Dedalus

Dedalus è un evento social di fine anno, pensato per premiare gli influencer con il maggior seguito.

 L'ascendenza nel mondo virtuale dei content creator o influencer, è a colpi di followers e di like, ma anche di ferite e morte.

E' un impero quello dei creatori di contenuti destinato a far sgretolare il mondo parallelo delle relazioni umane.

Tutto esaltante fin quando saranno i followers attraverso dei voti, un po' come accade ne Il Grande Fratello, a decidere la sorte degli influencer; è un gioco duro e pericoloso quello svolto dai content creators protagonisti di questo film. 

Michele (Luca Zunic) è un ex calciatore in cerca di fortuna, Linda (Matilde Gioli) ha successo su OnlyFans, Filippo (Francesco Russo) è un esperto di videogiochi, Nino (Giulio Beranek) è personal trainer e life coach, Tiziana (Giulia Elettra Goretti) racconta la sua vita da mamma, Antonella (Stella Pecollo) è foodblogger e dedita al mukbang, e il Master Gianmarco Tognazzi, sono riuniti in un castello per svolgere l'evento social.

Nelle loro camere i ragazzi  hanno  negli armadi delle tutte alla Squid Game da indossare,  tute bianche intere e rosse e scarpe da ginnastica colorate di tela della Superga.

Le tute  all'apparenza comode, li uniformano  rendendoli dei soldati  pronti per una missione per salvare la loro classifica  virtuale o forse la loro stessa vita.

Isolati, spiati e senza connessione e cellulari, i giovani fortunati e famosi nel mondo virtuale, devono superare alcune prove e saranno giudicati spietatamente da quei followers che li hanno messi sull'Olimpo.

Le prove a cui sono sottoposti, si svolgono all'interno di una cripta che ha la forma di un labirinto ma tali prove appaiono insormontabili e li stanno gradualmente distruggendo nel fisico e nella mente, mettendoli l'un contro l'altro.

C'è una tortura mediatica straziante che ha reso virale un video dove una ragazza minorenne dopo essere abusata, drogata e ripresa durante una festa di halloween, si toglie la vita per via degli insulti spietati ricevuti sul web.

C'è nel gruppo chi l'ha violentata e chi l'ha giudicata. Tutto ciò ha ucciso la minorenne.

La giovane vittima che si congeda dal padre attraverso un video, è la figlia del Master che ha organizzato Dedalus.

Il mondo reale fagocita gli influencer vittime delle loro stesse azioni.

È una guerra spietata tra il reale e il virtuale, dove l'uomo è in bilico e Dedalus è l'ago della bilancia.

Il thriller diretto da Gianluca Manzetti, è disponibile in streaming su Dysney+ dal 24 ottobre 2025.

Boneyard Il caso oscuro


Sono ufficialmente iniziate a Roma le riprese di The Resurrection of the Christ, il nuovo film di Mel Gibson che prosegue idealmente il racconto de La Passione di Cristo, il film indipendente di maggior successo nella storia del cinema con oltre 600 milioni di dollari di incasso nel mondo e mi colpisce sentire tale riflessione pronunciata da lui nel film "Boneyard" appena visto in streaming: "La Bibbia dice che dovremmo gioire delle nostre sofferenze, le sofferenze producono perseveranza, la perseveranza il carattere e il carattere la speranza. Sto ancora aspettando di trovare gioia nella sofferenza...".
Nel film diretto da Adige Akbar e ispirato a fatti realmente accaduti, ossia agli omicidi di undici donne nel West Mesa scoperti nel 2009, il protagonista è il dolore che trasuda dai fatti di cronaca nera , dai volti e nomi di donne uccise barbaramente e ritrovate in una fossa comune. Suggestiva la scena del cane che scava su un terreno apparentemente come tanti ma è il suo fuito a guidarlo alla scoperta di resti umani.

Mel Gibson è un maturo ed esperto agente federale, consumato dalle dipendenze anche se appare lucido nell'elenco delle tipologie dei serial killer. E' pronto a fronteggiare il crimine ogni volta tranne una, quando non riesce a deviare i proiettili dall'indifeso corpo della figlia che era con lui, a chiacchierare del presente e di un futuro che non potrà più avere.
Aprono il film in programmazione su Prime Video, le riflessioni sulla sofferenza di Mel Gibson che riempie con la sua presenza carismatica i vuoti del film, che forse resta irrisolto come i casi trattati. 


 


Il coraggio di Blanche




Il coraggio di Blanche (L'Amour et les Forêts) è un film del 2023 diretto da Valérie Donzelli in prima visione su rai3.

È una gabbia il matrimonio quando a renderlo tale è un rapporto di coppia apparentemente perfetto eppure malato. 
Lei, insegnante sognatrice e in cerca dell'uomo ideale, s'imbatte in colui che sarà il suo carnefice.
Greg rende Blanche moglie e madre eppure le toglie la libertà di respirare, controllandola in ogni azione, a partire dalla spesa fino a metterle le mani al collo nel tentativo di soffocarla.
L'infedeltà non libera la bella insegnante dalle catene di suo marito ma a liberarla paradossalmente è un gesto disperato, compiuto come atto conclusivo di un matrimonio giunto al capolinea.
Il film tratto dal romanzo di Eric Reinhard vede come protagonista Virginie Efira nei panni di Blanche e della sorella gemella Rose. 
Melvil Poupaud interpreta Greg, il marito possessivo e ossessionato che si veste da principe azzurro per sedurre e far cadere nella sua ragnatela l'ingenua e appassionata insegnante.
È un film da vedere per imparare a difendersi e ad evitare l'amore tossico.
Visione consigliata su Raiplay.


Fatti vedere

 Non più un uomo travestito da donna come l'indimenticabile Robin Williams nella commedia del 1993 diretta da Chris Columbus "Mrs Doubtfire, mammo per sempre" ma una donna, Matilde Gioli, nei panni di Sandra, la giovane psicologa, travestita da anziana psicoterapeuta, è la protagonista di "Fatti vedere" il nuovo film diretto da Tiziano Russo; Sandra è semplicemente alla ricerca dell'amor perduto e il travestimento è l'artificio usato nel tentativo di riconquistare Stefano (Francesco Centorame) l'ex che l'ha inspiegabilmente lasciata quando tutto sembrava andare a gonfie vele per la coppia consolidata da anni.

