Le nostre anime di notte


 Cercando un bel film su Netflix, mi ha colpito il titolo di questo, poi ho letto i nomi dei protagonisti e così mi sono immersa in un’esperienza quasi ipnotica, “il cinema lo fa” come direbbe il maestro interpretato da Antonio Albanese in “Un mondo a parte”, gioiellino di Riccardo Milani. 

La recensione  

Quando si è bambini e anziani, la notte è più buia e insopportabile e si fa fatica a dormire soli. È questo il motivo che spinge la deliziosa Addie (Jane Fonda) vedova e con un solo figlio e un nipote, avendo perso tragicamente la figlia che era piccola, a chiedere a Louis (Robert Redford) anch’esso vedovo con una figlia, se ha voglia di dormire insieme.

Dormire nello stesso letto insomma. Non è affatto una proposta indecente anche perché sono passati 50 anni precisi da quando lo hanno fatto la prima volta nell’indimenticabile film cult “A piedi nudi nel parco”.

Louis con qualche perplessità accetta l’invito e si presenta tutte le sere a casa dell’amabile vedova con una busta di carta con dentro pantofole e pigiama.

Prima di dormire c’è la consueta chiacchierata durante la quale i due vicini scoprono la vita e le abitudini dell’altro, i dolori e le vicende che hanno forgiato i rispettivi caratteri.

Questa è l’età giusta per saper amare forse e nonostante gli impedimenti e le difficoltà, persino la distanza che separerà la coppia ormai inseparabile, Addie e Louis troveranno il modo per restare insieme.

Il film diretto da Ritesh Batra e tratto dall’omonimo romanzo di Kent Haruf, è un viaggio incantevole e commovente durante il quale si rimane increduli e piacevolmente colpiti dall’immutato fascino dei due protagonisti capaci di rendere irresistibile persino una storia ordinaria come questa. 

Ne consiglio la visione su Netflix 

Whitney - Una voce diventata leggenda



 Ascoltare Whitney Houston negli anni ‘80 e vederla danzare ed esibirsi nei suoi video e ai concerti era così inebriante per la leggerezza e la potenza trasmessa dalla sua voce sublime e in grado di spaziare attraverso tre ottave da mezzosoprano a soprano anche grazie alle lezioni apprese dalla mamma anch’essa cantante, furono il suo più grande regalo. Lei che tutto poteva, che aveva fatto innamorare chiunque del suo talento, cercava quell’amore unico e assoluto che forse non ricevette mai nella sua breve esistenza.

La recensione 

Rivedere questa sera in prima visione su Raiuno un film come questo diretto da Kasi Lemmons e con interpreti d’immensa bravura,  a partire dalla giovane Naomi Ackie nei panni di Whitney, al produttore Clive Davis interpretato da Stanley Tucci, alla madre Cissy (Tamara Tunie), la sua amata Robyn (Nafessa Williams), suo padre John (Clarke Peters)e il marito, il cantante Bobby Brown (Ashton Sanders), fa riflettere su quanto sia stato difficile sostenere il peso del suo successo, senza crollare irrimediabilmente. 

Non sapevo della relazione sentimentale di Whitney Houston con Robyn Crawford. A quel legame la cantante aveva dovuto rinunciare un po’ per necessità e un po’ per scelta. Tuttavia la volle come sua assistente.

Tutto ciò che Whitney interpretava, diventava seducente come il canto delle sirene.

È stupendo assistere al primo ascolto dei pezzi che avveniva nello studio del produttore attraverso delle musicassette. Che tempi indimenticabili!

Cosa resterà degli anni ‘80? Un’icona bellissima che è stata e resta la colonna sonora della nostra vita.

Grazie Whitney 🙏


Dove osano le cicogne



 Ho atteso il 16 aprile per l’uscita su Netflix dell’ultimo film di Fausto Brizzi curiosa di vedere l’amatissimo Andrea Perroni che è stato bravissimo come sempre e divertentissimo.

A mezzanotte e uno, ho deciso di vederlo con entusiasmo dopo averne sentito parlare per la prima volta, nel programma cocondotto da Perroni alla stazione Tiburtina, Binario 2, ogni mattina su rai2 e ingiustamente chiuso.

La recensione

Non in Italia ma a Barcellona si dirigono Angelo Pintus nel film maestro elementare e sua moglie Marta (Marta Zoboli) una psicoterapeuta davvero simpatica, invitati da Andrea a rivolgersi ad un medico che li aiuterà a concepire il desiderato figlio; viene loro suggerito dal medico di ricorrere alla maternità surrogata attraverso la ragazza catalana Luce (Beatrice Arnera) che lo farà senza alcuna forma di pagamento ma volontariamente. Questo è ciò che sembra essere la verità ma nel corso del film uscirà fuori il reale motivo per il quale Luce è andata in Italia e quello sulla sua presunta maternità surrogata.

Andrea s’innamora della giovane catalana, nonostante gli avvertimenti di Angelo e sarà un susseguirsi di equivoci fino al lieto fine, anch’esso imprevisto e originale.

Nel film c’è anche Tullio Solenghi nei panni del carabiniere integerrimo e impeccabile come sempre e Antonio Catania il preside della scuola di splendidi bambini dove insegna Angelo.

Il film ispirato all’omonimo spettacolo teatrale di Angelo Pintus, è autobiografico e davvero bellissimo, anche la fotografia incanta. Alle guglie del Duomo di Milano dove vivono i protagonisti di “Dove osano le cicogne” si alternano quelle delle Sagrada familia di Gaudi a Barcellona, maestosa Basilica incompiuta dell’architetto spagnolo devoto a un passo dall’essere proclamato santo. Mi piace pensare  che questa sia stata una precisa volontà del regista e sceneggiatori il riferimento  alla fede e alla provvidenza anche se chiaramente sia il Duomo che la Sagrada Familia sono i riferimenti di queste due città e offrono scenari suggestivi soprattutto l’ imponente basilica catalana. 

Il tema della maternità surrogata è affrontato con impegno e leggerezza, senza mai risultare banale perché quando si arriva a una simile scelta, il dolore è indescrivibile ma l’amore sostiene la coppia desiderosa di un figlio che dia un senso alla loro vita.

V’invito a vederlo su Netflix 

Un alieno chiamato Jules




Milton vive una tranquilla vita di routine in una piccola città della Pennsylvania occidentale, ma trova la sua giornata sconvolta quando un UFO e il suo passeggero extraterrestre si schiantano nel suo cortile.

Nessuno gli crede a partire dalla figlia che vive e lavora in città. Sarà perché ha 78 anni e inizia a dimenticare le cose.


Milton è interpretato da un gigante come Ben Kingsley che conferisce al suo personaggio tutta l’intensità e la tenerezza di un uomo che sta affrontando l’ultima fase del suo cammino sulla terra e dove l’incontro con l’extraterrestre lo colloca in una dimensione mentale speciale, tra cielo e terra che gli consente di estraniarsi dalla sua realtà di uomo  solo e non più lucido come un tempo e di vivere un’esperienza unica che desidera preservare, quasi consolato dal fatto che nessuno gli creda per proteggere il suo amico proveniente da un altro mondo.


 Il suo nuovo amico viene ospitato nella sua casa, nutrito e anche vestito. Accanto a Milton ci sarà la dolcissima Sandy (Harriet Sansom Harris) e Joyce (Jane Curtis) che a contatto con l’alieno, faranno cadere tutte le loro barriere mostrandosi di una sconcertante umanità. Il film commuove e incanta. 
Consigliatissima la visione su Netflix! 


Storia di mia moglie

 Su raiplay sedotta dal titolo, ho iniziato a vedere "Storia di mia moglie" film del 2021 scritto e diretto da Ildiko Enyedi della durata di 2, 42 minuti. Lungo eppure scorrevole e meraviglioso.

Ve ne voglio parlare per invitarvi a vederlo. Enyedi esordisce in un lungometraggio in lingua inglese e prodotto in Ungheria, Germania, Francia e Italia. Tratto dal romanzo "La storia di mia moglie" (1942) di Milàn Fust.

