The Lesson


 Liam è un giovane scrittore di talento a cui viene proposto di lavorare come precettore del figlio del suo idolo, il romanziere J.M. Sinclair. Giunto nella sperduta magione, Liam si trova invischiato in una ragnatela di risentimenti e bugie.

C’è una palude, l’acqua è torbida come la mente del signor Sinclair, un impeccabile Richard E. Grant, impegnato nella stesura del suo ultimo romanzo, destinato ad essere un capolavoro. Mr Sinclair, è immerso nel suo lavoro di scrittore e nel tempo che rimane, si limita ad essere un marito presente e all’occorrenza passionale, un padre severo e inflessibile dell’unico figlio rimasto: Bertie (Stephen Mcmillan), al quale desidera dare l’educazione che è mancata all’altro, morto annegato nella palude e lo fa seguendo  il consiglio della moglie, di assumere un educatore per garantire a Bertie l’ammissione al college.

Nel corso della vicenda, i contorni della storia si delineano e ne emerge una figura più meschina di quella che all’inizio appare, questo grazie all’abilità di Liam, l’educatore di Bertie, di scovare la verità con la complicità di sua moglie Helene (Julie Delpy).

Oltre all’eccezionale prova da attore di Richard  E. Grant, ho apprezzato anche il talento di Daryl McCormack e di Julie Delpy nel film diretto da Alice Troughton e in programmazione su Netflix.

Consigliato! 

Nonnas


Brindiamo a vivere bene la vita

Rimpiangerai le occasioni che non hai saputo cogliere


Sono due delle frasi pronunciate dalle protagoniste di questa vicenda stupenda tratta da una storia vera.

Nonnas è disponibile su Netflix dal 9 maggio 2025, il giorno successivo all'elezione del Papa Leone XIV di origine americana. Questo film è italoamericano e mi fa pensare ci sia un filo sottile e impercettibile tra i due eventi.


La recensione


Nella commedia del 2025 diretta da Stephen Chbosky, scritta da Liz Maccia e interpretata da Vince Vaugh, sembra si senta per tutto il tempo, il profumo del ragù italiano, dei soffritti misti, dei cannoli siciliani con la ricotta, della cassata e anche della capuzzella, un piatto tipico della cucina siciliana che è ancora nel menù del vero ristorante a cui il film s'ispira e che festeggia il suo quindicesimo anno di apertura, grazie all'incrollabile lavoro delle nonne di tutto il mondo, che cucinano per tutti coloro che hanno il piacere di fermarsi a mangiare all'Enoteca Maria, aperta da Joe Scaravella a Staten Island.


Joe Scaravella è interpretato da Vince Vaughn, affranto e smarrito al funerale dell'amatissima mamma Maria, morta per un tumore. 

I suoi ricordi da bambino sono legati al pranzo della domenica e al cibo cucinato con amore dalla mamma e dalla nonna, le donne della sua vita; questo pensiero accompagna il quarantenne single occupato in un lavoro poco gratificante, tra le strade di little italy,  dove  passeggia, ricordando le parole di sua madre e della nonna, soprattutto questa: "a tavola non si invecchia". 

Così scorge l'insegna di un ristorante in vendita e decide d'istinto di dargli nuova vita, per cucinare i piatti familiari della sua esistenza.

Tuttavia Joe non è né imprenditore né cuoco. 

Neanche l'amico Bruno (Joe Manganello) crede sia una buona idea. E' più entusiasta la moglie di Bruno, Stella (Drea De Matteo) ma ormai la frittata è fatta, il quarantenne pervaso dalla voglia di ricreare i perfetti sapori della sua infanzia, ha speso tutti i suoi risparmi per comprarlo e dargli nuova vita.

La prima cosa da fare è ristrutturarlo e poi cercare delle donne anziane e italiane per poter cucinare i piatti della sua infanzia, semplici e pieni d'amore.

Al suo annuncio di lavoro rispondono Roberta (Lorraine Bracco), una vecchia e cara amica di sua mamma Maria, di origini siciliane che vive in un centro anziani, è irruenta e vuole sempre cucinare la capuzzella, ossia una testa di agnello ripiena dall'odore forte, Gia (Susan Sarandon), una seducente parrucchiera e ottima pasticcera specializzata nella preparazione del cannoli. A loro si aggiunge l'ex suora Teresa, per tutti l'Adriana di Rocky, l'irresistibile Talia Shire e Antonella (Brenda Vaccaro), una vedova di origini bolognesi e vicina di casa di Olivia (Linda Cardellini) la ex del liceo di Joe e che rincontra con stupore.

Le nonne, dopo gli scontri iniziali, si rivelano essere delle cuoche eccezionali, capaci di ricreare quei sapori familiari che Joe desiderava.

Ma la passione e il cuore delle nonne, non basta. Sorgono numerosi problemi burocratici e l'assenza di clientela fa rischiare a Joe il fallimento.

Ma la tenacia e l'amore vincono su tutto ed Enoteca Maria resta aperta e sfama d'amore tutti i suoi clienti.

Il cast è eccezionale, hanno dato tutti un sapore speciale ad ogni scena del film.

La colonna sonora, da Rita Pavone alla tarantella napoletana, è un ottimo ingrediente accanto ai sapori dei piatti preparati dalle nonne le quali ricordano che cucinare è un atto d'amore.

Film consigliatissimo!!!


Eterno visionario



 Stoccolma 10 dicembre 1934

Premio Nobel per la letteratura all'illustre scrittore italiano Luigi Pirandello

"... Per riuscire nelle mie fatiche letterarie ho dovuto frequentare la scuola della vita. Questa scuola è l'unica che può aiutare una mente come la mia simile a quella di un bambino; ho sempre sentito il bisogno di credere alle apparenze della vita senza alcuna riserva, la sincerità con cui ho imparato questa lezione ha palesato un'umiltà, un amore e un rispetto della vita indispensabili per assorbire delusioni amare, esperienze dolorose, ferite terribili e tutti gli errori dell'innocenza che danno profondità e valore all'esistenza mi ha permesso di crescere e nel contempo di rimanere me stesso evolvendosi il talento mi ha reso incapace di vivere come si conviene a un vero artista capace soltanto di pensieri, di sentimenti. E così nell'illusione di creare me stesso ho creato solo quello che sentivo, in cui riuscivo a credere, provo gratitudine e orgoglio al pensiero che questa mia creazione sia stata ritenuta degna del prestigioso premio con il quale mi onorate, mi piacerebbe credere che esso sia stato conferito non tanto alla perizia dello scrittore che è sempre irrilevante quanto alla sincerità umana del mio lavoro". Luigi Pirandello

E' con queste parole che lo scrittore e drammaturgo di Girgenti, Luigi Pirandello, ringrazia l'Accademia reale di Svezia per l'ambito Premio che gli è stato conferito.

