A piedi nudi nel deserto di un palcoscenico, hanno calamitato l' attenzione un gruppo di ragazzi africani, in abito scuro, esprimendosi in un linguaggio verbale e non verbale con dolore e gratitudine, in questo speranzoso viaggio verso l'accoglienza e l'identità. Non sono attori ma uomini reali e questo non è uno spettacolo ma un evento che trae ispirazione dalla loro personale esperienza di rifugiati e questo è il loro giorno, un giorno di festa, tra canti e balli, versi letterari di cui si nutrono e dissetano, alla fonte inesauribile dell'arte e dell'amore. Il pubblico era assorto, meditabondo, incantato e commosso, mentre l'autore, regista e interprete Riccardo Vannuccini, lo prendeva per mano, trascinandolo in mezzo ai richiedenti asilo del C.A.R.A. (Centro Accoglienza Richiedenti Asilo di Castelnuovo di Porto), fuggiti dal deserto, in mezzo al filo spinato, scampati al mare e ai telegiornali. "I migranti sono la questione epocale del nostro tempo" afferma Vannuccini. Credo sinceramente che questi ragazzi, feriti a morte dalla vita, siano degli insegnanti senza pretendere di esserlo, perché educano all'ascolto, attraverso lo sguardo spalancato verso un orizzonte possibile e pacifico. Un'oasi di speranza, come l'acqua nel deserto.
di Tania Croce
Respiro di Riccardo Vannuccini, in scena il 28, 29, 30 giugno 2016 al Teatro Argentina
Nessun commento:
Posta un commento