Al travestimento perfetto penserà Marco (Pierpaolo Spollon), il trentenne incontrato per caso da Sandra per la strada. Marco è una specie di Diabolik, amante delle maschere e dei travestimenti ed abile a cambiare i connotati dei suoi clienti. 

Gli riuscirà perfettamente anche con Sandra, trasformata in un'anziana Psicoterapeuta che lavorando online tranquillamente da casa, riuscirà a non farsi scappare le confessioni del suo ex, che decide di affidarsi a lei per dare una risposta a tutti i suoi quesiti esistenziali.

Poi c'è l'amica del cuore Benedetta, di cui veste i panni la brava e bella Asia Argento, che ho ammirato a teatro trovandola eccezionale e che in questa commedia, è davvero impeccabile.

Ci sono scene davvero divertenti e incredibili come quella in cui Sandra, indossa un abito da Mercoledì Addams e per questo viene derisa dall'amica del cuore Benedetta. 

Il film in streaming su Disney+, diverte, commuove e fa riflettere sui meccanismi dell'amore e sul ruolo della psicoterapia, come rimedio e soluzione.

La visione è consigliata!



Jeanne du Barry la favorita del re




 Un narratore anticipa e spiega allo spettatore, come fosse una pièce teatrale ambientata in Francia nel '700,  la  vicenda di una  dama che fu la favorita del re Luigi XV:  Jeanne du Barry.

Di lei è stata sempre data un'immagine  volgare  e sgradevole, stavolta no, la regista Maïween, è protagonista del meraviglioso  film storico e biografico sulla donna venuta dal volgo e nonostante le umili origini e la sconveniente etichetta di cortigiana, seppe farsi amare dal re  e in qualche maniera influenzò  le dame di corte che la  disprezzarono  per anni , definendola  'la  creatura'.


L'amore per la lettura nutrito fin dalla giovane età, ha reso la fanciulla,  artefice del proprio destino e dama nella reggia di Versailles, nella parentesi antecedente la rivoluzione francese. 

Jeanne conquistò immediatamente il cuore del re che non si sottrasse al fuoco che gli ardeva dentro e per questo continuò ad accogliere nel suo letto giovani amanti  ma fu Jeanne il suo ultimo e devoto amore.

Johnny Depp è Luigi XV e lo rappresenta magnificamente  in tutte le fasi della storia narrata, sia nei momenti idilliaci che in quelli tragici e conclusivi della sua esistenza.Di particolare bellezza è stata l'attenzione per i rituali di corte , dal risveglio del re al mattino  fino ai saluti dove non si doveva mai dare le spalle al re ma congedarsi con un inchino e uscire di scena con passettini. Dopo essere stato   l'amato re di Francia, accanto alla sua Jeanne, con cui amava passare le ore più liete, Luigi XV morirà a 64 anni a causa di complicazioni come la setticemia legate al vaiolo.

 Jeanne sarà accanto al suo Re fino agli ultimi istanti e carezzerà e bacerà il re morente affetto da una malattia  molto contagiosa come il vaiolo  che è stato  riprodotto in modo verosimile  sul volto, il collo e sulle mani di Depp.

È tempo di lasciare Versailles per la dama affranta che dopo la regina Maria Antonietta,  decapitata a Place de la Concorde proprio il 16 ottobre  del 1793 in piena Rivoluzione francese, terminerà la sua esistenza sulla ghigliottina all'età di 50 anni. 

 Il meraviglioso film  è da ammirare su Prime video. 

La neve nel cuore



 Oggi rivedere questo film su Disney+ è stato doloroso e necessario per capire quanto quest’attrice mancherà il prossimo Natale.

A questa ricorrenza, ha dedicato due dei suoi film: La neve nel cuore (2005) e Natale all’improvviso (2015). Diane Keaton  e la sua famiglia per Natale, è un quadretto delizioso e  pieno d’imprevisti  come accade in tutte le famiglie. 

Le tematiche trattate  ne La neve nel cuore,  sono molte  dall’omosessualità   di un figlio all ‘uso della lingua dei segni, per poter comunicare serenamente e consentire a chi è in difficoltà, di essere integrato, alla malattia e  al valore del tempo trascorso con le persone  care.  

Il cast è stupendo  da Sarah Jessica Parker a Luke Wilson, Craig T. Nelson e Dermot Mulroney, l’amico e ex di Julia Roberts nel film cult  Il matrimonio del mio migliore amico (1997), però vorrei soffermarmi su Diane Keaton e sulla sua  splendida interpretazione del dolore.

L’amore per i figli, con i quali trascorre il suo ultimo Natale su questa terra, è tratteggiato con i colori intensi e  intermittenti  del presente vissuto con la gioia dell’essere tutti insieme e la paura di non esserci più.

Nel tempo sospeso del Natale, una festa molto sentita in America, Sybil tenta di dare tutto il suo amore ai figli presenti, dando loro i consigli per affrontare al meglio l’esistenza. 

Thomas Bezucha ha diretto magnificamente tutto il cast di quest’autentica cartolina natalizia che ci ha emozionato e che un giorno ci avrebbe fatto piangere come accade ai figli di Sybil che la ammirano in una foto con il pancione e che noi il prossimo Natale andremo  a cercare in un altro dei film dove è stata straordinaria.

Ciao Diane 🙏e  grazie per la magia che hai saputo donarci! 

Io sono tu




Sandy Bigelow Patterson (Jason Bateman) è un uomo qualunque
, padre di famiglia e impiegato modello in Colorado. La sua vita scorre serena finché scopre che qualcuno in Florida ha rubato la sua identità e sta svuotando i suoi conti bancari, lasciandolo sull’orlo del tracollo. Determinato a riabilitare il proprio nome, Sandy parte alla ricerca della truffatrice (Melissa McCarthy), una donna tanto spregiudicata quanto irresistibilmente caotica. Il viaggio che ne segue trasforma l’inseguimento in una rocambolesca odissea americana, tra equivoci, inseguimenti e momenti di sorprendente umanità.