E' un viaggio inedito, appassionante e umanissimo quello dentro la vita e l'arte dello scrittore siciliano, l'eterno visionario a cui presta lo sguardo, la voce e le sembianze l'ineguagliabile Fabrizio Bentivoglio, con la magistrale regia di Michele Placido, anch'esso siciliano e che si riserva nel film un cameo,  quello del suo agente letterario, ossia di colui che lo accompagnerà nella carriera artistica.

Eppure Pirandello è artefice del proprio destino, non di quello che gli è stato riservato, ossia minatore nelle cave di zolfo paterne. Fugge in Germania a diciotto anni, imparando la lingua tedesca e dedicandosi a quelle parole destinate a illuminare il mondo.

Le tappe del viaggio in treno dello scrittore sono i momenti in famiglia con i figli, le prove teatrali, ma ce n'è uno che lo segnerà: l'incontro con i sei personaggi in cerca d'autore che lo perseguiteranno per sempre.

 Forse la tappa più emblematica del suo affascinante eppure tortuoso viaggio è quella in Svezia per il Nobel che Pirandello vuole compiere da solo, senza famiglia al seguito, solo col suo fedele agente Saul Colin e con Marta Abba, ossia colei che fu la sua ispiratrice e che rifiutò l'invito a partecipare alla consegna del premio.

L'incontro con la bellissima e talentuosa attrice Marta Abba (Federica Luna Vincenti), avviene a Roma nel 1925. Pirandello è in platea con Massimo Bontempelli.

"Voi donne avete un corpo certo ma come si fa a mettere in scena la vostra anima? Ecco io mi sono sempre chiesto come si fa a rappresentare il fascino oscuro della femminilità e ho scritto decine di figure femminili ma questo aspetto m'è sempre sfuggito ed ora invece arriva lei Marta ed è come se io la stessi aspettando da sempre; ma dov'è stata nascosta tutto questo tempo?"

Così Pirandello scopre la sua musa ed è un incontro destinato a cambiare il suo modo di scrivere, di descrivere le cose.

Ma non è stata sempre così luminosa la sua carriera, ci sono state incomprensioni e momenti difficili, bui, meno noti e sottolineati in questo straordinario film biografico, didascalico, letterario e acuto che mi ha emozionato e sorpreso. Vidi la casa di Pirandello a Girgenti, ho letto e studiato i suoi romanzi e la sua drammaturgia, ho visto diversi suoi lavori teatrali interpretati nel tempo ma questo road movie ha dato nuova luce a quelle che erano le mie conoscenze sulla carriera e la vicenda pirandelliana.

Roma, 1938

Luigi Pirandello ha una moglie e tre figli: Stefano (1895/1972), Rosalia "Lietta" Caterina (1897/1971) e Fausto Calogero (1899/1975) furono anch'essi spettatori del teatro paterno e solo Stefano ereditò la passione per il teatro mentre Fausto realizzò il suo sogno di diventare pittore.

Mentre si trova a cena con i colleghi scrittori a discutere sul duro attacco ricevuto da Benedetto Croce per "Il fu Mattia Pascal e sulla guerra, la moglie interpretata magnificamente dalla bravissima Valeria Bruni Tedeschi, ha un attacco isterico e caccia tutti da casa, alimentando la disperazione dei figli che assistono passivamente al peggioramento della precaria salute mentale della madre.

Il figlio Stefano è al fronte ma la prima guerra mondiale è finita e può finalmente tornare a casa.

Stefano assiste alle prove teatrali del padre e il collega Bontempelli teme che il pubblico non sia pronto per un tipo di teatro rivoluzionario come quello pirandelliano e infatti anche se ciò oggi potrebbe sembrare assurdo, non è effettivamente pronto a cogliere l'essenza della drammaturgia di Luigi Pirandello e al Teatro Valle di Roma viene fischiato nel bel mezzo dello spettacolo senza dare al drammaturgo modo di spiegare agli spettatori irati, il senso della pièce.

Pirandello, conduce nel meraviglioso Palazzo Braschi la sua compagnia per scegliere gli abiti di scena realizzati da un abile sarto e con stoffe pregiatissime.

Lavora alle sue opere curando tutti i dettagli, senza trascurarne nessuno.

E' per i suoi attori come un padre in quella che considera una famiglia ideale, come non è riuscito a creare nella vita reale, ci prova e sicuramente riesce, sulla scena.

Con la famiglia riunita, annuncia la sua grande impresa. "Ho deciso di chiedere a Mussolini di sostenere la nostra idea di un teatro nazionale finanziato dallo stato e dopo il successo di Marta nostra dea non ho motivo di dubitare che otterremo la sua approvazione".

Lietta, la figlia con la quale ha più empatia, è interpretata da Aurora Giovinazzo. Stefano è interpretato da Giancarlo Comare e Fausto è Michelangelo Placido.

Tra le scene più intense del film c'è quella in cui Pirandello guardandosi allo specchio mostra a Marta Abba il dramma della vecchiaia che si legge sul suo volto mentre brucia nel suo cuore l'ardore della giovinezza.

Ci sono progetti mai realizzati come il film sui Sei personaggi in Germania, sogni infranti e grandi soddisfazioni per Pirandello, prima fra tutte essere tutti i suoi personaggi o forse solo Mattia Pascal.

La cura dei dialoghi e la fotografia stupefacente, oltre all'impeccabile regia di Placido e alla superba interpretazione di Fabrizio Bentivoglio, rendono questo film un capolavoro.

V'invito a vederlo su Amazon Prime!