La recensione

Jakob (Gijs Naber) è un affascinante capitano di fregata olandese onesto e dedito al suo lavoro che lo tiene lontano dalla terraferma per mesi.

Il mare è il suo alter ego. La solitudine si traduce in un costante mal di stomaco che tenta di acquietare attraverso il matrimonio.

Durante un incontro con l'amico Kodor (Sergio Rubini), in un caffè negli anni '20, scommette di sposare la prima donna che entra.

Nota sulla sedia di un tavolino, una bellissima bionda francese con il cappello; è Lizzi (Léa Seydoux).

Sarà da lì a poco sua moglie.

Lei a terra, lui in mare per mesi.

L'esperimento di matrimonio a distanza pare abbia un esito positivo.

Jakob è innamorato ma turbato dai capricci della sua bellissima bionda che esce, va alle feste e torna tardi.

Lizzy è molto aperta e socievole con tutti, in particolar modo con Dedin (Louis Garrel), che suscita la gelosia di Jakob.

Lo incontra pacificamente, per sapere chi ha di fronte.

Tenta di scoprire di più attraverso un investigatore e sceglie di fare un lavoro che gli consenta di starle accanto.

A una festa, scopre sua moglie con Dedin e appena li sorprende insieme in treno, con le sue azioni nascoste nella valigetta di Lizzy, decide di separarsi.

Sette anni dopo, su un filobus, Jakob scorge la sua bellissima moglie ma viene a sapere che lei è morta sei anni prima e quello che ha visto, è solo il suo fantasma.

Il film induce a una riflessione essenziale sulla fugacità dell'esistenza e sul come sia tutto relativo: il tempo che scorre, i sentimenti provati e di quanto sia difficile mettere insieme tutto per tentare di trascorrere una vita possibilmente tranquilla.

Il cast è meraviglioso, la regia e la fotografia molto suggestivi. Voto dieci.

Consigliatissimo!


Il mio grosso grasso matrimonio greco 3


Questo film stasera è stato una carezza; mi ha ricordato l’indimenticabile gita in Grecia del terzo Liceo, scelta in qualità di capoclasse al posto di Parigi. A questo proposito l’altro giorno ho ritrovato con immenso piacere una cassettina registrata con le voci di noi diciottenni incantate di fronte alla vista di Itaca, nel viaggio in nave partite da Bari e in arrivo al porto di Atene. 
In effetti esiste un filo tra la nostra vita e quelle raccontate nei film.
Inutile esclamare: "E' solo un film". 
I film ricordano e raccontano spesso il nostro passato oppure il nostro presente.
Ho adorato per questo motivo, scoprire su Netflix l’ultimo film di Nia Vardalos, ispirata sceneggiatrice, regista e attrice in questa trilogia della famiglia greca immigrata in America. 
Ricordo che la Vardalos è canadese, ma i genitori sono greco-canadesi quindi dalle sue origini, ha preso ispirazione per il suo film di successo "Il mio grosso grasso matrimonio greco".

La recensione 

In questo terzo rendez-vous con la famiglia Portokalos, si assiste a una pagina nuova dell’esistenza di Toula, orfana di padre e decisa a realizzare l’ultimo desiderio paterno: fare ritorno nel paesino greco dov’era cresciuto Gus per tentare una vera e propria rimpatriata con i suoi tre cari amici d’infanzia.
Gus, il patriarca, sarebbe stato davvero felice di tornare nel suo paesino dove sono rimasti a vivere solo 6 abitanti, delle persone davvero speciali.
In fondo come ricordava Gus, ogni parola deriva, dal greco, sia essa 'filosofia', oppure 'ricordo'.


Il film è meraviglioso, psicologico, pieno di tradizioni popolari, di sorprese inaspettate, di valori e di riflessioni sul senso della vita e sulla bellezza dell’amore e il rispetto verso la propria famiglia d’origine.
Nia Vardalos incanta come sempre.

Film consigliato su Netflix.

Io e te dobbiamo parlare


 Pieraccioni in una battuta del film ammette di non aver più dimestichezza con la pistola mentre il collega Siani lo vuole trascinare in una sfida (Heat) dove però i due non sono Al Pacino e De Niro. I due comici ricci si trovano a recitare insieme, tentando di fare battute che rimangano impresse come quella del collutorio nei piselli di Siani, a cena con la collega poliziotta, la Chillemi. 

Il film scritto da Siani, l’ho atteso con ansia ma è lento e soprattutto non suscita il riso, non sempre. Almeno nei primi trentatré minuti.

I due colleghi poliziotti hanno una figlia in comune Maria e una donna, Matilde (Brenda Lodigiani) che prima è stata la moglie di uno, Siani e poi la compagna dell’altro. Loro due sono una specie di parenti. 

Maria è un’ambientalista convinta. 

“Se non si può fa all’Americana allora si fa spaghetti a vongole” dice Siani nel corso del film senza pensare che non tutti possono comprendere quest’espressione dialettale. 

È commovente la riflessione di Pieraccioni sulla famiglia allargata. Forse uno dei momenti più intensi di “Io e te dobbiamo parlare”, il film finalmente su Netflix che personalmente non mi ha convinto e soprattutto Siani non mi piace per via di quella parlantina frenetica e spesso incomprensibile. Il cast è ricchissimo da Izzo a Friscia, Lo Verso e Abbrescia ed Esposito nella parte del marchigiano fuori di testa. “Io e te dobbiamo parlare” è il titolo del film, ma cosa ci volete dire precisamente ? Io aggiungerei! Però la città di Ancona è bellissima come location del film! 

Costanza la serie


Costanza Macallè è un’ anatomopatologa siciliana e madre single che vince un assegno di ricerca a Verona dove vive sua sorella Toni (Eleonora De Luca). Così potrà abbandonare il lavoro da rider per le strade di Messina e dedicarsi al lavoro di paleopatologa, che non è esattamente il suo lavoro però la entusiasma.

Deve andare a Verona con la figlia Flora (Elena Sophia Senise), che ha sei anni ed è sveglia e affettuosissima. 

Flora desidera incontrare suo padre che in effetti vive e lavora a Verona, è Marco (Marco Rossetti) il quale non sa di avere una figlia.

La storia tratta dai romanzi di Alessia Gazzola che hanno come protagonista Costanza Macallè, diventa una fiction diretta da Fabrizio Costa. I primi due episodi, trasmessi su Raiuno ieri sera, mi hanno incuriosito così ho voluto finirlo di vedere su Raiplay.

L'attrice che interpreta Costanza Macallè è la bellissima Miriam Dalmazio, la quale cerca di ritrovare nella storia, gli indizi di una vicenda incredibile come quella di Selvaggia (Bianca Panconi), la figlia dell'imperatore Federico II di Svevia (Kaspar Capparoni) data in sposa a un uomo crudele e senza cuore come Ezzelino III da Romano e che da una notte d'amore con un cavaliere misterioso, concepisce una figlia bellissima e coraggiosa come Biancofiore (Mia Eustacchio). 

Di solito associamo a Verona l’Arena e la casa di Giulietta, oltre quella, possiamo ammirare luoghi meno noti come il Castello di Montorio, il Museo degli Affreschi, la tomba di Giulietta e l'Arsenale.

Costanza è accolta da Ludovico (Lorenzo Cervasio), un filologo che collabora al ritrovamento di uno scheletro trovato al Castello di Montorio che dovrebbe appartenere a Selvaggia di Staufen, figlia naturale di Federico II di Svevia.

Convinta dal collega, Costanza inizia a registrare un podcast in cui racconta l'evoluzione delle ricerche universitarie, coordinate dal prof. Edoardo Melchiorre (Franco Castellano) e che conduce in collaborazione con  Diana e Anselmo, coppia nel lavoro e nella vita. Diana interpretata da Caterina Shulha tende ad essere molto fredda con Costanza perché spera di ottenere il posto di lavoro in quel dipartimento allo scadere del periodo di prova, mentre suo marito e collega di cui veste i panni Davide Iacopini, instaura un rapporto cordiale con tutto il suo gruppo di lavoro, anche con la mamma single di cui comprende le difficoltà. 