Il film del 2013 è su Netflix  da ottobre 2025 e ciò mi ha consentito di adorare  Melissa  McCarthy  anche qui, riuscendo a togliermi il respiro  dopo Copia originale. 

Il punto è che la McCarthy sa  regalare il sogno di una vita  dove tutto sia possibile in ognuno dei  personaggi interpretati, facendo di tutto per restare a galla in  ogni  situazione possibile e immaginabile. In questo film l’assenza totale di identità, le consente di appropriarsi senza scrupoli, di quella degli altri. È la vita la sua unica insegnante. Poi arriva uno degli uomini a cui ha rubato l’identità ed è lui a scoprirla in tutti i sensi. Jason Bateman è scatenato e umanissimo, in questo film  dove nel tentativo di salvare il suo lavoro e la sua vita, salva un’anima persa, concedendole la sua amicizia e la famiglia che non ha mai avuto, la sua. Un gran bel film.

Consigliato! 













A teatro con Massimo Cimaglia - l'intervista




             A teatro con Massimo Cimaglia

Diplomato a Bologna presso l’Accademia Antoniana d’Arte Drammatica, Massimo Cimaglia lavora come attore diretto dai più importanti registi italiani. 
L’incontro con la scherma avviene durante la preparazione di uno spettacolo. 
Da quel momento, inizia a praticare la schema sportiva, sciabola, partecipando ai campionati italiani master e a un europeo. 
Dal 2013 è docente di scherma scenica presso l’Istituto Nazionale del Dramma Antico di Siracusa. 
Tra i numerosi lavori teatrali ha partecipato anche alle seguenti produzioni: Riccardo III (2014) con Massimo Ranieri, regia di Massimo Ranieri, Agamennone (2014), regia di Luca De Fusco con Elisabetta Pozzi, Massimo Venturiello, Mariano Rigillo. Edipo Re (2013), regia Daniele Salvo, con Daniele Pecci, Ugo Pagliai, Laura Marinoni – INDA La verità (2011), regia Maurizio Nichetti, con Massimo Dapporto I Promessi Sposi (2010), regia Michele Guardì La Rappresentazione della Passione (1998) con Piera degli Esposti Regia A. Calenda Otello (1999) con E. Pagni, M. Venturiello, Regia P. Gazzara Il figlio di Pulcinella (1999) con G. Gleijeses, R. Bianchi, L. Lo Cascio, Regia R. Guicciardini La Rappresentazione della Passione (1998) con Piera degli Esposti Regia A. Calenda.
 Ha interpretato, inoltre, numerose fiction e film per la televisione e per il cinema.
Nella serie Paramount Circeo per la regia di Andrea Molaioli è Budini, l’avvocato di Gianni Guido.
È maestro di scherma scenica e interpretativa.

 L'intervista



Il Taras Teatro Festival, l'ambizioso e innovativo progetto teatrale  di cui sei direttore artistico, è alla sua terza edizione ed è intitolato L'ombra della guerra, tema attualissimo e in linea con il periodo che stiamo vivendo e con la situazione europea ed extraeuropea. Puoi illustrarci il programma e la finalità del Festival che si svolge all'Auditorium Tatà  Teatro Fusco di Taranto?

Il Taras Teatro Festival scena antica e visioni contemporanee, è giunto alla sua terza edizione.
 Da quest’anno ha ottenuto il riconoscimento dal ministero della cultura come Festival di rilevanza nazionale; questo per la città di Taranto è un risultato straordinario essendo la prima volta che in città ci sia un Festival così importante con spettacoli che stanno andando in scena dal 19 settembre e fino al 19 ottobre; nello specifico sono ben 11 per 13 repliche, con quattro prime nazionali ed eventi collaterali tra cui uno molto importante realizzato all’interno del museo archeologico di Taranto. 
Ogni anno viene caratterizzato da un tema e quest’anno purtroppo non poteva che essere l’ombra della guerra. 
Gli avvenimenti catastrofici che ci circondano, ci hanno suggerito il titolo l’ombra della guerra, con la speranza che con una giusta luce di pace e di giustizia, l’ombra possa essere cancellata e con essa la guerra.
 Si stanno alternando compagnie molto diverse tra loro con spettacoli molto originali ed interessanti. Siamo partiti con il maestro Antonio Calenda che ha parlato dell’Orestea, poi abbiamo avuto Moni Ovadia uno spettacolo sulle Metamorfosi di Ovidio con la regia di Daniele Salvo,


 Paolo Rossi in uno Stand up classic, la compagnia Lombardi Iezzi che ha presentato in prima Nazionale Oreste con la regia di Dario Battaglia. 
Abbiamo avuto il maestro Carlo Boso che ha allestito in Prima nazionale proprio per il Festival, La pace di Aristofane tramite un bando nazionale ed internazionale dove abbiamo scelto otto attori che hanno realizzato facendo prove proprio a Taranto questo spettacolo, questo fine settimana abbiamo una prima nazionale con Troiane con regia di Valeria Cimaglia e domenica avremo un Pluto della compagnia della Creta. Prossimi spettacoli ospitati saranno per citarne alcuni Agamennone di Ritzos con Andrea Tidona io stesso in un debutto in Prima nazionale in Dormono sulla collina di Barbara Gizzi e chiuderà il festival Marco Baliani con Quando gli dei erano tanti il 19 ottobre. 


Troiane di Euripide il 3 e 4 ottobre e Pluto o il dono della fine del mondo, lo spettacolo in prima nazionale il 5 ottobre prossimo, testo e regia di Valeria Cimaglia.


Raccontaci la genesi di questi due spettacoli e particolari interessanti sul testo e sulla messa in scena.  Valeria Cimaglia recita nel primo e cura il testo e la regia del secondo.