The Irishman





Questo non è solo un film ma una lezione di cinema e di mafia, di come quest’ultima influenzi e cambi la vita dei protagonisti capaci di mostrare un talento senza tempo, in primis il semi Dio Pacino carismatico e magnetico anche nei panni di Jimmy Hoffa, il capo dei sindacalisti americani fino a Frank Sheeran impersonato dall’ irresistibile De Niro, che attraverso la voce fuori campo dall’ospizio, luogo dove da vecchi si va a morire, racconta la vita dura e spietata di chi fa a patti con i duri per andare avanti. 
Frank è un autista di camion, trasporta carne e l’incontro con Russell Bufalino (Joe Pesci), boss della mafia a Filadelfia, cambierà per sempre il corso della sua esistenza. Martin Scorsese dirige un capolavoro dove c’è tanta America e un po’ d’Italia. Splendide le scene che si ripetono come una piacevole abitudine tra Russel e Frank che pasteggiano spezzando un filone di pane italiano che intingono a bel buon vino rosso anche quando si ritrovano in carcere. La vita e la morte s’incontrano e scontrano sempre. Alla fine persino i potenti se ne vanno, muoiono e non ci sarà più nessuno da cui farsi proteggere o per cui lavorare.  
La vera storia di Frank Sheeran, l'irlandese che uccise il sindacalista Jimmi Hoffa. Tratto dal libro "I Heard You Paint Housesdel" di Charles Brandt. Il film ha ottenuto 9 candidature a Premi Oscar, 4 candidature a Golden Globes, 9 candidature a BAFTA, 13 candidature e vinto un premio ai Critics Choice Award, 3 candidature a SAG Awards, 1 candidatura a Writers Guild Awards, 1 candidatura a Directors Guild, 1 candidatura a Producers Guild, Il film è stato premiato a AFI Awards, 1 candidatura a ADG Awards, 2 candidature a NSFC Awards, In Italia al Box Office The Irishman ha incassato 37,7 mila euro .
Gli splendidi attori ringiovaniti con impeccabili trucchi cinematografici, sono giovani e coraggiosi, senza paura, si sposano, fanno famiglia, invecchiano e vivono le fragilità, i  dolori e le paure di chiunque. Si sentono invincibili fin quando tornano a galla ricordi e buoni sentimenti come l’amicizia tra Jimmy e Frank. 
Da non dimenticare Harvey Keitel altro gigante in questo film immensamente bello e da vedere assolutamente su Netflix! 

Le nostre anime di notte


 Cercando un bel film su Netflix, mi ha colpito il titolo di questo, poi ho letto i nomi dei protagonisti e così mi sono immersa in un’esperienza quasi ipnotica, “il cinema lo fa” come direbbe il maestro interpretato da Antonio Albanese in “Un mondo a parte”, gioiellino di Riccardo Milani. 

La recensione  

Quando si è bambini e anziani, la notte è più buia e insopportabile e si fa fatica a dormire soli. È questo il motivo che spinge la deliziosa Addie (Jane Fonda) vedova e con un solo figlio e un nipote, avendo perso tragicamente la figlia che era piccola, a chiedere a Louis (Robert Redford) anch’esso vedovo con una figlia, se ha voglia di dormire insieme.

Dormire nello stesso letto insomma. Non è affatto una proposta indecente anche perché sono passati 50 anni precisi da quando lo hanno fatto la prima volta nell’indimenticabile film cult “A piedi nudi nel parco”.

Louis con qualche perplessità accetta l’invito e si presenta tutte le sere a casa dell’amabile vedova con una busta di carta con dentro pantofole e pigiama.

Prima di dormire c’è la consueta chiacchierata durante la quale i due vicini scoprono la vita e le abitudini dell’altro, i dolori e le vicende che hanno forgiato i rispettivi caratteri.

Questa è l’età giusta per saper amare forse e nonostante gli impedimenti e le difficoltà, persino la distanza che separerà la coppia ormai inseparabile, Addie e Louis troveranno il modo per restare insieme.

Il film diretto da Ritesh Batra e tratto dall’omonimo romanzo di Kent Haruf, è un viaggio incantevole e commovente durante il quale si rimane increduli e piacevolmente colpiti dall’immutato fascino dei due protagonisti capaci di rendere irresistibile persino una storia ordinaria come questa. 

Ne consiglio la visione su Netflix 

Whitney - Una voce diventata leggenda



 Ascoltare Whitney Houston negli anni ‘80 e vederla danzare ed esibirsi nei suoi video e ai concerti era così inebriante per la leggerezza e la potenza trasmessa dalla sua voce sublime e in grado di spaziare attraverso tre ottave da mezzosoprano a soprano anche grazie alle lezioni apprese dalla mamma anch’essa cantante, furono il suo più grande regalo. Lei che tutto poteva, che aveva fatto innamorare chiunque del suo talento, cercava quell’amore unico e assoluto che forse non ricevette mai nella sua breve esistenza.

La recensione 

Rivedere questa sera in prima visione su Raiuno un film come questo diretto da Kasi Lemmons e con interpreti d’immensa bravura,  a partire dalla giovane Naomi Ackie nei panni di Whitney, al produttore Clive Davis interpretato da Stanley Tucci, alla madre Cissy (Tamara Tunie), la sua amata Robyn (Nafessa Williams), suo padre John (Clarke Peters)e il marito, il cantante Bobby Brown (Ashton Sanders), fa riflettere su quanto sia stato difficile sostenere il peso del suo successo, senza crollare irrimediabilmente. 

Non sapevo della relazione sentimentale di Whitney Houston con Robyn Crawford. A quel legame la cantante aveva dovuto rinunciare un po’ per necessità e un po’ per scelta. Tuttavia la volle come sua assistente.

Tutto ciò che Whitney interpretava, diventava seducente come il canto delle sirene.

È stupendo assistere al primo ascolto dei pezzi che avveniva nello studio del produttore attraverso delle musicassette. Che tempi indimenticabili!

Cosa resterà degli anni ‘80? Un’icona bellissima che è stata e resta la colonna sonora della nostra vita.

Grazie Whitney 🙏


Dove osano le cicogne



 Ho atteso il 16 aprile per l’uscita su Netflix dell’ultimo film di Fausto Brizzi curiosa di vedere l’amatissimo Andrea Perroni che è stato bravissimo come sempre e divertentissimo.

A mezzanotte e uno, ho deciso di vederlo con entusiasmo dopo averne sentito parlare per la prima volta, nel programma cocondotto da Perroni alla stazione Tiburtina, Binario 2, ogni mattina su rai2 e ingiustamente chiuso.

La recensione

Non in Italia ma a Barcellona si dirigono Angelo Pintus nel film maestro elementare e sua moglie Marta (Marta Zoboli) una psicoterapeuta davvero simpatica, invitati da Andrea a rivolgersi ad un medico che li aiuterà a concepire il desiderato figlio; viene loro suggerito dal medico di ricorrere alla maternità surrogata attraverso la ragazza catalana Luce (Beatrice Arnera) che lo farà senza alcuna forma di pagamento ma volontariamente. Questo è ciò che sembra essere la verità ma nel corso del film uscirà fuori il reale motivo per il quale Luce è andata in Italia e quello sulla sua presunta maternità surrogata.