L'abilità di Costanza di svolgere le sue ricerche e di raccontare storie nel podcast nelle quali si materializzano per la gioia dello spettatore i personaggi storici di cui si tenta di ricostruire la vita e la tragica fine ed il grado di parentela che intercorre tra loro, fanno innamorare perdutamente Ludovico della collega e trasforma l’iniziale ostilità di Diana, in una bella e solida amicizia.

Ludovico si è da poco separato, è un uomo che si potrebbe definire ideale, ma Costanza forse ha il suo cuore altrove.

Marco, il papà di Flora che finalmente conosce la figlia che non sapeva di avere, sta per sposare Federica (Giulia Arena).

In questa fiction che io trovo originale sia per i contenuti che per la narrazione, s'intrecciano amori antichi e reali come quelli tra Costanza, Ludovico e Marco e tra Toni la psicologa e Stefano (Federico Calistri), un vicino di casa e pasticcere che farà perdere la testa alla dolce Toni.

Non vedere questa fiction, sarebbe un vero peccato perché la storia coinvolge e appassiona e non ne resterete delusi.

Consigliato!!!

Champagne - Peppino Di Capri



 “Champagne - Peppino di Capri” è una bellissima fiction su uno dei più grandi artisti del panorama mondiale: Giuseppe Faiella, in arte Peppino di Capri che mi ha arricchito moltissimo oltre ad avermi fatto conoscere una storia affascinante come la sua, sia dal punto di vista affettivo che professionale; ci sono cose che non immaginavo neanche perché spesso non si conosce il vissuto dietro a un artista, al suo sorriso e quando lo si vede suonare il pianoforte, è tutto, ma non è abbastanza. E grazie a Cinzia Th Torrini la regista, agli splendidi attori che ho ammirato e a tutti coloro che hanno lavorato a questo film, ora conosco l’uomo dietro l’artista talentuoso che è sempre stato Peppino di Capri.
Champagne è il pezzo del 1973, il mio anno e quello proposto in una piacevole serata musicale, dopo un concerto di Peppino a Capri, da Mimmo Di Francia, l’autore del testo che invita il cantante a casa sua e lui accetta perché è rimasto colpito da una giovane studentessa di biologia, Giuliana, che sarà il suo secondo grande amore e la madre degli altri due suoi figli. 
Il talento di Peppino si mostra in tenera età. Inizia a suonare il pianoforte mostrando una bravura incredibile perché il piccolo pianista è un enfant prodige. Fuori c’è la guerra ma nella sua testa solo la musica. È adorabile l’attore che lo interpreta nella fase iniziale della sua vita, il tenero Alessandro Gervasi. Magnifico anche l’attore che interpreta il giovane e adulto Peppino, Francesco Del Gaudio. Il film abbraccia 30 anni della vita dell’artista dal 1943 quando iniziò a suonare, al 1973 quando vinse il Festival di Sanremo con Un grande amore e niente più, pezzo poeticissimo scritto insieme con Franco Califano. 
Arianna Di Claudio interpreta la modella torinese Roberta Stoppa che diventerà la sua prima moglie e Gaja Masciale la giovanissima Giuliana Gagliardi che lo farà perdutamente innamorare e che sposerà. A lei è dedicato il film.
Film bellissimo e consigliato.
Se lo avete perso, lo potete trovare su Raiplay. 



Vicini davvero (Pared con pared)


Vicini davvero è il remake della commedia romantica francese Appuntamento al buio, questa volta ambientato in Spagna. Valentina è un'ansiosa pianista che, dopo aver rotto col suo ex, è pronta a ricominciare.

Nel film diretto da Patricia Font, Valentina è una pianista che si prepara per un'audizione. David è un inventore di giochi che riesce a concentrarsi solo nel più completo silenzio. Separati da un muro sottile come la carta, si sforzano di vivere in armonia l'uno con l'altra.
All'inizio non è idilliaco il rapporto tra i due 'vicini', i quali si fanno dispetti 'rumorosi' di ogni tipo; poi sentono che c'è qualcosa di speciale tra loro e scelgono di frequentarsi senza conoscere i rispettivi nomi, il loro aspetto o i numeri di telefono come siamo abituati a fare, scoprendo l'uno dell'altra sogni, abitudini.
Valentina suona il pianoforte per assecondare il sogno del suo ex, un direttore d'orchestra, ma questo non è il suo sogno e lo scopre solo attraverso la singolare frequentazione con il suo particolare vicino.
Dietro Valentina c'è la cantante spagnola Aitana che per l'occasione ha degli splendidi capelli rossi e sembra davvero una fatina.
Fernando Guallar è David, il vicino speciale che attraverso la sua voce e i suoi valori, influenzerà positivamente la 'vicina' e amata Valentina.
La vicina di questo delizioso film, ha una sola amica, è separata ed ha un figlio, è Carmen (Natalia Rodriguez) che le trova sia la casa dove attualmente vive che un lavoro nel locale di Sebas (Paco Tous).
Carmen e Sebas, tifano per Valentina e le augurano un futuro luminoso.
E' un film di speranza in un tempo in cui si sente parlare troppo spesso di femminicidi. In questo racconto, la fiducia è essenziale e di vitale importanza. Dall'altra parte della parete, c'è l'amore.

Il film lo potete trovare su Netflix.
Consigliato.

Little Siberia


Little Siberia è un film finlandese del 2025 diretto da Dome Karukoski e tratto dall'omonimo romanzo di Antti Tuomainen.

È comparso tra i titoli aggiunti di recente su Netflix e ispirata dal trailer, ho scelto di vederlo e ho fatto un’ottima scelta perché mi ha tenuto con il fiato sospeso fino alla scena finale.
Il paesino dove è ambientata la storia, il villaggio finlandese di Hurmevaara, è un luogo apparentemente tranquillo, immerso nella neve e dove Joel, un parroco felicemente sposato con Krista, è la figura intorno alla quale si sviluppa tutta la vicenda narrata. La fede verso il Signore e soprattutto verso se stesso e la fedeltà della moglie, vacilla nel momento in cui un meteorite colpisce Hurmevaara e la sua scia luminosa e devastante, rinnova o scuote le coscienze, sia quella del parroco che degli altri abitanti. Un frammento del meteorite si trova nel museo di cui il custode è Joel, un riferimento per la comunità e per certi versi un nemico. L’uomo è un ex militare che ha appreso di essere sterile anche se la moglie gli annuncia di essere incinta. Inizia a vacillare  quella colonna di certezze che Joel ha costruito nel tempo e di pari passo la sua fede incrollabile nel Dio a cui si rivolge e al suo vincolo coniugale. Eppure Krista dimostra il suo amore verso il marito in ogni circostanza. Ma Joel inizia a dubitare di chiunque, a scontrarsi con il mondo esterno che a un certo punto gli è ostile. Il prossimo è ormai il nemico dal quale difendersi per sopravvivere, fino ad ammazzarlo come legittima difesa. 
Così insanguinato, pesto, con un pugnale conficcato nel petto ed esanime, sopravvive alle avversità, per riconquistare forse il suo amore e salvare il suo matrimonio, considerando quel bebè in arrivo come un segno del destino e probabilmente un evento inaspettato come quel meteorite caduto dal cielo. 
Davvero magnifica l’interpretazione di Eero Ritala nei panni di Joel. Splendida anche Malla Malmivaara in quelli di Krista.
Film consigliato! 


