La storia d'Italia, quella dei terribili giorni del'44, successivi allo sfondamento da parte degli Alleati della linea Gustav, si trasforma in echi lontanissimi e i ricordi sono la dolorosa testimonianza di un fatto che ha straziato il cuore di Angelino, il pastore di un paesino della Ciociaria che nel suo dialetto, si fa cantastorie de Le Marocchinate.
Ariele Vincenti irrompe sulla scena in jeans, indossando il gilet e il cappello del pastore ciociaro e con gli occhi infuocati d'ira e tristezza, accende un faro che illumina il palcoscenico del Sala Massimo Troisi, mentre racconta una storia dai toni cupi e incerti; è poco noto l'episodio e Angelino conosce cosa accadde veramente quando le truppe di colore turbarono la quiete di una comunità tranquilla e pacifica come quella in cui viveva. Il loro arrivo infatti fu devastante, scagliandosi contro la popolazione civile come dei lupi famelici, i marocchini stuprarono migliaia di donne nella primavera del '44. Tra quelle donne, alcune morirono, altre furono contaminate dalle malattie trasmesse in seguito agli stupri, altre persero la gioia negli occhi, come Silvina, la donna che Angelino amava perché lei era la più bella di tutte e che riuscì a portare sull'altare, facendole ritrovare il senso dell' esistenza.
I ricordi vivi e tristi del pastore ciociaro arrivano dritti al cuore, lasciando senza respiro lo spettatore che medita e riflette su questa storia, a cui non è stato dedicato un giorno della memoria, come è accaduto per altri tragici eventi.
Chissà se è meglio dimenticare un fatto simile e le vite delle migliaia di donne rimaste vittime di una violenza inaudita come questa, oppure sia doveroso ricordarle attraverso il teatro e la voce di un giovane artista come Ariele che ha ricostruito con le testimonianze orali di chi vive in quei luoghi, una pagina di storia meno nota e assai dolente. Con l'aiuto di Simone Cristicchi e la regia essenziale di Nicola Pistoia, lo spettacolo che ha debuttato a fine agosto ad Arcidosso, al festival del racconto di strada "Narrastorie", ha ottenuto molto successo di pubblico e critica anche al Sala Massimo Troisi di Ostia dal 29 settembre al 2 ottobre. Ariele continuerà a illuminare gli animi e le coscienze al teatro romano Lo Spazio, dove sarà in scena dal 25 al 30 ottobre 2016. Trovo sia coraggioso da parte di Ariele Vincenti raccontare questa storia, perché credo sia giusto definirsi italiani solo dopo aver conosciuto il proprio passato.
Mentre ci parlavo al telefono, dopo lo spettacolo, immaginavo la sensazione di morte dei campi di concentramento simile a quella provata dall'autore e attore dello spettacolo, mentre si trovava nei luoghi dove si è consumata la violenza di una guerra senza eroi.
di Tania Croce
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