Andrea s’innamora della giovane catalana, nonostante gli avvertimenti di Angelo e sarà un susseguirsi di equivoci fino al lieto fine, anch’esso imprevisto e originale.

Nel film c’è anche Tullio Solenghi nei panni del carabiniere integerrimo e impeccabile come sempre e Antonio Catania il preside della scuola di splendidi bambini dove insegna Angelo.

Il film ispirato all’omonimo spettacolo teatrale di Angelo Pintus, è autobiografico e davvero bellissimo, anche la fotografia incanta. Alle guglie del Duomo di Milano dove vivono i protagonisti di “Dove osano le cicogne” si alternano quelle delle Sagrada familia di Gaudi a Barcellona, maestosa Basilica incompiuta dell’architetto spagnolo devoto a un passo dall’essere proclamato santo. Mi piace pensare  che questa sia stata una precisa volontà del regista e sceneggiatori il riferimento  alla fede e alla provvidenza anche se chiaramente sia il Duomo che la Sagrada Familia sono i riferimenti di queste due città e offrono scenari suggestivi soprattutto l’ imponente basilica catalana. 

Il tema della maternità surrogata è affrontato con impegno e leggerezza, senza mai risultare banale perché quando si arriva a una simile scelta, il dolore è indescrivibile ma l’amore sostiene la coppia desiderosa di un figlio che dia un senso alla loro vita.

V’invito a vederlo su Netflix 

Un alieno chiamato Jules




Milton vive una tranquilla vita di routine in una piccola città della Pennsylvania occidentale, ma trova la sua giornata sconvolta quando un UFO e il suo passeggero extraterrestre si schiantano nel suo cortile.

Nessuno gli crede a partire dalla figlia che vive e lavora in città. Sarà perché ha 78 anni e inizia a dimenticare le cose.


Milton è interpretato da un gigante come Ben Kingsley che conferisce al suo personaggio tutta l’intensità e la tenerezza di un uomo che sta affrontando l’ultima fase del suo cammino sulla terra e dove l’incontro con l’extraterrestre lo colloca in una dimensione mentale speciale, tra cielo e terra che gli consente di estraniarsi dalla sua realtà di uomo  solo e non più lucido come un tempo e di vivere un’esperienza unica che desidera preservare, quasi consolato dal fatto che nessuno gli creda per proteggere il suo amico proveniente da un altro mondo.


 Il suo nuovo amico viene ospitato nella sua casa, nutrito e anche vestito. Accanto a Milton ci sarà la dolcissima Sandy (Harriet Sansom Harris) e Joyce (Jane Curtis) che a contatto con l’alieno, faranno cadere tutte le loro barriere mostrandosi di una sconcertante umanità. Il film commuove e incanta. 
Consigliatissima la visione su Netflix! 


Storia di mia moglie

 Su raiplay sedotta dal titolo, ho iniziato a vedere "Storia di mia moglie" film del 2021 scritto e diretto da Ildiko Enyedi della durata di 2, 42 minuti. Lungo eppure scorrevole e meraviglioso.

Ve ne voglio parlare per invitarvi a vederlo. Enyedi esordisce in un lungometraggio in lingua inglese e prodotto in Ungheria, Germania, Francia e Italia. Tratto dal romanzo "La storia di mia moglie" (1942) di Milàn Fust.

La recensione

Jakob (Gijs Naber) è un affascinante capitano di fregata olandese onesto e dedito al suo lavoro che lo tiene lontano dalla terraferma per mesi.

Il mare è il suo alter ego. La solitudine si traduce in un costante mal di stomaco che tenta di acquietare attraverso il matrimonio.

Durante un incontro con l'amico Kodor (Sergio Rubini), in un caffè negli anni '20, scommette di sposare la prima donna che entra.

Nota sulla sedia di un tavolino, una bellissima bionda francese con il cappello; è Lizzi (Léa Seydoux).

Sarà da lì a poco sua moglie.

Lei a terra, lui in mare per mesi.

L'esperimento di matrimonio a distanza pare abbia un esito positivo.

Jakob è innamorato ma turbato dai capricci della sua bellissima bionda che esce, va alle feste e torna tardi.

Lizzy è molto aperta e socievole con tutti, in particolar modo con Dedin (Louis Garrel), che suscita la gelosia di Jakob.

Lo incontra pacificamente, per sapere chi ha di fronte.

Tenta di scoprire di più attraverso un investigatore e sceglie di fare un lavoro che gli consenta di starle accanto.

A una festa, scopre sua moglie con Dedin e appena li sorprende insieme in treno, con le sue azioni nascoste nella valigetta di Lizzy, decide di separarsi.

Sette anni dopo, su un filobus, Jakob scorge la sua bellissima moglie ma viene a sapere che lei è morta sei anni prima e quello che ha visto, è solo il suo fantasma.

Il film induce a una riflessione essenziale sulla fugacità dell'esistenza e sul come sia tutto relativo: il tempo che scorre, i sentimenti provati e di quanto sia difficile mettere insieme tutto per tentare di trascorrere una vita possibilmente tranquilla.

Il cast è meraviglioso, la regia e la fotografia molto suggestivi. Voto dieci.

Consigliatissimo!


Il mio grosso grasso matrimonio greco 3


Questo film stasera è stato una carezza; mi ha ricordato l’indimenticabile gita in Grecia del terzo Liceo, scelta in qualità di capoclasse al posto di Parigi. A questo proposito l’altro giorno ho ritrovato con immenso piacere una cassettina registrata con le voci di noi diciottenni incantate di fronte alla vista di Itaca, nel viaggio in nave partite da Bari e in arrivo al porto di Atene. 
In effetti esiste un filo tra la nostra vita e quelle raccontate nei film.
Inutile esclamare: "E' solo un film". 
I film ricordano e raccontano spesso il nostro passato oppure il nostro presente.
Ho adorato per questo motivo, scoprire su Netflix l’ultimo film di Nia Vardalos, ispirata sceneggiatrice, regista e attrice in questa trilogia della famiglia greca immigrata in America. 
Ricordo che la Vardalos è canadese, ma i genitori sono greco-canadesi quindi dalle sue origini, ha preso ispirazione per il suo film di successo "Il mio grosso grasso matrimonio greco".