Fidanzata in affitto


 Ho recuperato questo film su Netflix, ho letto alcune recensioni così mi hanno incuriosito e l’ho visto.
Lei trentaduenne irresistibile, senza un soldo e soprattutto una macchina per esercitare la professione di autista Uber, lui diciannovenne ricco e chiuso nel suo guscio al punto che i genitori mettono un annuncio sul web alla ricerca di una ragazza, una venticinquenne al massimo, che lo aiuti a crescere prima di andare al College. I due si incontrano, in modo inconsueto. Maddie si mostra aggressiva, svitata e mantide, ma Percy è solo un cucciolo bisognoso di un’amica vera su cui contare. Inevitabilmente il ragazzo s’innamora della bella e pazza Maddie la quale tenta in tutti i modi possibili e immaginabili di tenere la casa ereditata dalla madre, forse è il solo modo che conosce di colmare vuoti emotivi che solo a dare loro peso, la sgretolerebbero. Questo Percy lo capisce e sa aiutare l’amica trentenne a fare le scelte più giuste forse, la prima è vendere la casa dove si trova per iniziare a vivere fuori da Montauk. 
In fondo le forme d’amore sono molteplici e quella tra Maddie e Percy (Andrew Barth Feldman) è un’amorevole amicizia. In quest’incontro scontro tra generazioni: quella dei genitori (Matthew Broderik e  Laura Benanti) di Percy, quella dei trentenni e infine quella dei ventenni, c’è un filo che unisce tutti: l’amore che non conosce alcuna differenza d’età o economica. Il finale del film è solo l’inizio del viaggio alla scoperta della vita possibile e di se stessi, meglio se con un compagno fidato come Percy per Maddie e viceversa, senza dimenticare il cagnolone conosciuto al canile. 
Bello e commovente questo film diretto da Gene Stupnitsky. Da vedere! 

Find me falling Un’isola dove innamorarsi




 Dove altro può nascondersi una rockstar americana  se non in una casa nella scogliera di un’isola meravigliosa del Mediterraneo, davanti alla quale tutti si dirigono per suicidarsi? 

È bello ritrovare Harry Connick Jr. attore e cantante su quest’isola e in una storia meravigliosa  dopo averlo lasciato tanto tempo fa al fianco di Renee Zellweger nel film “New in Town” che avrò visto almeno cento volte. Burbero in quel film e tatuato e altrettanto solitario con una figlia, anche in questo, senza averne la minima idea stavolta.

Nell’isola il fascinoso John ci ha lasciato il cuore ed è venuto a riprenderselo.

Non è la solita storia d’amore. Questa è meno romantica o languida. È una storia rock come tutti i personaggi a partire dalla nonna che incita la nipote ad avere paura per non aver ancora concluso nulla nella vita a sua madre Sia, dottoressa affermata e ragazza madre e timorosa di rivelare a Melina (Ali Fumiko Whitney) , il nome del papà. 

In questo pittoresco film diretto da Stelana Kliris, John Allman è una rockstar in crisi che si prende una pausa dal mondo della musica, per dirigersi in un posto magico e dove ha lasciato la sua Sia (Agni Scott). 

In un pub ascolta una ragazza dotata di un talento eccezionale e una voce da usignolo: Melina.

Un’altra scoperta, meno piacevole, è  che davanti alla sua casa a picco sul mare, c’è una processione di depressi, anime disperate e smarrite che credono di trovare come unica via d’uscita il suicidio. Così decide di costruire una recinzione per proteggere i disperati che si vogliono lanciare nel vuoto e cerca d’instaurare con loro un dialogo pieno di solidarietà e umanità.

Riuscirà a riconquistare la donna lasciata sull’isola e ad essere un buon padre per Melina?

Andate a scoprirlo su Netflix!



With Love, Meghan


 La discussa serie uscita su Netflix a marzo, con una Meghan innamorata della cucina, dell'amicizia, dei fiori e delle verdure, mi è piaciuta moltissimo per tanti motivi. 

Lo scenario è mozzafiato: la sua tenuta californiana con tanto di giardino ricchissimo di ogni tipo di frutta, di api, galline e verdure colorate, con vista nel paese delle meraviglie.

E la nostra Meghan/Alice invita amici famosi e cari, per condividere pranzetti deliziosi, ricordi preziosi, ricette semplici e più elaborate e filosofie di vita.

Con il miele appena fatto e conservato in semplici barattoli di vetro e candele di cera d'api preparate con cura da Meghan con l'amico Daniel Martin, i suoi spaghetti risottati che senza saperlo, cucino anch'io come lei, più o meno, inizia il racconto fatto con amore dalla Duchessa del Sussex, cresciuta a Los Angeles in una famiglia normale.

Che Meghan amasse cucinare lo avevo scoperto nel bellissimo volume "Prince Harry Spare" quindi non è una novità.

Mi ha affascinato il suo modo di fare, la sua ospitalità e la semplicità con la quale si approccia all'esistenza, desiderosa di conoscere, di apprendere e di trasmettere agli altri il suo amore per la vita e per le cose belle.

Nel terzo episodio, particolarmente interessante, cucina con lo chef Roy Choi (in foto) il quale le confessa dei segreti di cucina come quello di scaldare in padella le spezie dei barattoli, quando non si ha la possibilità di usare quelle fresche e altri piccoli e indispensabili accorgimenti per preparare un pollo fritto impeccabile.

E' delizioso anche il quinto episodio, quello in cui organizza con le amiche Abigail Spencer e Kelly Zajfen un pranzo tutto al femminile con consigli sulle composizioni floreali che per Meghan è un vero spasso confezionare, dopo aver scelto dal fioraio di fiducia, i fiori adatti.

Gli episodi sono otto in tutto. Il settimo è quello in cui la padrona di casa prepara un cesto dal suo orto per la cara amica Vicky Tsai, con cui prepara un piatto difficilissimo: i ravioli di Vicky. Sono molto intense in questo episodio le riflessioni sull'esistenza e la parte relativa ai trattamenti di bellezza in casa.

L'ultimo episodio è quello in cui Meghan e la chef Alice Waters preparano un brunch californiano con alimenti freschi da gustare all'aperto con le amiche, la madre e il marito Harry.

Suggerisco di vedere la serie. E' rilassante e personalmente mi sono innamorata di Meghan e delle sue crudités.



Il caso Moro


 Tratto dal libro "I giorni dell'ira. Il caso Moro senza censure" (1982) di Robert Katz, "Il caso Moro" è un film del 1986 diretto da Giuseppe Ferrara e fu il primo ad affrontare l'intera vicenda del rapimento di Aldo Moro il 16 marzo del 1978, con il volto, la voce e la splendida interpretazione di Gian Maria Volonté.

La narrazione è lineare e Moro, uomo che resta educato, pacato nell'esternazione delle sue emozioni e dell'immenso dolore misto a delusione per la passività e la noncuranza dimostrata da coloro che fino a quel momento aveva ritenuto amici fedeli e affini negli ideali di lealtà e stima reciproca, è ricostruito sulla base delle meravigliose lettere d'aiuto destinate ai colleghi politici, al Papa, all'amata moglie e ai figli e al nipote che non rivedrà mai più.

Il film ripercorre i 55 giorni di prigionia, dalla strage di Via Fani fino al rinvenimento del corpo del presidente della Democrazia Cristiana. 

Il regista sceglie di mostrare i brigatisti a viso scoperto e non con il passamontagna e l'accesso di Don Stefani interpretato da un giovanissimo Augusto Zucchi, l'amico caro di Moro che nel film entra nel covo delle Br, pare sia una scelta artistica che non trova riscontro con la realtà dei fatti.

Incanta la recitazione di Gian Maria Volonté, il cui corpo magro si rannicchia fino quasi a scomparire nelle foto che lo ritraggono e che saranno diffuse a mezzo stampa e colpisce il suo sguardo clemente e solidale rivolto ai suoi rapitori, con i quali si confronta, spera e si rassegna.

Le lettere lucide e appassionate che all'esterno vengono fraintese da alcuni, come se non le avesse scritte Aldo Moro, mostrano secondo il mio punto di vista, l'animo dell'uomo amato meno di quel che avrebbe giustamente meritato. La considerazione e il rispetto donato da Moro agli amici, la fiducia incondizionata, trapelano da quelle lettere che rappresentano la sua voce, la sua richiesta disperata d'aiuto, il cui eco risulta essere sordo o soffocato chissà.

E' una storia ancora avvolta nel mistero, nonostante le condanne e gli ergastoli.

Manca un processo ed è quello alle anime dei presunti amici che lo abbandonarono.

Il film è bello perché rispetto alle fiction attuali, non ha come fine quello dello struggimento e della vetrina per attori spesso mediocri.

Qui l'unica protagonista è la storia narrata.