L’allestimento di Troiane è originale con adattamento e regia di Valeria Cimaglia che ha effettuato un lavoro molto coraggioso nell’allestimento di questo testo meraviglioso; è una compagnia di attori under 35 che ha alle spalle già diverse produzioni, questo gruppo si sta specializzando nell’allestimento con ottica nuova e una visione più moderna dei temi classici delle tragedie che i greci ci hanno tramandato. Per noi è davvero un piacere e un dovere ospitare compagnie e coraggiose che propongono un teatro diverso, un teatro di qualità con proposte originali e innovative così come lo è lo spettacolo che ci sarà domenica 5 ottobre. Ricordiamo che Troiane ci sarà il 3 e il 4 ottobre alle ore 21:00 all’Auditorium Tatà.

 Pluto è sempre di una compagnia under 35 riconosciuta in quanto tale dal ministero proprio quest’anno è un gruppo di giovani attori bravissimi e anch’essi sprezzanti delle regole e molto all’avanguardia proporranno un Pluto diciamo completamente rivisitato in una proposta davvero provocatoria ed innovativa. Il pubblico finora ha dimostrato di gradire la diversità delle proposte Ringraziandoci dell’offerta inusuale per una città come Taranto. Noi ci proponiamo di essere un festival con un’anima con un pensiero con un’apertura decisa e convinta verso i giovani e il pubblico ci dà segnali evidenti di gradire queste nostre scelte.

Il teatro è più che mai come ci suggerisce l'etimo, il posto da cui è possibile osservare. E' necessaria una riflessione su questo. Da uomo di teatro, cosa ne pensi e come ti orienti rispetto al predominio della tecnologia?

La tecnologia è sempre stata vista come uno spauracchio ed è forse giusto che lo sia ma io credo che la forza del Teatro saprà essere tale da resistere come lo fa da millenni da tutti gli attacchi e le pressioni, da tutte le influenze negative che circondano le varie società, susseguitesi negli anni.
Certo è che l’intelligenza artificiale per il movimento globale attoriale soprattutto legato al doppiaggio, al cinema, ai cartoni animati, può essere davvero un brutto colpo a livello di impiego lavorativo.
Il teatro spero possa rimanere immune da questo rischio e anzi come tante volte capita dalle tecnologie, avere un vantaggio ma affinché sia sempre l’uomo al centro del messaggio e della voglia di stare insieme. 


Ti amo, imbecille


 Il tempo è quella cosa che non si sa quanto dura, afferma il protagonista di questa spassosa commedia sui pro e i contro dei rapporti di coppia, molto alleniana per le pause e i dialoghi con lo spettatore che è l’alter ego sia di Woody Allen che di Marcos (Quim Guttierez).

Marcos è appena stato lasciato dalla fidanzata Ana  (Alba  Ribas) dopo 8 anni e nella sera in cui le chiede di sposarla, così torna a vivere dai genitori a 35 anni.

 Dopo aver ascoltato gli sterili consigli di un amico, cerca altrove aiuto: online in un canale di autoaiuto, dove trova un guru pronto a guidarlo nella conquista dell’autostima.

“Perché quando hai bisogno di aiuto a chi chiedi: alla famiglia? Agli amici? No, vai su Google e noi stiamo qui…”.

Inizia una guida pratica online e Marcos cerca di eseguire i compiti indicati dal guru. 

Gli incontri si susseguono e le istruzioni del guru sembrano guidare il ragazzo alla conquista del mondo e di sé stesso.

Però c’è lei, Raquel (Natalia Tena) l’amica di vecchia data, bellissima e innamorata di lui dai tempi del liceo, che lo accompagna e che condivide tutto, anche la delusione per Ana con la quale si rivede ma scopre che sta per sposare un altro  ragazzo .

Dopo essersi messo in forma, ottenuto il lavoro dei suoi sogni come giornalista sportivo, vuole conquistare il cuore Raquel.

Finora gli è  mancato  coraggio o la maturità  ma non  è  il tipo da incontri sulle app e  decide di prendere in mano la sua vita e di dichiararsi.

Il film  diretto la Laura Manà, è appassionante  e grazie a Netflix  l’ho recuperato stasera e ne consiglio  la visione. 

French Lover


Lui è Abel Camara, un divo del cinema candidato al premio Cesar,  lei una sconosciuta ma appassionata ragazza che deve lasciare la casa condivisa con il marito che l’ha tradita con la sua migliore amica, strano infatti che sia lei a dover lasciare casa, in Italia accadrebbe l’esatto  contrario.

Nella pellicola girata da Nina Rivess, ambientata a Parigi, con Omar Sy nei panni della star del cinema carismatico e irresistibile e  Sara Giraudeau  in quelli di Marion, c’è un divo che sogna in grande e una ragazza che desidera realizzare il suo piccolo ma indispensabile sogno: passare  da cameriera a cuoca.

Anche se gli accostamenti al film cult NOTTING Hill con Hugh Grant e Julia Roberts, sono possibili, in realtà non ci sono somiglianze tra i due film.

La sorella di Marion, Estelle (Agnes Hurstel), sarà l’avvocato e spalla su cui piangere per Marion dall’inizio alla fine del film. 

Marion è affranta dalla fine del suo matrimonio ma non sconfitta perché la sua vita non dipende dall’altro ma è centrata su se stessa, incontrasse persino un divo del cinema come Abel, per caso, il quale s’innamora di lei mentre lei non lo rincorre ma si lascia amare, come dovrebbe fare ogni donna.

Grazie a questo messaggio significativo e all’eccezionale Omar Sy, alla bella regia e alla  città del mio cuore ossia Parigi, il film in programmazione su Netflix, mi è piaciuto molto.

Visione consigliata!




L’amore, in teoria

Quando si apre un libro di cui abbiamo scelto accuratamente autore e titolo, ci s’immerge in un viaggio emozionale, psicologico, culturale profondo. 

Il titolo di questo film è un viaggio verso l’amore, in teoria ed è la dimostrazione di ciò che accade a chi ama, rivalutando il senso delle cose e dando il giusto peso alle persone, valutate non più con il metro limitativo del giudizio imposto dalla società, ma da quello dettato dal proprio cuore.
E così Meda, il clochard incontrato per puro caso, diventa un maestro di vita e quanta bravura ho apprezzato nell'interpretazione intensa di Francesco Salvi. C'è un altro Francesco nel film, l'adorato Colella, il padre di Leone, il protagonista di questa delicata e romantica storia sul senso della vita e della parola amore, troppo spesso pronunciata tanto per dire, e invece carica di significati profondissimi quali rispetto, dedizione, fiducia, attesa, riconoscenza.