La recensione 

In questo terzo rendez-vous con la famiglia Portokalos, si assiste a una pagina nuova dell’esistenza di Toula, orfana di padre e decisa a realizzare l’ultimo desiderio paterno: fare ritorno nel paesino greco dov’era cresciuto Gus per tentare una vera e propria rimpatriata con i suoi tre cari amici d’infanzia.
Gus, il patriarca, sarebbe stato davvero felice di tornare nel suo paesino dove sono rimasti a vivere solo 6 abitanti, delle persone davvero speciali.
In fondo come ricordava Gus, ogni parola deriva, dal greco, sia essa 'filosofia', oppure 'ricordo'.


Il film è meraviglioso, psicologico, pieno di tradizioni popolari, di sorprese inaspettate, di valori e di riflessioni sul senso della vita e sulla bellezza dell’amore e il rispetto verso la propria famiglia d’origine.
Nia Vardalos incanta come sempre.

Film consigliato su Netflix.

Io e te dobbiamo parlare


 Pieraccioni in una battuta del film ammette di non aver più dimestichezza con la pistola mentre il collega Siani lo vuole trascinare in una sfida (Heat) dove però i due non sono Al Pacino e De Niro. I due comici ricci si trovano a recitare insieme, tentando di fare battute che rimangano impresse come quella del collutorio nei piselli di Siani, a cena con la collega poliziotta, la Chillemi. 

Il film scritto da Siani, l’ho atteso con ansia ma è lento e soprattutto non suscita il riso, non sempre. Almeno nei primi trentatré minuti.

I due colleghi poliziotti hanno una figlia in comune Maria e una donna, Matilde (Brenda Lodigiani) che prima è stata la moglie di uno, Siani e poi la compagna dell’altro. Loro due sono una specie di parenti. 

Maria è un’ambientalista convinta. 

“Se non si può fa all’Americana allora si fa spaghetti a vongole” dice Siani nel corso del film senza pensare che non tutti possono comprendere quest’espressione dialettale. 

È commovente la riflessione di Pieraccioni sulla famiglia allargata. Forse uno dei momenti più intensi di “Io e te dobbiamo parlare”, il film finalmente su Netflix che personalmente non mi ha convinto e soprattutto Siani non mi piace per via di quella parlantina frenetica e spesso incomprensibile. Il cast è ricchissimo da Izzo a Friscia, Lo Verso e Abbrescia ed Esposito nella parte del marchigiano fuori di testa. “Io e te dobbiamo parlare” è il titolo del film, ma cosa ci volete dire precisamente ? Io aggiungerei! Però la città di Ancona è bellissima come location del film! 

Costanza la serie


Costanza Macallè è un’ anatomopatologa siciliana e madre single che vince un assegno di ricerca a Verona dove vive sua sorella Toni (Eleonora De Luca). Così potrà abbandonare il lavoro da rider per le strade di Messina e dedicarsi al lavoro di paleopatologa, che non è esattamente il suo lavoro però la entusiasma.

Deve andare a Verona con la figlia Flora (Elena Sophia Senise), che ha sei anni ed è sveglia e affettuosissima. 

Flora desidera incontrare suo padre che in effetti vive e lavora a Verona, è Marco (Marco Rossetti) il quale non sa di avere una figlia.

La storia tratta dai romanzi di Alessia Gazzola che hanno come protagonista Costanza Macallè, diventa una fiction diretta da Fabrizio Costa. I primi due episodi, trasmessi su Raiuno ieri sera, mi hanno incuriosito così ho voluto finirlo di vedere su Raiplay.

L'attrice che interpreta Costanza Macallè è la bellissima Miriam Dalmazio, la quale cerca di ritrovare nella storia, gli indizi di una vicenda incredibile come quella di Selvaggia (Bianca Panconi), la figlia dell'imperatore Federico II di Svevia (Kaspar Capparoni) data in sposa a un uomo crudele e senza cuore come Ezzelino III da Romano e che da una notte d'amore con un cavaliere misterioso, concepisce una figlia bellissima e coraggiosa come Biancofiore (Mia Eustacchio). 

Di solito associamo a Verona l’Arena e la casa di Giulietta, oltre quella, possiamo ammirare luoghi meno noti come il Castello di Montorio, il Museo degli Affreschi, la tomba di Giulietta e l'Arsenale.

Costanza è accolta da Ludovico (Lorenzo Cervasio), un filologo che collabora al ritrovamento di uno scheletro trovato al Castello di Montorio che dovrebbe appartenere a Selvaggia di Staufen, figlia naturale di Federico II di Svevia.

Convinta dal collega, Costanza inizia a registrare un podcast in cui racconta l'evoluzione delle ricerche universitarie, coordinate dal prof. Edoardo Melchiorre (Franco Castellano) e che conduce in collaborazione con  Diana e Anselmo, coppia nel lavoro e nella vita. Diana interpretata da Caterina Shulha tende ad essere molto fredda con Costanza perché spera di ottenere il posto di lavoro in quel dipartimento allo scadere del periodo di prova, mentre suo marito e collega di cui veste i panni Davide Iacopini, instaura un rapporto cordiale con tutto il suo gruppo di lavoro, anche con la mamma single di cui comprende le difficoltà. 

L'abilità di Costanza di svolgere le sue ricerche e di raccontare storie nel podcast nelle quali si materializzano per la gioia dello spettatore i personaggi storici di cui si tenta di ricostruire la vita e la tragica fine ed il grado di parentela che intercorre tra loro, fanno innamorare perdutamente Ludovico della collega e trasforma l’iniziale ostilità di Diana, in una bella e solida amicizia.

Ludovico si è da poco separato, è un uomo che si potrebbe definire ideale, ma Costanza forse ha il suo cuore altrove.

Marco, il papà di Flora che finalmente conosce la figlia che non sapeva di avere, sta per sposare Federica (Giulia Arena).

In questa fiction che io trovo originale sia per i contenuti che per la narrazione, s'intrecciano amori antichi e reali come quelli tra Costanza, Ludovico e Marco e tra Toni la psicologa e Stefano (Federico Calistri), un vicino di casa e pasticcere che farà perdere la testa alla dolce Toni.

Non vedere questa fiction, sarebbe un vero peccato perché la storia coinvolge e appassiona e non ne resterete delusi.

Consigliato!!!