Chapeau a Volonté che nel 1987 al Festival di Berlino, ricevette il premio come Miglior attore e nello stesso anno il Ciak d'oro conquistato dal film, al regista Ferrara e all'autore del libro Robert Katz.  

Il Gattopardo il film e la serie tv su Netflix


 Quando si pensa a un film amato, o meglio a un capolavoro, torna in mente quella musica celestiale e straordinaria della scena che maggiormente amiamo. Il Valzer brillante di Nino Rota, su musica di Verdi, è quel che canticchiamo ripensando al magnifico salone da ballo, ai costumi e ai guanti bianchi indossati dagli attori e ballerini per l'occorrenza, in primis, gli irresistibili Tancredi e Angelica ossia Alain Delon e Claudia Cardinale che si guardavano mangiandosi con gli occhi e si muovevano leggiadri e bellissimi, oppure il principe di Salina, Burt Lancaster nel ballo finale con Angelica. E tutto è avvolto nella malinconia e nel ricordo dei tempi andati, degli attori che resero grande il cinema degli anni '60 e di un regista come Luchino Visconti che rese Il Gattopardo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, pubblicato postumo perché rifiutato da tutte le case editrici quando lo scrittore siciliano lo propose, un'opera immortale.

L'ho rivisto su Raiplay, ammirando indimenticabili attori come Paolo Stoppa nei panni del sindaco di Donnafugata, Don Calogero Sedara, padre della selvaggia e bellissima Angelica.

Donnafugata, è la residenza estiva della numerosa famiglia di Don Fabrizio Corbera, principe di Salina, nobile che assiste alla fine di un'epoca e accoglie con consapevolezza e fiducia nei confronti delle nuove generazioni e di Tancredi, l'inizio di quella nuova che vede l'Italia unita.

Ho atteso l'uscita su Netflix il 5 marzo, della serie in sei episodi de Il Gattopardo, con Kim Rossi Stuart nei panni del principe di Salina, la figlia prediletta Concetta che è Benedetta Porcaroli, Tancredi ed Angelica invece sono interpretati da Saul Nanni, nipote del principe e Deva Cassel, figlia di Calogero Sedara che è interpretato da Francesco Colella.

La serie diretta da Tom Shankland con Laura Luchetti e Giuseppe Capotondi è girata tra l'Italia e il Regno Unito, le musiche sono di Paolo Buonvino.

Cosa mi è piaciuto e cosa no nella serie tv rispetto al film di Visconti.

La fotografia è meravigliosa, così come i costumi nella serie. Ho amato la recitazione di Kim Rossi Stuart che ha saputo essere un impeccabile principe, severo e seducente, amante della tradizione  e aperto all'innovazione. Abile nelle scene da ballo come Burt Lancaster, splendido attore e acrobata, il che lo aiutò molto nell'apparire così leggiadro nei movimenti e dal fisico asciutto e per questo da ammirare anche nelle scene nella vasca da bagno. Anche a cavallo Kim se l'è cavata molto bene e come padre, affezionatissimo ai figli, in particolar modo a Concetta, la bravissima Benedetta Porcaroli e al caro nipote rivoluzionario Tancredi.

Concetta è la figura chiave nella serie tv, è colei che unisce tradizione e innovazione, ereditando dall'amatissimo padre che teneva le redini di una famiglia ormai smarrita, qualità che le consentono di guardare al futuro, tenendo vivo il nostalgico passato, ma solo nel suo cuore.

La Concetta di Visconti è remissiva, passiva e rassegnata a ciò che il destino le riserva, perdente in partenza.

Concetta/Benedetta possiede uno spirito rivoluzionario come l'amato cugino Tancredi, quello interpretato da Alain Delon, non certo questo della serie tv, un figurino privo di carisma sia nelle scene di ballo che in quelle di lotta a sostegno dei garibaldini.

La Angelica di Visconti, selvaggia e irresistibile come ha saputo essere Claudia Cardinale a 26 anni, nella serie tv si mostra lasciva e traditrice, carina ma priva di quel fascino selvaggio a cui ci abituò la Cardinale, stregandoci e legandoci indissolubilmente a quel tipo di personaggio.

Altra figura che ho apprezzato molto nella serie, è quella interpretata da Francesco Colella nei panni di Don Calogero Sedara, ruvido e intrallazzino, greve e sfacciato, in una parola, meraviglioso.

Infine ho trovato straziante il finale, il funerale del principe di Salina che nel film scompare nel buio della notte, presagendo la sua imminente dipartita.

Invito a rivedere il film diretto da Luchino Visconti su Raiplay e la serie su Netflix per ammirare soprattutto Kim Rossi Stuart.

 


Miss Fallaci la serie


Primo episodio

La scommessa

"Quando intervisto i potenti della terra vado oppressa da mille rabbie, mille interrogativi che prima di investire loro, investono me e con la speranza di comprendere in che modo, stando al potere, essi determinano il nostro destino, non esagero quando dico che su ogni esperienza lascio brandelli di anima"

Le date scandiscono il tempo degli esordi nel mondo della comunicazione di colei che possiamo considerare una voce fuori dal coro, una donna bramosa di scrivere, d'intervistare, di conoscere e di dare un volto nuovo, attraverso le sue parole e il suo stile, al concetto stesso di giornalismo: Oriana Fallaci.

1956 L'Europeo

Il direttore della rivista, confina la giovane e determinata Oriana in una redazione quasi esclusivamente maschile, inchiodandola dietro una macchina da scrivere per curare la rubrica di Cinema e Costume. Lei vuole il permesso per andare a New York, per uscire dalla gabbia e intervistare Marilyn Monroe, disponendo di sei giorni di tempo per svolgere il suo lavoro. Vuole che la sua scrittura sia utile.

Guido Romani è l'interprete del viaggio che sul volo per New York, la scambia per la segretaria del giornalista e che il primo giorno la abbandona.

Oriana ama la mentalità visionaria degli americani, lei ama l'America e non si scoraggia, trovando in Joe un'alleata, che la accompagnerà nei suoi primi giorni newyorkesi. Si chiama Giovanna, ma tutti la chiamano Joe, è divorziata e libera, negli anni '50, è sicuramente un'eccezione.

"Joe viveva nella girandola delle prime a teatro, dei cocktail, dei flirt destinati a morire nello spazio di ventiquattrore, io cercavo di sfruttare al meglio il mio tempo, dovevo trovare la venere bionda, smaltito il miraggio cambiammo locale, un uomo che quella sera al Village, c'era il concerto a sorpresa di Ella Fitzgerald".

La voce di Oriana scandisce il racconto dei giorni e delle notti americane, brevi ma intense.

La Fallaci cammina per le strade innevate della città con la gonna e i tacchi, costantemente concentrata sul suo unico obiettivo: intervistare Marilyn.

Ma a Firenze, ha fatto la Guerra e ne parla con Hoffman che incontra grazie all'aiuto di Joe per riuscire a fare la sua intervista nel tempo che le rimane.

Ed è parlando della Guerra che pronuncia una frase di grande impatto come questa: "La guerra non è solo dove cadono le bombe. Ognuno sta combattendo la sua battaglia, anche se gli altri non lo vedono".

Oriana o Miss Fallaci, come la chiamano a New York, non riesce a vincere la scommessa.

Però vuole scrivere lo stesso una bella storia sulla sua avventura americana e lo fa in prima persona.

Il suo cosiddetto 'fallimento' viene pubblicato e riscuote un enorme successo.

Riceve dal suo direttore il permesso d'intervistare chi desidera, anche se ciò non la esalta ma è comunque l'inizio della sua carriera rivoluzionaria.


Secondo episodio 

Statue di cera

Oriana è a Los Angeles per intervistare le star.

Si ritrova alla festa dei Cotten, ossia alla festa più esclusiva di Hollywood, durante la quale farà amicizia con Orson Welles.

Tutto ciò che osserva, sarà d'ispirazione per scrivere storie di grande interesse.

1957 Un anno e mezzo dopo

Ha cambiato taglio di capelli Miss Fallaci. E' determinata più che mai a raccontare storie utili.

Incontra l'amica italiana a Los Angeles. Joe è anche la sua collaboratrice.

