19 dicembre 2014
È vestita di bianco e reca una piuma sui capelli, il suo nome è Giulia Spizzichino, una bella donna romana ebrea che ha perso tanti familiari per colpa di un uomo assetato di sangue.
Di lui ora resta solo un cappello con una piuma che basta per instaurare un dialogo liberatorio pieno di giustizia senza vendetta, perché in qualche modo Priebke ha pagato per i crimini commessi contro persone innocenti. Nelle parole di Giulia/Donatella c’è disperazione e dignità, nel culmine del dolore lei tace e respira profondamente per trattenere le lacrime ma ha raggiunto una pace interiore, ha vinto la sua battaglia contro un’ingiustizia subìta e pur non potendo piangere sulla tomba dei cari estinti strappati troppo presto alla vita, ora può pronunciare i loro nomi davanti alle candele che come fari, illuminano il buio del ricordo.
Donatella Barbagallo ha brillato come un diamante sul palcoscenico del Teatro Antigone, è stata intensa e delicata interprete del dolore di una donna forte e fragile come Giulia Spizzichino. Nei suoi occhi c’era smarrimento e pena, coraggio e dolcezza... umanità. È stata una bellissima performance quella di Donatella, e anche se il monologo era fuori concorso, lei ha vinto il premio della serata, il più grande: ha toccato il cuore dei presenti e della signora Giulia, presente in sala, che l’ha abbracciata con immenso affetto.
Applausi per Donatella e per l’autrice Stefania Catallo, due stelle che hanno inaugurato col loro canto d’amore e di giustizia, la rassegna di corti teatrali presentata il 12 dicembre 2014 dallo scrittore Nicola Viceconti.
di Tania Croce
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