Champagne - Peppino Di Capri



 “Champagne - Peppino di Capri” è una bellissima fiction su uno dei più grandi artisti del panorama mondiale: Giuseppe Faiella, in arte Peppino di Capri che mi ha arricchito moltissimo oltre ad avermi fatto conoscere una storia affascinante come la sua, sia dal punto di vista affettivo che professionale; ci sono cose che non immaginavo neanche perché spesso non si conosce il vissuto dietro a un artista, al suo sorriso e quando lo si vede suonare il pianoforte, è tutto, ma non è abbastanza. E grazie a Cinzia Th Torrini la regista, agli splendidi attori che ho ammirato e a tutti coloro che hanno lavorato a questo film, ora conosco l’uomo dietro l’artista talentuoso che è sempre stato Peppino di Capri.
Champagne è il pezzo del 1973, il mio anno e quello proposto in una piacevole serata musicale, dopo un concerto di Peppino a Capri, da Mimmo Di Francia, l’autore del testo che invita il cantante a casa sua e lui accetta perché è rimasto colpito da una giovane studentessa di biologia, Giuliana, che sarà il suo secondo grande amore e la madre degli altri due suoi figli. 
Il talento di Peppino si mostra in tenera età. Inizia a suonare il pianoforte mostrando una bravura incredibile perché il piccolo pianista è un enfant prodige. Fuori c’è la guerra ma nella sua testa solo la musica. È adorabile l’attore che lo interpreta nella fase iniziale della sua vita, il tenero Alessandro Gervasi. Magnifico anche l’attore che interpreta il giovane e adulto Peppino, Francesco Del Gaudio. Il film abbraccia 30 anni della vita dell’artista dal 1943 quando iniziò a suonare, al 1973 quando vinse il Festival di Sanremo con Un grande amore e niente più, pezzo poeticissimo scritto insieme con Franco Califano. 
Arianna Di Claudio interpreta la modella torinese Roberta Stoppa che diventerà la sua prima moglie e Gaja Masciale la giovanissima Giuliana Gagliardi che lo farà perdutamente innamorare e che sposerà. A lei è dedicato il film.
Film bellissimo e consigliato.
Se lo avete perso, lo potete trovare su Raiplay. 



Vicini davvero (Pared con pared)


Vicini davvero è il remake della commedia romantica francese Appuntamento al buio, questa volta ambientato in Spagna. Valentina è un'ansiosa pianista che, dopo aver rotto col suo ex, è pronta a ricominciare.

Nel film diretto da Patricia Font, Valentina è una pianista che si prepara per un'audizione. David è un inventore di giochi che riesce a concentrarsi solo nel più completo silenzio. Separati da un muro sottile come la carta, si sforzano di vivere in armonia l'uno con l'altra.
All'inizio non è idilliaco il rapporto tra i due 'vicini', i quali si fanno dispetti 'rumorosi' di ogni tipo; poi sentono che c'è qualcosa di speciale tra loro e scelgono di frequentarsi senza conoscere i rispettivi nomi, il loro aspetto o i numeri di telefono come siamo abituati a fare, scoprendo l'uno dell'altra sogni, abitudini.
Valentina suona il pianoforte per assecondare il sogno del suo ex, un direttore d'orchestra, ma questo non è il suo sogno e lo scopre solo attraverso la singolare frequentazione con il suo particolare vicino.
Dietro Valentina c'è la cantante spagnola Aitana che per l'occasione ha degli splendidi capelli rossi e sembra davvero una fatina.
Fernando Guallar è David, il vicino speciale che attraverso la sua voce e i suoi valori, influenzerà positivamente la 'vicina' e amata Valentina.
La vicina di questo delizioso film, ha una sola amica, è separata ed ha un figlio, è Carmen (Natalia Rodriguez) che le trova sia la casa dove attualmente vive che un lavoro nel locale di Sebas (Paco Tous).
Carmen e Sebas, tifano per Valentina e le augurano un futuro luminoso.
E' un film di speranza in un tempo in cui si sente parlare troppo spesso di femminicidi. In questo racconto, la fiducia è essenziale e di vitale importanza. Dall'altra parte della parete, c'è l'amore.

Il film lo potete trovare su Netflix.
Consigliato.

Little Siberia


Little Siberia è un film finlandese del 2025 diretto da Dome Karukoski e tratto dall'omonimo romanzo di Antti Tuomainen.

È comparso tra i titoli aggiunti di recente su Netflix e ispirata dal trailer, ho scelto di vederlo e ho fatto un’ottima scelta perché mi ha tenuto con il fiato sospeso fino alla scena finale.
Il paesino dove è ambientata la storia, il villaggio finlandese di Hurmevaara, è un luogo apparentemente tranquillo, immerso nella neve e dove Joel, un parroco felicemente sposato con Krista, è la figura intorno alla quale si sviluppa tutta la vicenda narrata. La fede verso il Signore e soprattutto verso se stesso e la fedeltà della moglie, vacilla nel momento in cui un meteorite colpisce Hurmevaara e la sua scia luminosa e devastante, rinnova o scuote le coscienze, sia quella del parroco che degli altri abitanti. Un frammento del meteorite si trova nel museo di cui il custode è Joel, un riferimento per la comunità e per certi versi un nemico. L’uomo è un ex militare che ha appreso di essere sterile anche se la moglie gli annuncia di essere incinta. Inizia a vacillare  quella colonna di certezze che Joel ha costruito nel tempo e di pari passo la sua fede incrollabile nel Dio a cui si rivolge e al suo vincolo coniugale. Eppure Krista dimostra il suo amore verso il marito in ogni circostanza. Ma Joel inizia a dubitare di chiunque, a scontrarsi con il mondo esterno che a un certo punto gli è ostile. Il prossimo è ormai il nemico dal quale difendersi per sopravvivere, fino ad ammazzarlo come legittima difesa. 
Così insanguinato, pesto, con un pugnale conficcato nel petto ed esanime, sopravvive alle avversità, per riconquistare forse il suo amore e salvare il suo matrimonio, considerando quel bebè in arrivo come un segno del destino e probabilmente un evento inaspettato come quel meteorite caduto dal cielo. 
Davvero magnifica l’interpretazione di Eero Ritala nei panni di Joel. Splendida anche Malla Malmivaara in quelli di Krista.
Film consigliato! 