"Nella nostra società tecnologica i rapporti, cioè gli incontri sono più numerosi e più brevi ed è più difficile oggi avere rapporti duraturi; in altre parole ci si incontra più di prima e ci si perde più di prima questo nelle amicizie, nelle conoscenze e negli affetti. Joe mi era mancata come amica più che come assistente"

Tre mesi, dodici articoli, solo star. Questo è l'accordo con il giornale.

Hollywood dal buco della serratura è il titolo del pezzo che esce e dedicato alla nascita di Hollywood. 

Oriana continua ad osservare e a scrivere, ma nessuna intervista.

Oriana si posiziona all'uscita della chiesa frequentata dai Cotten, per farsi invitare alla loro festa. Anche se i giornalisti non sono mai ospiti graditi alle loro feste.

"La comunità hollywoodiana è la meno democratica che esiste in America; divisa in categorie insormontabili a seconda della notorietà, dei guadagni e del prestigio professionale, uno può essere popolare e ricchissimo ma senza essere invitato a casa dei Cotten, la stessa cosa vale per i giornalisti..."

 L'incontro con Orson Welles alla festa dei Cotten è davvero inaspettato e sconvolgente.

Oriana e Orson sono destinati a diventare grandi amici, di confidenze e anche di bevute ed è proprio lui quello che la Fallaci desidera intervistare.

Ha promesso ai Cotten che non scriverà nessun articolo sulla festa a cui si è infiltrata senza ricevere alcun invito.

Chiede scusa nell'incipit del suo articolo ai Cotten, ma non può fare a meno di scrivere ciò che ha visto e l'atmosfera che ha respirato.

Oriana Fallaci ha trovato la sua voce, il suo stile, è quello che dovrebbe fare ogni giornalista, secondo il direttore de L'Europeo.


Terzo episodio

Neve a Hollywood

Per riuscire a intervistare le star di Hollywood, Oriana accetta la proposta di Albert Gordon, uomo affascinante e determinato, che le propone di scrivere per lui. Potrà assistere alla nascita delle stelle da lui promosse e sostenute. Dirà come è nel suo stile, tutto ciò che vede, qualunque sarà il costo da pagare per questo.

Accedere agli Studios è elettrizzante per chiunque tranne che per Miss Fallaci, concentrata sul suo unico obiettivo: realizzare interviste incredibili.

Oltretutto Miss Fallacci è bella e attraente, non "un vecchio trombone inacidito dall'amarezza e dall'alcol come tutte le sue colleghe" secondo il parere di Gordon.

Nell'incontro decisivo con il signor Gordon, Oriana, conosce la richiesta di Albert che è la seguente: "Sono due le cose impossibili da trovare a Hollywood Miss Fallaci, la neve e la verità, per la neve abbiamo gli effetti speciali, per la verità aspettavamo lei".

Oriana scopre l'aspirapolvere dal gentile Klay, uomo di colore che si occupa delle pulizie della sua dimora. In Italia è ancora sconosciuto l'aspirapolvere. Riceve un mazzo di fiori da Albert, il quale spera di rivederla presto per iniziare a lavorare insieme. Lui sta facendo nascere una nuova stella e Oriana, descriverà il percorso della ragazza sconosciuta che di lì a un anno, diventerà famosa in tutto il mondo.

"Nella vita esiste solo una verginità. quella chiamata infanzia, non sono certa di ringraziare il cane Buck per avermi insegnato certe verità così presto, Buck mi insegnò per esempio che il fascismo non è la normalità e guidò la mia adolescenza, la verde stagione che mi avrebbe portato ad essere ciò che spero: una donna disobbediente, insofferente di ogni imposizione".

Oriana intervista Yul Brinner e attende d'intervistare Frank Sinatra che incrocia durante le sue prove e dal quale riceve la promessa di un'intervista.

Al suo fianco c'è l'amica Joe che l'aiuta nella comprensione della lingua inglese e l'accompagna a tutti gli appuntamenti.

Gordon è un uomo irresistibile e attratto da Oriana. Ma, come si suol dire, non c'è trippa per gatti.

Intanto dall'America giunge alla famiglia Fallaci un pacco con un messaggio: "Mamma butta la scopa, Oriana". Il pacco contiene l'aspirapolvere, un regalo inaspettato e utile per le pulizie domestiche.

Orson Welles è l'amico che Oriana incontra e con il quale si confronta.  

Nel bel mezzo della serata di presentazione di Daisy, irrompe con il suo show inaspettato, la bellissima Jayne Mansfield, prorompente e biondo platino come Marilyn la sua rivale, che Oriana decide d'intervistare, incuriosita dal personaggio e non essendo riuscita a intervistare la vera Marilyn.

La giovane giornalista italiana, ormai nota nell'ambiente hollywoodiano, è accolta nella bellissima casa di Jayne, per conoscere la sua storia.

Si congeda dall'inseparabile Joe, da quando ha imparato l'inglese e non ha più bisogno del suo aiuto.

Si prepara per fare l'intervista con Frank Sinatra. Ma non lo trova, al suo posto c'è Gordon, che dopo averle offerto dello champagne, ha uno scontro con lei, accusandola di aver tradito la sua fiducia. 

Dopo quell'incontro spiacevole, decide di tornare in Italia


Quarto episodio

Il grande amante

"Sentii prima una gran meraviglia poi un'immensa paura".

Quando arriva l'amore, travolge tutti, persino Oriana.

Ed è Alfredo Pieroni, un affermato inviato da Londra, il primo grande e tormentato amore di Oriana Fallaci. "Lettera a un bambino mai nato", fu il bambino e il figlio mai nato di Alfredo Pieroni.

Sarà lui a sconvolgerla quando sta per andarsene ma prima, deve intervistare Sinatra.

Una notte di pioggia, è una scusa o una possibilità per capire cosa si prova ad amare un uomo, per la prima volta.

Gli articoli su Hollywood in un libro, è ciò che una nota casa editrice propone alla redazione per la quale lavora Oriana.

Il mondo patinato di Hollywood la attende, anzi, il suo appuntamento con Frank Sinatra.

"Semmai ci fu un attore capace di farsi adorare pur meritandolo poco, questi fu Sinatra, rinunciò a tutti i suoi impegni per cantare gratuitamente al Mocambo, così tutti seppero quanto fosse generoso e milioni di ingenui gli si buttarono ai piedi".

L'appuntamento per l'intervista è finalmente giunto.

"L'uomo più popolare in America dopo il presidente Eisenhower è Frank Sinatra. Da cosa nasca il successo di quest'uomo capriccioso nemmeno gli psicanalisti riescono a dirlo eppure il suo successo con le donne è quasi leggendario. probabilmente sono proprio la sua insolenza insieme alla sua dolcezza a renderlo così popolare; Sinatra non è un uomo, è cento uomini con tutti i pregi e tutti i difetti di cento uomini insieme un po' come Hollywood".

Oriana sta per lasciare l'America e saluta l'amica italoamericana con cui ha discusso. Ma l'amicizia vera resiste a tutto.

Ed è proprio Joe a svelarle che Marilyn è incinta. 

Ma Oriana sta per partire. 

Però sta per intervistare Marilyn, che è da poco sposata con Miller.

Arriva con un fotografo e al posto di Marilyn, sarà Arthur Miller in persona ad accoglierla in casa.

La cosa oltre a non stupire Oriana, sarà un pretesto per rivolgere al noto scrittore, drammaturgo, giornalista, sceneggiatore e regista, un'intervista esclusiva prima di tornare in Italia.

Torna radiosa alla redazione de L'Europeo, firmando le copie per il contratto con la casa editrice per la quale scriverà un libro su Hollywood e chiederà al direttore di andare a Londra con il pretesto d'intervistare Ingrid Bergman e per poter rivedere il suo amore.

Quinto episodio

L'orchidea

Dal fioraio, Oriana, dotata di originalità e creatività, sceglie un vaso di orchidea per l'amato Alfredo Pieroni e non un fiore per l'occhiello perché secondo il suo punto di vista, mentre i fiori sono morti, quella pianta d'orchidea è viva.

Con la piantina in mano si reca davanti alla porta londinese dove risiede l'amato giornalista.