In una società condizionata dai social e dall'intelligenza artificiale, torna ad essere il vero protagonista della vicenda, l'uomo anzi, un ragazzo di ventitré anni, ancora vergine e studente universitario, impegnato nella facoltà di Filosofia; Leone è innamorato dell'amica Carola che non lo ricambia, un classico e per difendere il fidanzato di lei, si becca una punizione immeritata. Ma i servizi sociali, anziché mortificarlo, gli fanno scoprire il vero amore, quello per Flor.
Tanto amore c'era già nella sua vita, quello del padre che non potrà mai sostituire l'amatissima madre scomparsa, ma ce la mette tutta tutti i giorni per colmare quel vuoto e riempirlo con il suo profondo e incondizionato affetto e in questo, diciamolo, Colella è unico nell'amare tutti i ruoli che interpreta e nel farceli amare alla follia.

Leone ama Carola, senza speranza.

Leone è il bravissimo Nicolas Maupas e Carola è Caterina De Angelis, apprezzata ultimamente nel film "Volare" nel quale recita accanto alla mamma Margherita Buy e chiaramente il confronto è inevitabile.

Nel cast ci sono anche i bravissimi Valerio Santoro nella parte di Riccardo, il padre di Carola, poi Flor, la ragazza di cui Leone s'innamora perdutamente e stiamo parlando di Martina Gatti. 
Poi ci sono gli amici, gli altri 'amori' di Leone, quelli con cui si confida al bar la sera e che sono sensibili alle sue avventure e disavventure, vorrei citare tra tutti Gianluca Di Gennaro nei panni dell'amico Rocco.

Il film diretto da Luca Lucini, con Gennaro Nunziante tra gli sceneggiatori, è in programmazione su Netflix ed è super consigliato.

Cinderella man compie 20 anni


 Usciva il 9 settembre di vent’anni fa, questo splendido film diretto da Ron Howard, sulla vita e il coraggio di un pugile e un uomo d’immensa forza interiore come fu James Braddock, soprannominato Cinderella man. Erano i tempi della Depressione americana e all’epoca  se riuscivi a sopravvivere e a mantenere la tua famiglia, eri ritenuto un eroe. James fece molto di più, divenne il campione del mondo dei pesi massimi, dopo una carriera pugilistica altalenante fatta di vittorie esaltanti e di sconfitte che lo avevano allontanato dalla boxe per cercare lavoro quotidianamente come manovale al porto.
 La sua esistenza nel New Jersey era riempita dall’amore per i tre adorati figli e per quello della moglie Mae (Renee Zellweger).


Tuttavia i morsi della fame e il gelo degli inverni negli anni ‘30 trascorsi al riparo ma in una casa con la luce staccata, hanno forgiato il carattere di un uomo che non si è lasciato sopraffare dal destino e che ha trovato nel tenace e fidato amico e manager Joe Gould, interpretato dal magnetico Paul Giamatti, un solido alleato che lo ha tenuto in piedi sul ring, a lottare per il titolo e per non soccombere al destro micidiale di Max Baer. 
Deposte le armi da Gladiatore, Russell Crowe a distanza di cinque anni, convince in questa pellicola dove si viene letteralmente trascinati sul ring a prendere pugni, a sputare sangue e perdere denti ma a resistere con tutte le proprie forze. 
Buon ventesimo compleanno a un film intenso come questo di cui consiglio la visione in streaming su Disney+. 


Romeo è Giulietta

Meno romantica di Shakespeare in love, questa commedia in programmazione su Netflix è deliziosa per l'omaggio al teatro Elisabettiano, dove alla donna non era concesso di recitare e gli uomini potevano interpretare anche ruoli femminili. 
Nel film diretto da Giovanni Veronesi, c' è un integerrimo regista teatrale come Federico Landi Porrini (Sergio Castellitto) impegnato nei casting per una versione originale del dramma shakespeariano Romeo e Giulietta che dovrà mettere in scena al Festival dei due mondi di Spoleto. 
Ma gli attori provinati non convincono affatto il regista, anzi, lo deludono totalmente. 
Rocco (Domenico Diele) si presenta per vestire i panni di Romeo, ma  inadatto. Poi è il turno di Vittoria (Pilar Fogliati), la sua fidanzata, in quelli di Giulietta, ma Porrini rifiuta pure lei.
Vittoria è offesa ma non sconfitta, così escogita un modo per gabbare l'antipatico Porrini: si ripresenta camuffata da uomo per tentare di essere scelta nei panni di Romeo. E devo dire che Pilar è davvero eccezionale e credibilissima,
La truccatrice, Geppi Cucciari, saprà fare miracoli attraverso il suo impeccabile trucco e che la commedia degli equivoci abbia inizio.
Inedito un Castellitto gay, al fianco dell'altrettanto bravo Maurizio Lombardi, suo compagno e spalla su cui piangere.
Ben inserita nella commedia corale, anche Margherita Buy nei panni della nonna attrice che ha ormai solo consigli da dare a sua nipote Vittoria dei quali dovrà fare tesoro.
Ne consiglio la visione!

