Maria Stuarda è prigioniera in Inghilterra - ufficialmente per l'omicidio di suo marito Darnley, ma in realtà a causa delle sue pretese sul trono d' Inghilterra, appartenente alla regina Elisabetta I. Mentre la cugina di Maria, Elisabetta, esita a firmarne la condanna a morte, questa spera nella grazia.
Dopo che Maria scopre che Mortimer (personaggio creato da Schiller), nipote del suo custode, è dalla sua parte, gli affida la propria vita. Mortimer dovrebbe consegnare a Robert Dudley, conte di Leicester una lettera da Maria, in cui lei gli chiede aiuto. Si tratta di una situazione delicata, perché Leicester sembra sostenere la Regina Elisabetta. Dopo numerose richieste, Maria alla fine ottiene l'opportunità di incontrare la Regina Elisabetta (cosa che, in realtà, non è mai accaduta). L'adattamento di Francesco Fanuele per la regia di Filippo d’Alessio, ha debuttato ieri sera a Roma, al Teatro Tor Bella Monaca. Sulla scacchiera del potere, tra intrighi e strategie, i protagonisti si sono mossi come pedine spinte dal destino, dalla sete di potere e vendetta, per decretare la fine di una regina, una donna amata, desiderata e temuta dalla regina d'Inghilterra. Maddalena Emanuela Rizzi è Maria Stuarda, rassegnata al dolore di una fine imminente, sconfitta dalla consapevolezza del regno perduto, consumata dal tempo passato in carcere e amareggiata per la distanza del conte di Leicester, interpretato magistralmente da Bruno Governale. Brava anche Maria Cristina Fioretti nei panni di Elisabetta, che contrasta l'ardore della Stuarda con un freddo calcolo dei giorni trascorsi dalla parente sulla terra dei vivi. Le altre pedine di questo tragico disegno sono Francesco Maria Cordella, Andrea Murchio, Mario Focardi e Carmen Di Marzo. Le scene sono di Tiziano Fario, i bei costumi di Silvia Gambardella e le musiche solenni di Eugenio Tassitano.
“Lo spettacolo - afferma il regista Filippo d’Alessio - indaga il rapporto tra le donne e il potere. La vicenda di due figure imponenti: Maria Stuarda ed Elisabetta è quanto mai attuale e sottolinea le relazioni che da sempre sono caratteristiche nell’ universo femminile. Due donne al potere: la protestante Elisabetta I, regina d’Inghilterra, e la cattolica Maria Stuarda, regina di Scozia. Ruota intorno ad esse un universo maschile che si aggrappa a loro nell’ incomprensione dei loro comportamenti. Due donne di potere speculari: Maria l’eroina romantica, passionale, irrazionale, debole nel governare e nutrita dall’amore divino fino a diventare l’icona della martire Barocca; ed Elisabetta una fine mente politica, energica, dura prima di tutto con se stessa che rinuncia alla vita sentimentale per il potere. Il dramma ruota intorno alla fondamentale antitesi amore – politica. Il fatale tratto di penna di Elisabetta suggellerà la sentenza già pronunciata e segnerà la sorte di Maria”.