha fatto parte del pool di Mani pulite come sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Milano.
Nella pièce Antonio Di Pietro è interpretato da Sebastiano Somma, mentre Augusto Zucchi veste i panni di Bettino Craxi, Morgana Forcella è l’avvocato difensore di Craxi, Roberto Negri il presidente di giuria.
L’eloquente testo teatrale scritto da Vincenzo Sinopoli e Andrea Maia che ne cura anche la regia, è ispirato a Tangentopoli e ai processi che ne seguirono ma s’immagina che Craxi, ritorni a Milano da Hammamet, per presentarsi davanti al tribunale di Milano dove trova a sostenere l’accusa il Dott. Di Pietro.
Lo spettacolo inizia con l’arrivo in tribunale di Bettino Craxi per soffermarsi sul serrato interrogatorio da parte di Antonio Di Pietro.
Cosa gli avrebbe chiesto Di Pietro? E Craxi? Cosa avrebbe risposto se davvero fosse tornato?
Nell’aula del tribunale si assiste così all’incontro scontro tra i due. Incontro che diventa anche confronto umano, privato, tra due personalità forti. Craxi non più leader carismatico, per anni padrone incontrastato della scena politica, ma uomo provato dalla malattia e dalla terribile esperienza giudiziaria. Di Pietro che seppur determinato a ottenere la sua condanna, che nell’immaginario collettivo è diventata la condanna della prima Repubblica, si trova anche lui indagato a Brescia dove nei suoi confronti sono aperte più di trenta inchieste tanto da convincerlo a lasciare la magistratura.
Sullo sfondo la storia di una difficile transizione dalla prima alla seconda Repubblica e l’amara constatazione che quel fenomeno, lungi dall’essere stato estirpato, continua a rappresentare il problema centrale di una morente seconda Repubblica.
I due emblematici personaggi portati in scena con professionalità e talento da Zucchi e Somma, si mostrano determinati, ostili eppure accomunati da un destino di successi personali, circondati da amici che pian piano svaniscono, da una fortuna che sembra assisterli e che lascia il posto alla sfortuna, solidali nell’ammissione di quanto insostenibile sia il peso di essere giudici e giudicati senza riuscire a non commettere errori. E’ uno spettacolo corale dove il pubblico è trascinato idealmente nel tribunale milanese, per oscillare dall’una all’altra parte senza riuscire a giudicare o a colpevolizzare due uomini animati da ideali politici e di giustizia che hanno difeso e scontato, scrivendo pagine indelebili della storia italiana.
Alla prima del Golden il 21 marzo 2017 era presente Antonio Di Pietro che alla fine dello spettacolo, chiamato dagli attori e dagli autori, ha salutato il pubblico dicendo: “In questa storia mi sono ritrovato”, ammettendo candidamente che se tornasse indietro non lascerebbe la magistratura né farebbe politica.
Lo spettacolo che ha debuttato il 21 marzo sarà in scena fino al 16 aprile 2017.
di Tania Croce
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