A Real Pain



Quello che Benji definisce  un “Tour polacco geriatrico con voi brave persone” e che tratteggia la personalità complessa e disturbata del giovane non più giovanissimo e a suo dire depresso, inizia in aeroporto, il luogo in cui incontra il cugino David per andare in Polonia, dove i due conosceranno Lublino, il Paese natale della nonna che li ha appena lasciati. 
C’è una guida che li accompagnerà in un tour del dolore, ma un tour che celebra un popolo, come specifica la guida.
 Sulle note del Notturno op.9 di Chopin, le immagini si susseguono e l’animo è naturalmente predisposto alla malinconia. 
La guida conduce il gruppo nella parte meglio conservata del ghetto di Varsavia e David si ferma per scattare delle foto. 
David è quello che appare più posato e responsabile tra i due, pur condividendo qualche trasgressione del cugino. Sarà in realtà la sua guida, la sua parte lucida e consapevole nella prima parte del viaggio. 
Inizia la seconda tappa del tour, questa volta in treno. 
Viaggiare in prima classe, essendo ebrei su un treno in Polonia, scuote Benji; ricorda la storia di coloro che si ritrovarono ammassati sui vagoni come bestiame. Per questo senso di inadeguatezza, dopo aver esternato il suo disappunto, si sposta nell’ultima carrozza del treno. 
Il cugino non può far altro che raggiungerlo. 
Per lui non si tratta di una “fottuta gita di piacere”.
Scendono alla stazione sbagliata, perché Benji non vuole svegliare suo cugino. Così salgono sul treno nella direzione inversa senza fare il biglietto. 
La Polonia oltre ad essere il Paese natale della nonna è il loro Paese, per cui la guida diventa Benji. 
Si invertono i ruoli e le priorità e quello che sembrava essere un viaggio accademico e istruttivo, si trasforma in un’esperienza emozionale e intensa, inaspettata e quello di cui entrambi avevano realmente bisogno.
Il gruppo di riunisce e riflette sul senso del tour che stanno intraprendendo. In fondo è un tour sull’Olocausto ed è un po' come lo Shabbat per gli ebrei, una pausa dal lavoro e dagli affanni quotidiani per aprirsi e condividere pensieri talvolta dolorosi. 
Arrivati alla porta ebraica, si giunge al quartiere ebraico. Questi luoghi contengono le memorie della vita ebraica, la sinagoga più antica si trova all’interno di un palazzo di uffici. Una volta giunti in un antico cimitero del 1500, la guida sciorina tutto il suo sapere sul luogo e questo scuote profondamente Benji che cerca di stare in silenzio, in un luogo che merita rispetto. 
E così il gruppo si unisce, diventa solidale e condivide il ricordo. Il gruppo d’estranei che si sono iscritti al tour turistico,  diventa comunità e il viaggio diventa esistenziale. La cena di gruppo in un ristorante ebraico è illuminante, terapeutica, imprevista. La guida perde il proprio ruolo. Ora ognuno è guida e turista al tempo stesso, è allievo e insegnante. La materia è la vita. 
Inizia il viaggio più faticoso nel campo di concentramento di Majdanek. 
È un luogo sacro dove sono state uccise migliaia di persone. È un posto che parla da sé.
La camera a gas è il punto cruciale della visita nel campo di concentramento. La vista dei forni e della catasta di scarpe accumulate, procura un dolore muto, amplificato che paralizza e di fronte al quale tutti sono attoniti. Benji scoppia in un pianto dirotto. 
La comunità creata si divide perché i due cugini restano per visitare la casa della nonna.
Il carisma di Benji viene sottolineata dal cugino più ordinario. Le aspettative di fronte alla casa della nonna sono alte. In fondo si ritrovano due cugini allontanati dalla quotidianità e dallo scorrere del tempo. Diversi eppure affezionati. Uno sposato con prole, David, residente in una tentacolare città come New York, l'altro solo, depresso eppure cosi affascinante e vitale come Benji, due magnifici attori diretti da Jesse Eisenberg che è anche David Kaplan, insieme a Kieran Culkin che per questa magnifica interpretazione, ha conquistato il premio Oscar quest'anno come Miglior attore non protagonista. Jesse Eisenberg ha vinto il Premio Bafta per la Migliore sceneggiatura originale.
Il film ha vinto un premio speciale nel mio cuore.
Ne consiglio la visione. Lo potete trovare su Disney+

Follemente

 Da un regista che ci ha letteralmente conquistato con le sue commedie corali da Immaturi, Immaturi il viaggio, passando per Perfetti sconosciuti, Sei mai stata sulla luna, Per tutta la vita e Tutta colpa di Freud, Follemente è la ciliegina sulla torta e a mio parere, quello riuscito meglio, grazie a una sceneggiatura al tempo stesso attuale e colta e dove si riesce a fare un paragone con un altro film da me adorato come Paura d'amare con Al Pacino (mio attore preferito) e Michelle Pfeiffer, Hector Elizondo, Nathan Lanee Kate Nelligan diretto nientepopodimeno che da Garry Marshall.

Qui la paura c'è, ma è quella di sbagliare la citazione, le luci giuste per il primo appuntamento, il tono adeguato, la paura è quella di essere fuori luogo, fuori tempo e soprattutto di essere se stessi in una società che ci vuole tutti omologati.

Guardando il film pare che il regista e sceneggiatore e i suoi collaboratori, si siano ispirati alla letteratura e a colui che sicuramente ha saputo descrivere magnificamente le dinamiche relazionali, sto parlando di Luigi Pirandello, che ha concepito la filosofia del lanternino che illuminava solo una porzione della realtà, lasciando l'altra al buio; Pirandello deve avere illuminato anche Genovese che ha fatto entrare in campo, insieme ai protagonisti, una coppia formata da un cinquantenne sposato e separato con prole e una trentenne, Uno nessuno e centomila, o i sei o più personaggi in cerca d'autore, una sorta di coro greco nella vicenda narrata, dramma o commedia che sia.

Nella gara a chi dice la cosa più interessante, più originale o retorica, il menù è quello ideale: la lasagna per i due sconosciuti Piero e Lara, che escono insieme per la prima volta, anzi s'incontrano per una cena casalinga, da lei.

Quindi, lui, lei e i loro alter ego onnipresenti.

Idea che funziona perché il film mi è piaciuto moltissimo, mi ha divertito e anche commosso sul finale.

Perché del lieto fine si ha bisogno, come di trovare il principe azzurro, insomma, quello giusto, anche perché noi donne siamo emancipate ma rimaniamo romantiche e sognatrici come Lara (Pilar Fogliati).

Anche se non si lavano le mani prima d'iniziare a mangiare, cosa inconcepibile per un'igienista come me, la cena si trasforma in un vero e proprio esperimento relazionale.

Edoardo Leo, attore caro a Genovese, un po' come lo è Johnny Deep per Tim Burton, veste bene i panni dell'insegnante separato e padre premuroso ma in cerca di nuove emozioni, forse di stabilità, quella che non ha trovato nel suo fallito matrimonio.