Fidanzata in affitto


 Ho recuperato questo film su Netflix, ho letto alcune recensioni così mi hanno incuriosito e l’ho visto.
Lei trentaduenne irresistibile, senza un soldo e soprattutto una macchina per esercitare la professione di autista Uber, lui diciannovenne ricco e chiuso nel suo guscio al punto che i genitori mettono un annuncio sul web alla ricerca di una ragazza, una venticinquenne al massimo, che lo aiuti a crescere prima di andare al College. I due si incontrano, in modo inconsueto. Maddie si mostra aggressiva, svitata e mantide, ma Percy è solo un cucciolo bisognoso di un’amica vera su cui contare. Inevitabilmente il ragazzo s’innamora della bella e pazza Maddie la quale tenta in tutti i modi possibili e immaginabili di tenere la casa ereditata dalla madre, forse è il solo modo che conosce di colmare vuoti emotivi che solo a dare loro peso, la sgretolerebbero. Questo Percy lo capisce e sa aiutare l’amica trentenne a fare le scelte più giuste forse, la prima è vendere la casa dove si trova per iniziare a vivere fuori da Montauk. 
In fondo le forme d’amore sono molteplici e quella tra Maddie e Percy (Andrew Barth Feldman) è un’amorevole amicizia. In quest’incontro scontro tra generazioni: quella dei genitori (Matthew Broderik e  Laura Benanti) di Percy, quella dei trentenni e infine quella dei ventenni, c’è un filo che unisce tutti: l’amore che non conosce alcuna differenza d’età o economica. Il finale del film è solo l’inizio del viaggio alla scoperta della vita possibile e di se stessi, meglio se con un compagno fidato come Percy per Maddie e viceversa, senza dimenticare il cagnolone conosciuto al canile. 
Bello e commovente questo film diretto da Gene Stupnitsky. Da vedere! 

Find me falling Un’isola dove innamorarsi




 Dove altro può nascondersi una rockstar americana  se non in una casa nella scogliera di un’isola meravigliosa del Mediterraneo, davanti alla quale tutti si dirigono per suicidarsi? 

È bello ritrovare Harry Connick Jr. attore e cantante su quest’isola e in una storia meravigliosa  dopo averlo lasciato tanto tempo fa al fianco di Renee Zellweger nel film “New in Town” che avrò visto almeno cento volte. Burbero in quel film e tatuato e altrettanto solitario con una figlia, anche in questo, senza averne la minima idea stavolta.

Nell’isola il fascinoso John ci ha lasciato il cuore ed è venuto a riprenderselo.

Non è la solita storia d’amore. Questa è meno romantica o languida. È una storia rock come tutti i personaggi a partire dalla nonna che incita la nipote ad avere paura per non aver ancora concluso nulla nella vita a sua madre Sia, dottoressa affermata e ragazza madre e timorosa di rivelare a Melina (Ali Fumiko Whitney) , il nome del papà. 

In questo pittoresco film diretto da Stelana Kliris, John Allman è una rockstar in crisi che si prende una pausa dal mondo della musica, per dirigersi in un posto magico e dove ha lasciato la sua Sia (Agni Scott). 

In un pub ascolta una ragazza dotata di un talento eccezionale e una voce da usignolo: Melina.

Un’altra scoperta, meno piacevole, è  che davanti alla sua casa a picco sul mare, c’è una processione di depressi, anime disperate e smarrite che credono di trovare come unica via d’uscita il suicidio. Così decide di costruire una recinzione per proteggere i disperati che si vogliono lanciare nel vuoto e cerca d’instaurare con loro un dialogo pieno di solidarietà e umanità.

Riuscirà a riconquistare la donna lasciata sull’isola e ad essere un buon padre per Melina?

Andate a scoprirlo su Netflix!



With Love, Meghan


 La discussa serie uscita su Netflix a marzo, con una Meghan innamorata della cucina, dell'amicizia, dei fiori e delle verdure, mi è piaciuta moltissimo per tanti motivi. 

Lo scenario è mozzafiato: la sua tenuta californiana con tanto di giardino ricchissimo di ogni tipo di frutta, di api, galline e verdure colorate, con vista nel paese delle meraviglie.

E la nostra Meghan/Alice invita amici famosi e cari, per condividere pranzetti deliziosi, ricordi preziosi, ricette semplici e più elaborate e filosofie di vita.

Con il miele appena fatto e conservato in semplici barattoli di vetro e candele di cera d'api preparate con cura da Meghan con l'amico Daniel Martin, i suoi spaghetti risottati che senza saperlo, cucino anch'io come lei, più o meno, inizia il racconto fatto con amore dalla Duchessa del Sussex, cresciuta a Los Angeles in una famiglia normale.

Che Meghan amasse cucinare lo avevo scoperto nel bellissimo volume "Prince Harry Spare" quindi non è una novità.

Mi ha affascinato il suo modo di fare, la sua ospitalità e la semplicità con la quale si approccia all'esistenza, desiderosa di conoscere, di apprendere e di trasmettere agli altri il suo amore per la vita e per le cose belle.

Nel terzo episodio, particolarmente interessante, cucina con lo chef Roy Choi (in foto) il quale le confessa dei segreti di cucina come quello di scaldare in padella le spezie dei barattoli, quando non si ha la possibilità di usare quelle fresche e altri piccoli e indispensabili accorgimenti per preparare un pollo fritto impeccabile.

E' delizioso anche il quinto episodio, quello in cui organizza con le amiche Abigail Spencer e Kelly Zajfen un pranzo tutto al femminile con consigli sulle composizioni floreali che per Meghan è un vero spasso confezionare, dopo aver scelto dal fioraio di fiducia, i fiori adatti.

Gli episodi sono otto in tutto. Il settimo è quello in cui la padrona di casa prepara un cesto dal suo orto per la cara amica Vicky Tsai, con cui prepara un piatto difficilissimo: i ravioli di Vicky. Sono molto intense in questo episodio le riflessioni sull'esistenza e la parte relativa ai trattamenti di bellezza in casa.

L'ultimo episodio è quello in cui Meghan e la chef Alice Waters preparano un brunch californiano con alimenti freschi da gustare all'aperto con le amiche, la madre e il marito Harry.

Suggerisco di vedere la serie. E' rilassante e personalmente mi sono innamorata di Meghan e delle sue crudités.



Il caso Moro


 Tratto dal libro "I giorni dell'ira. Il caso Moro senza censure" (1982) di Robert Katz, "Il caso Moro" è un film del 1986 diretto da Giuseppe Ferrara e fu il primo ad affrontare l'intera vicenda del rapimento di Aldo Moro il 16 marzo del 1978, con il volto, la voce e la splendida interpretazione di Gian Maria Volonté.

La narrazione è lineare e Moro, uomo che resta educato, pacato nell'esternazione delle sue emozioni e dell'immenso dolore misto a delusione per la passività e la noncuranza dimostrata da coloro che fino a quel momento aveva ritenuto amici fedeli e affini negli ideali di lealtà e stima reciproca, è ricostruito sulla base delle meravigliose lettere d'aiuto destinate ai colleghi politici, al Papa, all'amata moglie e ai figli e al nipote che non rivedrà mai più.