Si trova a Londra, non solo per amore ma soprattutto per lavoro: l'intervista ad Ingrid Bergman.

I due si ritrovano nella casa londinese di lui, fanno l'amore e sembra un sogno per Oriana.

Ha dimenticato il registratore in albergo, le servirà per intervistare la Bergman. Intanto invita Pieroni a scrivere un libro, fornendole il suo aiuto.

Silvia, la graziosa vicina di casa di Alfredo, è la donna con cui Oriana stringe una bella e umana amicizia. Lei è sposata con figli e conosce bene il vicino di casa, forse più della Fallaci.

Alfredo non vuole figli e legami e questo segnerà profondamente la giornalista italiana e internazionale. 

E' giunto il giorno dell'atteso incontro con la Bergman. Reticente all'inizio, a causa del ritardo della Fallaci, Ingrid prova empatia per la giornalista e si lascia andare a confessioni personali, dando modo alla nostra giornalista, di scrivere una memorabile intervista.

Pieroni ha alcuni impegni a Londra, Fallaci torna in Italia dalla sua famiglia e nella redazione de L'Europeo, ma intenzionata a prendere il primo volo per Londra. In attesa delle bozze dei capitoli del suo libro, reclamati dalla Longanesi, Oriana riparte per l'Inghilterra, è innamorata profondamente del suo lavoro ma anche del collega anche se quell'amore non è reciproco.

Questa volta porta i pomodori al suo Alfredo, perché quelli londinesi non sanno di niente.

"Ci starei tutto l'anno in questo letto" sussurra all'amato. 

Dall'Italia gli scrive: "Alfredo io non lo so se tu hai mai provato queste cose, ma se le hai provate capisci perché io non riesco più a lavorare e perché ho prenotato il posto sull'aereo di venerdì sera".

E' il compleanno di Alfredo Pieroni. C'è una colazione amorevole pronta per l'amato e tanti affettuosi regali per il festeggiato che compie gli anni lo stesso giorno del papà, il 14 maggio.

Nella casa di Alfredo, scopre un foulard da donna, forse appartenuto all'amante di Pieroni.

In redazione ha una lite con l'editore per la copertina frivola scelta dalla casa editrice.

Torna a Londra decisa a consegnare le sue correzioni al libro di Pieroni e passando sopra alle sue scappatelle perché il suo amore è più forte di tutto il resto.

Eppure Alfredo non vuole legarsi, anzi, invita Oriana a tornare in albergo. La invita a non vedersi per un po'. 

Arriva il giorno della presentazione del primo libro di Oriana Fallaci "I sette peccati di Hollywood", con la prefazione di Orson Welles che per l'occasione, fa il suo discorso amichevole, Ci sono anche i genitori alla presentazione e l'editore de L'Europeo, ma manca Alfredo e Oriana non sta bene.

Scopre di essere incinta.

Torna a Londra per comunicare la notizia ad Alfredo e incontra Silvia, l'amica inglese alla quale confessa la sua situazione. 

Alfredo mostra distacco nei confronti della gravidanza annunciata da Oriana e la accompagna alla porta.

Va a fare la visita ginecologica in compagnia di Silvia e il suo stato di gravidanza è confermato.

Prende un appuntamento per un'interruzione di gravidanza.

La raggiunge l'editore dell'Europeo a Londra. Così Oriana trova nell'editore un supporto, una spalla il quale le dice che non vale la pena di soffrire per nessuna persona al mondo. Rivela così al direttore di essere incinta. 

Sceglie di non abortire e chiama Silvia per comunicarglielo. 

Si accorge delle tracce di sangue sul letto.

Sesto episodio

Il compleanno

Dopo essere stata in ospedale da sola ed aver affrontato le conseguenze di un aborto spontaneo, corre da Alfredo, credendo ciecamente nel suo profondo e incondizionato amore.

Tuttavia scopre che l'amato è legato sentimentalmente ad un'altra donna e fa una scenata, ne soffre terribilmente.

"Sono una creatura normale e desidero ciò che desiderano le donne normali ma l'amore da una parte sola non basta non si regala l'anima a chi non è disposto a regalare la sua".

Torna in redazione, è accolta cordialmente dall'editore. Vuole occuparsi di cinema, magari a Roma per intervistare Sofia Loren.

Quella con la Loren è un'intervista appassionata e coinvolgente. Si parla di matrimonio, quello con il suo produttore Ponti, sposato con Sofia e in attesa dell'annullamenti del matrimonio con la prima moglie. Si parla di figli e del successo che è importante certo ma non se non si ha nessuno con cui condividerlo.

Oriana sente la mancanza di Alfredo e gli scrive, comunicandogli che è a Roma.

Si incontrano, si amano nella maniera che ognuno sente di fare.

Oriana fissa un colloquio con l'editore per il suo Alfredo che mostra ammirazione smisurata verso la Fallaci.

Incontra l'ex di Alfredo, la quale le rivela delle confidenze che la sconvolgono.

Lei spera che il suo Alfredo cambi per amore suo. Ma non è mai così, neanche stavolta.

E così si dispera, ma sente che lui non vuole legarsi.

Gli racconta che a causa dell'aborto spontaneo, è dovuta andare all'ospedale da sola.

Le racconta una verità che Alfredo non conosce, ma non basta.

"Incredibile quanto la gente sia sorda al dolore non fisico, se hai male allo stomaco o ad un piede, tutti cercano di rendersi utili e ti portano rispetto, ma se hai male all'anima nessuno ti aiuta, cammini cammini e non sai a chi domandare soccorso, non ti resta altro che rivolgerti a Dio, però ti sembra rivolgerti a Dio per un uomo che scappa".

 E' sola in una stanza d'albergo e dopo svariati tentativi, riesce a parlare al telefono con Alfredo per invitarlo a festeggiare il suo compleanno, ma lui non ha il coraggio di prendersi una responsabilità così grande e non si presenta.

Questo avrà delle terribili conseguenze per la povera Oriana.

Settimo episodio

Una ragazza non piange

Dopo aver chiesto aiuto al suo amato, Oriana in preda alla disperazione, s'imbottisce di farmaci che mischiati con alcolici, la mettono in pericolo di vita.

Si ritrova con un camice bianco al manicomio e riaffiorano i ricordi di quando era piccina, c'era la Guerra e l'inevitabile confronto con i tedeschi che con lei, erano gentili.

Poi l'indimenticabile incontro con Richard, uno dei due americani che i genitori ospitano in casa loro e che nel romanzo "Penelope va alla guerra", Oriana incontra ormai adulta in America, il Paese sognato dove il ragazzo le aveva promesso, l'avrebbe portata. Ma lei in America, andrà da sola, per lavorare e per fare indimenticabili esperienze. C'è una donna accanto a lei nel manicomio, che ha pianto tutta la notte. Ma lei non piange, come da piccola, le insegnò suo padre.

I genitori la vengono a prendere al manicomio e la portano a casa con loro. Nessuno sa della lunga permanenza della giornalista in quel luogo.

C'è una macchina da scrivere, quella che le appartiene, che il padre è andato a prendere a Milano, con la speranza che alla figlia smarrita, torni la voglia di fare ciò per cui lei viveva: scrivere.

Per la prima volta, Oriana è senza smalto sulle unghie che poggia sui tasti della macchina da scrivere senza riuscire a scrivere nulla.

Ottavo episodio

Oriana

E' in casa dei genitori, gli unici che sanno prendersi cura di lei e seduta davanti la scrivania, torna a scrivere, azione che rincuora il padre e la madre.

E' decisa a tornare a Milano per lavorare e per tornare a scrivere, cosa di cui ha veramente bisogno.

Una volta a Milano, irrompe nella redazione de L'Europeo, ma nell'ufficio del vecchio direttore Battistini, c'è Carlo e tra i due non corre buon sangue.

Carlo chiede un certificato medico per giustificare tre mesi di assenza. Oriana viene messa in prova per due mesi. Deve ricominciare tutto da capo.

Abbandona la redazione e cerca spiegazioni da Battistini, il direttore che la sostenne e che ora lavora all'Espresso. Le chiede di lavorare con lui all'Espresso ma c'è già una giornalista donna anche molto nota e lui non può fare nulla. 