Lara, restauratrice di mobili, non è alla ricerca dell'uomo ideale ma di quello giusto anche perché vivere nella speranza di trovare quello perfetto è estremamente rischioso, il rischio è proprio quello di estinguersi. Del resto ha appena chiuso con un ragazzo che dopo due mesi, proprio la sera del suo primo appuntamento, le citofona per darle un regalo prezioso.

Nela mente di Pietro ci sono pensieri passionali espressi da Claudio Santamaria, più maturi e ponderati quelli di Rocco Papaleo e Marco Giallini e romantici con Maurizio Lastrico. Nella mente di Lara ci sono quelli romantici di Vittoria Puccini, trasgressivi di Maria Chiara Giannetta, erotici con Emanuela Fanelli e consapevoli con Claudia Panfolfi. La speranza è che questi slanci possano trovare un trait d'union.

Il film si consuma nel tempo di un appuntamento, il primo. Ed è di quelli che fanno riflettere, che divertono e che si fanno vedere e rivedere.

L'ho visto e lo sto rivedendo adesso mentre scrivo e non posso far altro che consigliarne la visione in streaming su Disney+.

 

Mercoledì la serie Seconda stagione

 La frase "chi nasce di mercoledì è immensamente triste" non è un detto popolare ma un riferimento alla filastrocca inglese "Monday's Child", in particolare al verso "Wednesday's child is full of woe" (Il bambino di mercoledì è pieno di tristezza). Questa filastrocca ha ispirato il nome di Mercoledì Addams e viene citata dai suoi genitori nella serie TV di Tim Burton proprio per giustificare il nome della figlia, collegandolo a questa associazione con il malinconico mercoledì, come riferito nella pagina di Netflix.

Origini del detto

Filastrocca inglese:
La citazione deriva da una vecchia "nursery rhyme" (filastrocca per bambini) intitolata "Monday's Child".
Mercoledì Addams:
La frase è stata usata da Morticia e Gomez Addams per dare il nome alla loro figlia, Mercoledì, in omaggio a questa filastrocca.
Edgar Allan Poe:
Il testo fa riferimento anche a Edgar Allan Poe, autore noto per i suoi temi oscuri, che diventa un filo conduttore in tutta la serie e si riflette nella protagonista.
Nella serie TV


Citazione nella serie:
La frase viene pronunciata dai genitori di Mercoledì quando la portano alla Nevermore Academy, come riportato su Wikipedia.
Titolo degli episodi:
I titoli degli episodi della prima stagione della serie presentano tutti un gioco di parole con la parola "woe" (tristezza, malinconia) per richiamare questa filastrocca.

Mercoledì (seconda stagione)

“Comportati un po’ meno da Mercoledì, dovrebbe essere il nostro anno più bello di sempre” è ciò che afferma Enid (Emma Myers), ossia la compagna di stanza della Addams alla fine del primo episodio della seconda attesissima serie firmata Tim Burton e in cui Mercoledì, l’impeccabile Jenna Ortega, vuole incendiare il presente, il passato, insomma tutto e soprattutto tutti i reietti per restare sola in una tristezza senza fine. Enid è una licantropa dai colori arcobaleno, che non è ancora riuscita a trasformarsi in lupo mannaro e si contrappone alla dark Mercoledì con le sue lacrime nere e l’incessante voglia di conoscere verità scomode e terrificanti; Mercoledì incontra Christopher Loyd con la testa racchiusa in un’ampolla piena d’acqua. Colui che fu lo zio Fester nel nei film La Famiglia Addams (1991) e La Famiglia Addams 2 (1993), aggiungendo un tocco memorabile al personaggio e arricchendo la sua carriera con un'altra interpretazione iconica, dopo il successo nei panni di Doc Brown in Ritorno al futuro. La madre di Mercoledì, forse la più seducente Morticia di sempre: Catherine Zeta Jones, consola l’animo perennemente inquieto dicendole che quando non ci sarà più sarà libera ma questo non la consola, neanche l’idea della morte di sua madre, riesce a consolarla. Nella Nevermore Academy, il colleggio frequentato da Mercoledì, situato nella città immaginaria di Jerico, c’è un preside davvero eccezionale come Steve Buscemi nei panni di Barry Dort. 


Nonostante la sua giovane età (16/17 anni), Mercoledì pronuncia metafore sull’esistenza rivolgendosi agli umani, una di queste è che gli uomini non cambieranno mai. 
Le sue frasi appaiono come sentenze, moniti scolpiti nel suo animo nero. 
Mercoledì è una suonatrice di violoncello e la sua presenza non potrà certo mancare al concerto della scuola che frequenta. Suo compagno costante è Mano che la segue e in qualche maniera veglia su di lei e con cui si confronta costantemente. 
In uno dei momenti più critici tra Enid e Bruno, imprigionati in una torre terrificante e incatenati a una sedia, spalla contro spalla, Bruno chiede ad Enid perché è sua amica ed Enid risponde così: “Anche se Mercoledì è letteralmente il tunnel alla fine della mia luce non so immaginare la mia vita senza di lei”. “È fantastico che siate amiche per la pelle” risponde Bruno, “ma adesso la sto rischiando la mia pelle” replica Enid.
“Il tempo scorre” c’è scritto dietro la maschera che Mercoledì trova a terra nel suo buio percorso munita di torcia e impermeabile da detective, che la condurrà attraverso un ascensore inquietante ai piani alti, dove trova Enid e Bruno incatenati e intenti a baciarsi. Serve l’aiuto di Mano per liberare i due amici. Però Mano viene infilzata da un coltello e una miriade di coltelli affilati, sta per schiacciare i due amici e innamorati. 
C’è una macchina da scrivere in prossimità di un ingranaggio.
È richiesto di scrivere la risposta per liberare i due ragazzi.
 Ci sono pile di libri da scegliere, anche dei volumi della Divina Commedia e Mercoledì pensa la risposta che ferma l’ingranaggio mortale sia L’uomo invisibile. 
La giovane detective, salva la vita ai due amici e mentre si avvicina ai ragazzi  ancora vivi, ode due mani che applaudono. 
Dopo un istante si materializza una ragazzina che le ricorda sia il Giorno degli scherzi. È Avie (Evie Templeton), una tredicenne invisibile dai capelli rossi, con la stessa frangia e le treccine di Mercoledì, colei che si definisce la sua fan numero uno ma che in realtà è la sua stolker coi capelli di fuoco.
Ormai Mercoledì è un’icona a cui ispirarsi, diciamo pure un’influencer; ciò lo dimostra lo smartphone nella sue mani anche se appartiene a Enid.