Il film ripercorre i 55 giorni di prigionia, dalla strage di Via Fani fino al rinvenimento del corpo del presidente della Democrazia Cristiana. 

Il regista sceglie di mostrare i brigatisti a viso scoperto e non con il passamontagna e l'accesso di Don Stefani interpretato da un giovanissimo Augusto Zucchi, l'amico caro di Moro che nel film entra nel covo delle Br, pare sia una scelta artistica che non trova riscontro con la realtà dei fatti.

Incanta la recitazione di Gian Maria Volonté, il cui corpo magro si rannicchia fino quasi a scomparire nelle foto che lo ritraggono e che saranno diffuse a mezzo stampa e colpisce il suo sguardo clemente e solidale rivolto ai suoi rapitori, con i quali si confronta, spera e si rassegna.

Le lettere lucide e appassionate che all'esterno vengono fraintese da alcuni, come se non le avesse scritte Aldo Moro, mostrano secondo il mio punto di vista, l'animo dell'uomo amato meno di quel che avrebbe giustamente meritato. La considerazione e il rispetto donato da Moro agli amici, la fiducia incondizionata, trapelano da quelle lettere che rappresentano la sua voce, la sua richiesta disperata d'aiuto, il cui eco risulta essere sordo o soffocato chissà.

E' una storia ancora avvolta nel mistero, nonostante le condanne e gli ergastoli.

Manca un processo ed è quello alle anime dei presunti amici che lo abbandonarono.

Il film è bello perché rispetto alle fiction attuali, non ha come fine quello dello struggimento e della vetrina per attori spesso mediocri.

Qui l'unica protagonista è la storia narrata.

Chapeau a Volonté che nel 1987 al Festival di Berlino, ricevette il premio come Miglior attore e nello stesso anno il Ciak d'oro conquistato dal film, al regista Ferrara e all'autore del libro Robert Katz.  

Il Gattopardo il film e la serie tv su Netflix


 Quando si pensa a un film amato, o meglio a un capolavoro, torna in mente quella musica celestiale e straordinaria della scena che maggiormente amiamo. Il Valzer brillante di Nino Rota, su musica di Verdi, è quel che canticchiamo ripensando al magnifico salone da ballo, ai costumi e ai guanti bianchi indossati dagli attori e ballerini per l'occorrenza, in primis, gli irresistibili Tancredi e Angelica ossia Alain Delon e Claudia Cardinale che si guardavano mangiandosi con gli occhi e si muovevano leggiadri e bellissimi, oppure il principe di Salina, Burt Lancaster nel ballo finale con Angelica. E tutto è avvolto nella malinconia e nel ricordo dei tempi andati, degli attori che resero grande il cinema degli anni '60 e di un regista come Luchino Visconti che rese Il Gattopardo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, pubblicato postumo perché rifiutato da tutte le case editrici quando lo scrittore siciliano lo propose, un'opera immortale.

L'ho rivisto su Raiplay, ammirando indimenticabili attori come Paolo Stoppa nei panni del sindaco di Donnafugata, Don Calogero Sedara, padre della selvaggia e bellissima Angelica.

Donnafugata, è la residenza estiva della numerosa famiglia di Don Fabrizio Corbera, principe di Salina, nobile che assiste alla fine di un'epoca e accoglie con consapevolezza e fiducia nei confronti delle nuove generazioni e di Tancredi, l'inizio di quella nuova che vede l'Italia unita.

Ho atteso l'uscita su Netflix il 5 marzo, della serie in sei episodi de Il Gattopardo, con Kim Rossi Stuart nei panni del principe di Salina, la figlia prediletta Concetta che è Benedetta Porcaroli, Tancredi ed Angelica invece sono interpretati da Saul Nanni, nipote del principe e Deva Cassel, figlia di Calogero Sedara che è interpretato da Francesco Colella.

La serie diretta da Tom Shankland con Laura Luchetti e Giuseppe Capotondi è girata tra l'Italia e il Regno Unito, le musiche sono di Paolo Buonvino.

Cosa mi è piaciuto e cosa no nella serie tv rispetto al film di Visconti.

La fotografia è meravigliosa, così come i costumi nella serie. Ho amato la recitazione di Kim Rossi Stuart che ha saputo essere un impeccabile principe, severo e seducente, amante della tradizione  e aperto all'innovazione. Abile nelle scene da ballo come Burt Lancaster, splendido attore e acrobata, il che lo aiutò molto nell'apparire così leggiadro nei movimenti e dal fisico asciutto e per questo da ammirare anche nelle scene nella vasca da bagno. Anche a cavallo Kim se l'è cavata molto bene e come padre, affezionatissimo ai figli, in particolar modo a Concetta, la bravissima Benedetta Porcaroli e al caro nipote rivoluzionario Tancredi.

Concetta è la figura chiave nella serie tv, è colei che unisce tradizione e innovazione, ereditando dall'amatissimo padre che teneva le redini di una famiglia ormai smarrita, qualità che le consentono di guardare al futuro, tenendo vivo il nostalgico passato, ma solo nel suo cuore.

La Concetta di Visconti è remissiva, passiva e rassegnata a ciò che il destino le riserva, perdente in partenza.

Concetta/Benedetta possiede uno spirito rivoluzionario come l'amato cugino Tancredi, quello interpretato da Alain Delon, non certo questo della serie tv, un figurino privo di carisma sia nelle scene di ballo che in quelle di lotta a sostegno dei garibaldini.

La Angelica di Visconti, selvaggia e irresistibile come ha saputo essere Claudia Cardinale a 26 anni, nella serie tv si mostra lasciva e traditrice, carina ma priva di quel fascino selvaggio a cui ci abituò la Cardinale, stregandoci e legandoci indissolubilmente a quel tipo di personaggio.

Altra figura che ho apprezzato molto nella serie, è quella interpretata da Francesco Colella nei panni di Don Calogero Sedara, ruvido e intrallazzino, greve e sfacciato, in una parola, meraviglioso.

Infine ho trovato straziante il finale, il funerale del principe di Salina che nel film scompare nel buio della notte, presagendo la sua imminente dipartita.

Invito a rivedere il film diretto da Luchino Visconti su Raiplay e la serie su Netflix per ammirare soprattutto Kim Rossi Stuart.

 


PennadorodiTania CroceDesign byIole