Avrei voluto essere Pantani all'Ambra alla Garbatella dal 12 al 17 gennaio 2016

Sulla scia dell'amato sound di Charlie Parker, il jazzista preferito dal 'pirata', si snoda il monologo di Davide Tassi, gregario appassionato nella finzione scenica dove ripercorre le tappe salienti della carriera sportiva e umana di Pantani, forse il ciclista più carismatico e amato dagli italiani e la cui vicenda è avvolta nei meccanismi incomprensibili e cinici di un sistema a tratti disumano e subdolo, che ha ingoiato sia i campioni che i loro medici e allenatori. 
La bicicletta, è l'unico e indispensabile oggetto scenico ad evocare gli indimenticabili scatti in salita di Pantani che gli valsero le vittorie sia del Giro d'Italia che del Tour de France e lo suggellarono come il campione in grado di raggiungere la vetta e toccare il cielo a braccia aperte, spingendo semplicemente e vigorosamente sui pedali così da consentire al suo pubblico di volare insieme a lui nei sogni di gloria di quegli anni esaltanti, ai quali si alternarono incidenti di ogni sorta, la squalifica e la tragica, prematura scomparsa, sotto gli occhi increduli di tutti, perché lui era il campione di tutti.
In punta di piedi entra Alessandro Donati, a parlare con amarezza e autenticità, perché ha scelto di mettersi dalla parte giusta attraverso il suo libro contro il doping.
L'applauso del pubblico è stato rispettoso, quasi un silenzioso e amorevole omaggio al 'pirata', con immenso apprezzamento per colui che ha scelto di ricordarlo, nitidamente e intensamente come ha saputo fare Tassi.

di Tania Croce

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2 commenti:

  1. analisi delicata e perfetta, come delicato e perfetto è stato il racconto di Tassi, attento a non cadere nelle trappole di un argomento spinoso.

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