È il compleanno di Mano e per farsi perdonare di averlo dimenticato, Mercoledì dona al suo inseparabile compagno uno schiaccia pollici dell’età Napoleonica e si offre come prima vittima. 
Poi c’è un episodio nella seconda stagione che mi fa pensare a quando vedevo in tv La famiglia Addams in bianco e nero con quei fantastici tanghi di Gomez e Morticia perennemente innamorati. Ma il momento romantico svanisce nell’istante in cui Morticia torna alla realtà attraverso Mercoledì alla quale non può negare il suo sostegno. In fondo le dinamiche familiari sono di vitale importanza e se la madre ha fallito con sua sorella lei non vuole fallire con sua figlia. 
Mercoledì è in stanza con Enid che non sa cosa mettere per le sue giornate e nottate in compagnia mentre Mercoledì preferisce la solitudine a tutto il resto e così l’amica la ammonisce. 
Il punto è che Mercoledì ha visto la morte della sua migliore amica. Ma Enid non morirà perché Mercoledì vuole trovare il suo assassino.

Il sesto episodio intitolato La tristezza in te, si apre con una Mercoledì colorate ed ilare, cosa mai vista e neanche concepita prima.
 
Ma il colore durerà veramente poco perché viene a sapere da sua nonna che leggendo le iscrizioni sulla sua tomba le avrebbero concesso la chiaroveggenza, lei è un corvo senza ali, è Lady Gaga.




Nel sesto episodio si vede finalmente la Famiglia Addams a tavola a mangiare, servita da Lurch (Joonas Suotamo) di oltre due metri di statura, che secondo Morticia questa volta si è davvero superato. Ma in realtà nel corpo di Mercoledì c’è Enid.


Oltre a Tim Burton, sono da menzionare gli altri registi della seconda stagione: James Marshall e Gandja Monteiro.
 La seconda stagione distribuita da Netflix, ha reso felici tutti per la presenza di vecchi e nuovissimi attori nel cast che hanno preso il posto degnamente di quelli che li hanno preceduti.
Tutto è pronto per una terza stagione piena di creature mostruose che torneranno dal passato. Chissà.


Return of the king La caduta e l'ascesa di Elvis Presley


Dopo aver ammirato il film 
Elvis nel 2023 e Priscilla su Netflix, mi sono letteralmente tuffata in questo viaggio straordinario, emozionante e inaspettato su Netflix attraverso il quale sono riuscita a cogliere il vero talento e la natura di un uomo, oltre all'artista, potentissimo e fragile e ahimè travolto dal destino.


"Return of the King: la caduta e l'ascesa di Elvis Presley" è il docufilm  che è possibile ammirare su Netflix, è dedicato al re del rock e non solo.
 Alla regia c'è Jason Hehir, che ha già conquistato un Emmy ed è il regista dell'acclamato documentario "The Last Dance" sul giocatore dei Chicago Bulls Michael Jordan.
"Return of the King" porta in scena i momenti salienti della vita e della carriera di Elvis Presley, attraverso le voci di grandi esperti e voci amatissime della musica mondiale. 


Return of the King: la trama

La trama del docufilm "Return of the King" proietta lo spettatore nella vita di Elvis Presley, partendo dagli esordi sul palco, alle peculiarità che hanno fatto di lui un vero e proprio mito della musica rock a livello mondiale. Il documentario ci porta dunque all'interno degli eventi più importanti della sua carriera, analizzando, attraverso la voce di esperti del settore, come Elvis sia riuscito ad imporsi sulla scena musicale di allora in modo indelebile, sfidando convenzioni e aspettative. Il documentario tratterà anche i momenti bui del cantante, i suoi crolli e i suoi ritorni in scena. Sarà, dunque, un interessante viaggio nel mondo di Elvis Presley, che porterà a galla anche aspetti inediti della sua vita e carriera.
Return of the King: il cast
A parlare di Elvis Presley, della sua carriera e dei momenti topici della sua vita nel documentario "Return of the King: la caduta e l'ascesa di Elvis Presley" saranno personalità come Bruce Springsteen, Baz Luhrmann, Conan O'Brien, Billy Corgan, Darlene Love, Robbie Robertson. C'è, inoltre, la partecipazione straordinaria di Priscilla Presley e Jerry Schilling.
Il viaggio inedito e affascinante tra sfilze di film con trame deboli e canzoni talvolta improponibili come "Nella vecchia fattoria" che Elvis cantò davvero e il cui ricordo e le immagini, lasciano Priscilla letteralmente senza parole, mostrano un artista dal talento ineguagliabile, divenuto un pupazzo nelle mani del suo produttore, l'olandese Parker, che lo trasformò in una macchina per produrre soldi, usando l'immagine dell'artista, una stella bisognosa di aiuto per brillare in tv.
Ma Elvis, oltre a nutrirsi di gospel quando era nel Mississippi, di letture e sostenuto dalla fede, amava al di sopra di ogni cosa, il contatto con il pubblico che si esaltava di fronte alle sue straordinarie esibizioni dal vivo e da cui traeva linfa vitale.
Così ritorna dopo sette anni dall'ultima esibizione, più carismatico e talentuoso che mai, nel 1968 e torna alle sue radici: il rock n roll, indossando un completo in pelle nera, come la sua chioma, con tanto di ciuffo e le basette per raccontarsi servendosi della sua meravigliosa voce, della sua chitarra e del suo vissuto che narra tra un pezzo e l'altro con estrema naturalezza, al microfono.
Quel concerto del 1968, a rivederlo, emoziona e spezza il cuore.
La visione su Netflix è consigliatissima!

PennadorodiTania CroceDesign byIole