La storia è piena di donne e madri indimenticabili che hanno generato uomini straordinari. Accanto a grandi uomini ci sono state grandi donne, una di queste è Tanaquilla, la moglie di Tarquinio Prisco, il quinto re di Roma, che rese il marito e la città stessa, grandiosa e fiorente con i suoi luminosi consigli e previsioni. Me lo racconta la signora Isabel Russinova, in questa preziosa intervista
Come mai tra le donne descritte nel tuo libro "Reinas. Storie di grandi donne", hai scelto Tanaquilla in occasione del Festival Internazionale del Teatro Romano di Volterra?
Ho rappresentato quasi tutte le donne raccontate in Reinas, da Agatha, prima presidente donna dell'Europa del '900, a Briganta, uno dei personaggi che fanno oramai parte del mio repertorio nei vari teatri; Ho rappresentato anche Galla Placidia, con cui ho aperto anche l'anno della Fede all'Auditorium di Via della Conciliazione e ora tocca a Tanaquilla. La prossima che mi piacerebbe portare in scena è Pentesilea, la regina guerriera delle amazzoni.
Cosa ti lega a questo personaggio femminile?
Tanaquilla mi ha sempre molto incuriosito e affascinato perché è la donna maga, la donna calda ma capace di grande generosità, di grande forza perché la responsabilità di chi ha il dono del vaticinio è molto pesante, si vive costantemente con l'ansia di sapere...
Con il peso della conoscenza da trasmettere
Da trasmettere ma tante volte da tacere, questa è una caratteristica molto femminile, noi donne quasi tutte abbiamo questo dono, secondo me questo senso che viene dal fatto che siamo madri quindi prima di tutto dobbiamo proteggere, sentire, essere continuamente in simbiosi con i nostri figli e con l'uomo, una caratteristica femminile più o meno ascoltata e accentuata come accade per tutte le cose e bisogna lasciarsi trasportare dalle doti possedute.
Immagino mentre mi racconti la storia del tuo personaggio femminile, che metterai in scena in anteprima nazionale e mondiale il 15 luglio a Volterra, gli abiti che indosserai per rappresentare Tanaquilla
Ho fatto un'accurata ricerca su quella che era l'immagine della donna tirrena, romana, che era molto colorata e curata; La donna di allora ci deve far pensare un pò alle orientali, loro portavano molti colori, acconciature elaborate, anche capelli sciolti che tingevano spesso di biondo sia le tirrene che le romane, usando colori naturali.
Il trucco era vistoso?
Anche il trucco era colorato, usavano colori in simbiosi con la natura, essendo circondati da meravigliose tonalità, perciò credo che sarebbe necessario passare più tempo a osservare la natura con tutti i suoi colori e non come l'uomo di adesso che è quasi straniero rispetto a se stesso e che ha abbandonato questo rapporto meraviglioso con ciò che lo circonda
La bellezza del teatro greco era proprio il connubio con la natura ed è la stessa bellezza di questi spettacoli all'aperto che sottolinea il ritorno dell'uomo alle origini perché noi siamo la nostra storia e va evocata negli spettacoli teatrali. Il bello di "Tanaquilla", è la storia al femminile che metti in scena, non con l' esclusione dell'uomo ma come condivisione con l'altro.
Tanaquilla ha offerto la sua vita e la sua dote, ossia quelle del vaticinio che gli dei le hanno concesso e l'ha messa al servizio dell'uomo che amava quindi ha dedicato tutta la sua vita e la sua energia a lui, perché ha sentito la grande capacità, la grandezza, la forza di quest'uomo e quanto poteva essere giusto per tutti gli uomini essere guidati da lui, ecco perché lei lo ha sostenuto e accompagnato. La donna non è assolutamente nemica dell'uomo, anzi è e dev'essere in assoluta sintonia, armonia con lui.
Bisognerebbe riscoprire la femminilità che è stata mortificata e repressa da quando la donna si è emancipata anche se è molta la strada da fare per conquistare la parità tra i sessi
La donna deve valorizzare la propria femminilità, non deve oscurarla, non mercificare il suo corpo. Tanaquilla è un personaggio nuovo ed è la prima volta che si ascolta la sua storia, questo mi ha molto affascinato e stimolato perché il mondo etrusco non è mai stato considerato abbastanza ed è un argomento molto affascinante anche se le figure femminili etrusche non hanno avuto il risalto meritato.
Si conclude così la mia intervista con una signora d'altri tempi come Isabel Russinova, entusiasta per la prima di uno spettacolo inserito in un Festival come quello di Volterra con cui collabora Aurelio Gatti, ritenuto da Isabel un eroe del teatro, stimato per ciò che sta cercando di fare da anni per i teatri e i siti, i grandi luoghi della storia che attraverso lui e i Teatri di Pietra riescono a rivivere.
di Tania Croce
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