Oriana deve ricominciare da zero. E così sia. Torna nella redazione de L'Europeo e viene mandata per scrivere un pezzo sugli albergatori.

Assiste ai preparativi per una sfilata di Yves Saint-Laurent che presto sarà a Milano. Parla con Raymonde Zehnacker che forse è molti più di una semplice collaboratrice.

In redazione c'è un clima strano, si dice che Oriana non sia più la stessa. Entra nell'ufficio del nuovo direttore proponendogli un'intervista su Saint-Laurent, glielo accorda ma cerca informazioni sulla Fallaci e riesce a conoscere il motivo della sua prolungata assenza.

Mentre è a casa a preparare la sua intervista all'illustre stilista francese, riceve la visita inaspettata di Pieroni, che la invita a tornare insieme.

"E' un onore conoscerla Monsieur" rivolgendosi allo stilista francese.

 Oriana non riesce a scrivere e chiama a casa dei suoi senza parlare al telefono, così sua madre intuisce che c'è qualcosa che non va e si precipita nella casa della figlia.

Riesce ad intervistare Raymonde Zehnacker scrivendo un ottimo pezzo ma non basta. In redazione tira una brutta aria. Il nuovo direttore sa che è stata in una clinica psichiatrica e la manda via dalla redazione.

Intervista anche Coco Chanel, spacciandosi per giornalista de L'Europeo, anche se è stata licenziata.

Viene chiamata dal direttore de l'Europeo, dopo aver ricevuto il suo ammonimento e gli svela la verità.

"Sono stata in ospedale perché ho cercato di ammazzarmi - dice Oriana al direttore - non so nemmeno se l'ho fatto apposta, avevo perso tutto : l'uomo che amavo, il bambino che volevo, la voglia di scrivere, pare che mischiare alcol e tranquillanti non sia una buona idea ma io non faccio mai le cose a metà, è per questo che quelli come te non mi sopportano, volevi la verità e avevi ragione, perché la verità è l'unica cosa per cui valga la pena vivere, anche quando è scomoda e ti costringe a pensare che non sarai mai amato, che non avrai mai una famiglia, ma io la verità la dirò sempre anche se questo vorrà dire restare sola tutta la vita e l'ho capito solo ora...".

Il direttore de l'Europeo, conferma che lavorerà ancora per il giornale e parte per diventare Oriana Fallaci, ossia la giornalista, la donna che ho conosciuto troppo tardi e grazie a questa serie sconvolgente, o almeno ha sconvolto me per la sua autenticità, per le verità scomode nascoste dietro un nome così famoso.

Ecco, grazie al cinema ho conosciuto e amato Oriana Fallaci nella struggente interpretazione di Miriam Leone che col suo sguardo profondo, l'intensità e l’innata leggiadria, ha mostrato la bellezza e l'animo di una donna coraggiosa e indimenticabile come fu lei, sempre pronta a ricominciare ed a vivere nuove ed entusiasmanti avventure per il mondo, ma da protagonista, costruendo il suo destino e ripartendo dalle macerie di una vita difficile.

Ho amato moltissimo anche Francesco Colella nella parte di Attilio Battistini, il primo direttore de L'Europeo. Colella è impeccabile in ogni ruolo, in ogni film.

Molto bravo anche Maurizio Lastrico nei panni di Alfredo Pieroni.

Suggerisco di seguire su Raiplay la miniserie diretta da Luca Ribuoli. Sarà come sfogliare le pagine della bellissima vita di Oriana Fallaci e vivere le sue prime esperienze nel mondo del giornalismo e degli uomini.

Lune de miel avec ma mère Luna di miele con mia madre


 In questa deliziosa commedia francese distribuita da Netflix, il regista Nicolas Cuche, approfondisce il tema del mancato matrimonio con tutti i pro e i contro. Come unica soluzione, Lucas il promesso sposo, parte in luna di miele con Lily, la bella e comprensiva mamma.

Lily, la splendida Michèle Laroque, è una mamma disponibile e dedita all'educazione di suo figlio che, in procinto di sposarsi e sul più bello, viene lasciato sull'altare dalla futura sposa Elodie (Margot Bancilhon) che scappa letteralmente per tornare dal suo ex che la attende sotto la scalinata della chiesa e la porta via da Lucas e dal suo sogno d'amore.

Il viaggio consueto dopo le nozze alle Mauritius, non è rimborsabile e visto che lo ha pagato Lucas, gli conviene partire lo stesso. E' un trentenne che ricorda molto il ragazzo italiano con la lieve differenza che è andato a vivere da solo a 26 anni mentre qui a volte si sta a casa con mammà fino ai 35/40.

La recensione

Essere lasciati sull’altare nel momento del fatidico sì, equivale a un lutto. 
E se per Carrie Bradshaw di "Sex and the City", partire in luna di miele con le inseparabili amiche, diventa un modo per allontanarsi momentaneamente dall’idea del fallimento sentimentale, per Lucas partire con sua madre, sarà un viaggio alla scoperta di se stesso e di Lily, mamma e donna di cui sapeva poco o niente, avendola vissuta egoisticamente come figlio bisognoso e incapace di cogliere  i bisogni degli altri, genitori compresi. 
Il padre Michel di cui veste i panni l'adorato Kad Merad, è un uomo tranquillo e taciturno per cui il ménage familiare, è un porto sicuro. Accetta di buon grado che sua moglie parta mentre si dedica a sistemare la cucina di suo figlio, che ha bisogno di diversi ritocchi. Anche il suo matrimonio avrebbe bisogno di qualche ritocco e sarà proprio quest’imprevista luna di miele e la lontananza da sua moglie, a ispirare lavori di ristrutturazione coniugale.

Ho adorato Julien Frison nei panni di Lucas per la sua capacità di trasformarsi da monotono fidanzato che qualsiasi ragazza, non solo Elodie lascerebbe sull’altare, a un irresistibile e attraente trentenne alla ricerca di avventure e poi chissà del grande amore. Irresistibile anche Rossy de Palma nei panni di Gloria.

Il film apparentemente leggero e pieno di riflessioni, è una vacanza per tutti. Ognuno di noi potrà sentirsi Lucas, oppure Lily o Michel. 

Consigliato!


Kinda Pregnant





 Kinda Pregnant è una commedia americana del 2025 diretta da Tyler Spindel e scritta da Julie Paiva e Amy Schumer. Ha come protagonista Schumer al fianco di Jillian Bell, Brianne Howey e Will Forte. Il film è uscito su Netflix il 5 febbraio 2025. 

Ho scelto di vedere su Netflix una commedia così deliziosa, un po’  per curiosità e anche perché ancora sconvolta dal fatto di cronaca abbastanza recente sulla cinquantenne che ha inscenato una finta gravidanza per nove lunghi mesi, con tanto di pancione finto, mentendo spudoratamente a tutti, persino a suo marito. 

In questo caso la protagonista Lainy è un’insegnante di circa quarant’anni, che ha appena concluso un fidanzatamento durato quattro anni con Dave e si ritrova sola e disperata, mentre Kate, la sua migliore amica di una vita, è sposata e in attesa del suo primo bambino.

Una bugia tira l’altra irrimediabilmente e tutto precipita, tutto tranne la sconfinata simpatia e umanità di Lainy, in grado di rimettere ogni rapporto al proprio posto, anche quello con Josh (Will Forte) che potrebbe rivelarsi come l’amore che aspetta da una vita.

È una commedia sul delicato tema della maternità, sull’invidia e sul fatto che la donna oltre che con tutto il resto, deve fare i conti anche con l’orologio biologico, che può scadere nell’attesa dell’uomo giusto con cui mettere su famiglia. 

La commedia, prodotta da Adam Sandler, va vista perché induce a molteplici riflessioni su di un tema forte e controverso come l’essere madre, con l’etichetta sociale che ciò necessariamente comporta, accanto a quella di non esserlo affatto e non sempre e solo per scelta.

Amy Schumer è semplicemente perfetta! 


Consigliato!




PennadorodiTania CroceDesign byIole