Due chiacchiere con Luciana Frazzetto prima della prima di Tutti Pazzi per mamma, lo spettacolo in scena al delle Muse fino al 1 novembre 2015




Da icona sexy a custode del focolare domestico e di un marito psicopatico in "Tutti pazzi per mamma", Luciana Frazzetto, quanto ti ha aiutato la tua romanità nella preparazione del personaggio?

Luciana Frazzetto









Chi sono?


Un cavallo senza briglie che ha bisogno di esternare ciò che sente. Sono un' attrice poliedrica, ironica, imprevedibile, brillante. Non sono “romana de roma” ma romana di adozione. Nata in Sicilia a Bagheria e trapiantata a Roma a soli sei anni. Sono affascinata da questo dialetto perché penso che sia passionale, verace e travolgente come me. Tutti i miei personaggi sul palcoscenico vivono di spontaneità e forza drammatica come nella vita reale e questa mia romanità traspare in ogni mia interpretazione. Ogni mia replica è vita vissuta.


Il pubblico ama rilassarsi a teatro e dopo aver trovato il parcheggio nelle disastrose strade della Capitale, si siede per rilassarsi. Conta più il sorriso o l'applauso del pubblico per l'attore? Parlami del tuo personaggio interpretato in questa commedia.


Io sono dentro il personaggio. In questa commedia per esempio, sono una moglie e una mamma che per la famiglia ha rinunciato alla sua carriera e la gente ci si ritrova molto. Si ritrova nella vita quotidiana. Amo questo dialetto e questo lavoro. Credo che per un attore, in uno spettacolo comico, siano importanti in egual misura, sia gli applausi che le risate. Per quanto mi riguarda io e il mio pubblico siamo un tutt’uno. Loro vivono con me sul palcoscenico, in casa mia, e insieme diamo origine alle nostre emozioni interiori. È meraviglioso vedere la platea gremita di gente che ride e applaude a scena aperta e che molto spesso si immedesimano talmente tanto che ci lanciano delle battute come se fossi la mamma, la vicina di casa, la sorella…


L'attore recita con la febbre, le preoccupazioni del vivere quotidiano e se riesce a far dimenticare questo al suo pubblico, si crea la famosa catarsi, quanto pensi faccia bene il teatro?


L’attore se è in scena e non sta bene, non può fermarsi, qualunque cosa accada. Io per esempio nel 2013 ho perso il mio papà mentre ero in scena. Torno a casa e non lo trovo più. Il giorno dopo sono dovuta andare a recitare lo stesso e ho dovuto far ridere la gente. Questo forse è l’unico lato negativo di questo mestiere che amo più di me stessa. Ma Il teatro è tutto per me e non potrei più vivere senza di esso. Noi siamo una cosa sola e indissolubile. Dicono che sono una ''bestia da palcoscenico''. E’ vero! E mi piace questo appellativo perché racchiude tutta la rabbia, la caparbietà e l'amore che ho per questo meraviglioso lavoro. Ogni volta che interpreto un nuovo personaggio, metto a nudo la mia anima e mi dono semplicemente al mio pubblico. Sentire la platea che ti ascolta, che ride, che applaude in massa, è qualcosa di entusiasmante, di piacevole, di sublime. E’ un’emozione grandissima; la mia anima si eleva nello spazio e si unisce al mio pubblico diventando un tutt’uno, diventando una fortissima fonte di energia. E’ un’emozione viscerale che non si può descrivere. Questo è ciò che mi da il mio “lavoro” che vivrà con me per sempre, perché non ha età ed io, come avrete capito, non posso più fare a meno di “lui”. Ma poi… se vi dico tutto, quale curiosità vi rimane? …e allora… …“chiudo il sipario ed eccomi pronta per la prossima avventura”

di Tania Croce
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