23 febbraio 2015
Trottando sul suo Ronzinante, Paolo Perelli indossa una maschera di autentica follia, irridendo ogni nemico o imprevisto incontrato lungo il suo viaggio di giustizia e libertà, dove non esiste la percezione del dolore fisico ma il malinconico ricordo della donna amata: Aldonza Lorenzo, una contadina che ai suoi occhi appare come una dama nobile e bellissima, Dulcinea del Toboso.
Le visioni dell'hidalgo spagnolo Alonso Quijano di cinquant'anni, lo condizionano a tal punto da trascinarlo in un mondo fantasioso pieno di ostacoli e nemici da sconfiggere e potrà farlo solo trasformandosi in un cavaliere errante, Don Chisciotte della Mancia e come gli eroi degli amati romanzi cavallereschi, nulla potrà senza il suo fedele scudiero, un povero contadino che condurrà nel suo viaggio, promettendogli in cambio il governo di un'isola. Il suo errare senza meta alla ricerca di nemici da sconfiggere, sarebbe vano senza l'amore provato per Dulcinea e proprio a lei, l'eroe dedicherà parole appassionate e struggenti, cariche di devozione che Sancio Panza dovrà far giungere all'amata. Eppure la lotta contro mostruosi giganti con le braccia rotanti, che sono soltanto mulini a vento, oppure contro greggi di pecore scambiati per eserciti nemici, consumeranno Don Chisciotte nel profondo del suo animo, fino alla fine. La morte non esiste nella letteratura, dove i sogni sopravvivono e quelli di Don Chisciotte sono di Paolo Perelli. Come un maestro di vita, Perelli/Don Chisciotte trascina con una corda il suo scudiero, Sancio/Simone Chiacchiararelli, che nonostante la sua ignoranza, farà tornare coi piedi per terra il cavaliere senza paura, avvolto dai suoi ideali cavallereschi e come ombre cinesi i due traverseranno paesaggi, colori, sfidando notti infinite e giornate logoranti, sostenuti dalla sognante visione di un mondo che esiste soltanto per chi ha la capacità d'immaginarlo. E' uno spettacolo d'immensa bellezza e suggestione, dove Paolo si distingue per la solita impeccabile regia e dove la sua performance piena di pathos e ironia, è autentica perché il teatro gli scorre nelle vene e le pagine di Cervantes, sono linfa vitale per lui.
Commossa e appassionata come sempre, rivolgo il mio prolungato applauso a te Paolo, amico e artista inimitabile!
Un applauso anche a Luana Santachiara per i costumi e l'allestimento scenico, alle meravigliose foto di scena di Danilo Giovannangeli e a Francesco Perelli.
di Tania Croce
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